Epilogo

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Tre Anni Dopo

«Luca, non ti azzardare a lanciare quella pallina!»
«N-no! Luca, dalla a me, su! Non lanciarla! Non-»

Un rumore di vetri sfracellati a terra fa da sfondo a questa disastrosa giornata autunnale.
Verranno a cena i nostri amici, stasera, sono in cucina da tutto il pomeriggio e Giordano ha l'unico compito di badare al bambino. Compito che non sta gestendo nel migliore dei modi, a quanto pare.

Vado in salotto e la scena che mi si presenta davanti ha del comico.

Giò sta tenendo Luca sollevato da terra tramite le bretelline della sua salopette;
Luca per tutta risposta sembra essere un astronauta nello spazio: fa ondeggiare braccia e gambe come se stesse cercando di muoversi in assenza di gravità.

«Giò! Ma ti pare il modo di tenere un bambino?»

Mi arriva un'occhiataccia dal moro che sta tentando di raccogliere i cocci da terra, tenendo su quel povero bambolotto come fosse una busta della spesa.

Lo fa sedere sul divano e poi si volta a guardarmi.
«Questa casa è una trappola per bambini, e la colpa è solo tua!» dice adirato.

«Colpa mia un cazzo!»

«Caz...zo»

Ci giriamo di scatto verso Luca, che a quanto pare ha deciso di ampliare il suo vocabolario. Aveva iniziato così bene con mamma e papà, non posso credere che per colpa mia stia già iniziando ad imprecare! Ha poco più di un anno e mezzo, per Dio!

«N-No amore, mi sono sbagliata! Quella parola non si dice, d'accordo?»

«Mam... ma»

«Sì! Bravo! Mamma è una bellissima parola, puoi dirla quante volte vuoi.»

«Pa...pà.»

«Bravissimo! Anche papà è una bellissima parola, anche quella puoi dirla tutte le volte che vuoi.»

«Caz...zo.»

Porca puttana.
Giò mi guarda malissimo, si è messo nella classica posizione da: "E adesso come ne usciamo, bella?" Ovvero mani piantate sui fianchi, gambe larghe e sopracciglia sollevate.

«Non guardarmi in quel modo! È solo un bambino, nessuno penserà che stia dicendo davvero "cazzo".»

«Caz...zo.»

«Allora lo fai apposta!» Giordano si è vagamente arrabbiato.

Impreco a bassa voce e faccio lo slalom tra i vetri sparsi a terra per raggiungere il divano.

«Amore bello, adesso io e te andiamo in cucina e ti do un pezzo grande grande di cioccolato, d'accordo? Ma tu, in cambio, non dovrai mai più dire quella parolina. Ci siamo capiti?»

«Colato!»

«Sì amore, cioccolato! Andiamo a cercare il cioccolato!»
Prendo Luca in braccio e guardo Giordano. «Passa anche l'aspirapolvere, non si sa mai.»

Lo sento scimmiottarmi mentre mi avvio verso la cucina.
«E non farmi le vocine!» lo ammonisco.

Cerco nella dispensa un cioccolatino da poter dare al mio tesorino, che ho momentaneamente messo a sedere sulla sedia in cucina, quando un tonfo sordo mi fa voltare di scatto.

Luca non è più sulla sedia.

Seguono urla disperate e pianti isterici.

Mi precipito a tirarlo su e controllo che non si sia fatto niente -niente di visibile, almeno- quando sento la voce di Giordano alle mie spalle.

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora