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Gianlu si stiracchia sulla sedia dopo aver fatto uno sbadiglio da abbiocco post pranzo che per poco non gli si vedevano pure le budella!

«Ragazzi, andiamo a fare un pisolino?»

Ci giriamo tutti verso di lui guardandolo storto.

«Beh? Non avete sonno? Abbiamo appena pranzato» e fa spallucce.

«Certo che abbiamo sonno, ma siamo in vacanza! A Tenerife! Non possiamo sprecare tempo a dormire.» Annuiamo tutti all'affermazione di Lore tornando a guardare Gianluca.

«Ma che vi siete coalizzati? Comunque, voi andate dove volete, io vado a fare una pennichella.»

«Gianlu, noi torniamo al villaggio, andiamo a metterci il costume, e poi si va in spiaggia. E tu verrai con noi.»
Gli sorrido affettuosamente poggiando una mano sul suo braccio.

«Ma io voglio dormire un po'. E poi non si può neanche fare il bagno fino alle...» dà un'occhiata all'orologio e fa un conto rapido «...quattro!»

«Dico ma sei scemo? Ti pare che bisogna aspettare tre ore per buttarsi in acqua?»

«Certo! Mia mamma ha sempre detto così!»

Il tavolo esplode in una risata mentre lui lancia un'occhiataccia ad ognuno di noi.
Ste gli dà una pacca sulla spalla mentre si asciuga le lacrime agli occhi.
«Sì, e la mia diceva che le seghe fanno diventare sordi. Eppure eccomi qua, ci sento benissimo.»

Gianlu lo guarda arcuando un sopracciglio.
«Sordi? Ma non si diventava ciechi?»

Stefano si fa improvvisamente serio.
«Cazzo, ma veramente? Lo sai che mi mancano due gradi per occhio?» e inizia a sfregarseli.

«Guarda che non ti tornano indietro così.» lo prende in giro Cristina.

«Oh zitta un po' tu! Voi donne non avete di questi problemi! Che vi succede se praticate l'autoerotismo?»

«Ma cosa vuoi che succeda? Nulla! Esattamente come a voi uomini.» ribatte ridendo.

Il cameriere si avvicina con i nostri caffè su un vassoio e inizia a distribuire le tazzine.
Vedo Stefano osservarlo e mordersi un labbro. Apre la bocca e la richiude. Stringe di nuovo il labbro inferiore tra i denti, come se si volesse trattenere dal dire qualcosa di sconveniente. Poi esplode.
«Scusi, anche qui a Tenerife le vostre mamme vi minacciano di diventare sordi praticando la masturbazione?»

Scoppiamo tutti a ridere, Ste compreso, forte del fatto che questo povero ragazzo non avrà capito mezza parola di quello che gli ha chiesto.
«No, signore. Qui possiamo farci le seghe quando vogliamo.» Sorride e si avvia verso la sala col suo vassoio argentato in mano.

Ho i crampi allo stomaco dal ridere, e vedo il resto della tavolata asciugarsi le lacrime cercando di ritrovare un contegno.

Usciamo dal ristorante ancora sconvolti per la figuraccia e ci avviamo al villaggio, ridendo tra noi e prendendo in giro Stefano.
Domani lui e gli altri partiranno all'alba, e credo proprio che mi mancheranno. In fin dei conti mi sono divertita tanto anche grazie a loro. 

Guardo mio cugino a una decina di metri davanti a me e lo vedo scherzare con Joele e Sonia. Mi sento un po' in colpa nei suoi confronti, non è da me nascondergli qualcosa. Questa situazione con Giò è esplosa così all'improvviso che non ho avuto modo di parlarne con Lore. 

Gli racconterò tutto con calma una volta tornati a casa, magari dopo avergli preparato la sua torta preferita per farmi perdonare di non avergli detto tutto subito.
Arriviamo al villaggio e come al solito ci dividiamo, dandoci appuntamento direttamente in spiaggia alle solite brandine. Mi avvio verso gli alloggi con i tre moschettieri e prendo sotto braccio mio cugino.

Come Pioggia D'EstateWhere stories live. Discover now