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Torniamo alle stanze sfiniti, abbiamo accompagnato i ragazzi fino all'uscita del villaggio, e l'umore non è dei migliori. Ci siamo commossi un po' tutti. È incredibile come pochi giorni insieme ci abbiano unito. 

Tengo mio cugino per mano mentre cammina a testa bassa. È orribile veder partire la persona che ti piace; me la ricordo bene la sensazione di quando ho salutato Giò sette anni fa. 

Spero davvero che loro riescano a tenersi in contatto, a vedersi, a viversi. Spero tanto che siano più coraggiosi di me. Ci salutiamo davanti alle stanze e ci diamo appuntamento 'per quando ci svegliamo'. Entro in stanza e faccio una doccia veloce prima di mettermi a dormire. Quando esco dal bagno trovo Giò sul mio letto che giocherella con qualcosa nelle mani. 

«Come sei entrato?»
«Lasci sempre la porta finestra aperta.»
«Meglio per me.» sorrido e mi siedo di fianco a lui. Prende il mio polso e allaccia un braccialettino di corda rossa.

«E questo?» lo rigiro nelle mani e lo guardo mentre alza il suo di polso, mostrando un bracciale identico proprio sopra il mio elastico, ormai scolorito dal tempo. 

«È il famoso filo rosso» risponde, come se fosse la cosa più scontata del mondo.

«Lo vedo che è un filo rosso. Anche se non so perché dovrebbe essere famoso...»

«Non conosci la leggenda del filo rosso?» Giò mi guarda sbigottito.

«Non mi sembra... cosa narra questa leggenda?»

Sorride e mi solleva senza sforzo facendomi sedere in braccio a lui. Appoggio la testa alla sua spalla e strofino un po' il naso al suo collo, beandomi del suo profumo e ascoltandolo mentre inizia a raccontare. 

«È una leggenda molto diffusa in Giappone, anche se credo abbia origini cinesi. In poche parole, secondo questa leggenda, ogni persona quando nasce ha un filo rosso invisibile che la lega ad un'altra. E non importa cosa succederà a queste persone, qualsiasi evento saranno costretti ad affrontare e sopportare, queste due anime sono destinate ad incontrarsi e a stare insieme. L'ho sempre trovata bellissima.»

Sorrido sulla sua pelle e mi alzo un po' per poterlo guardare negli occhi. Il suo verde si fonde col mio nocciola, ed io mi sento paralizzata da quello che il suo sguardo è in grado di trasmettermi. C'è amore, c'è paura, c'è speranza. C'è tutto quello che provo, io in quegli occhi. 

«Quindi stai dicendo che pensi che sia io la persona che è legata a te da questo filo rosso?»

«Oh no, non lo penso. Io ne sono sicuro! Siamo noi. Siamo perfetti. Qualsiasi cosa accada, noi riusciremo a ritrovarci. In alcune varianti della leggenda, si dice che basti tirare il filo rosso per far sapere all'altra persona che la si sta pensando. Quante volte al giorno pensi che tirerai il tuo bracciale?»

Faccio finta di fare qualche calcolo a mente e poi butto lì un «Due, forse tre... dipende da quanto saranno lunghi i turni che farai in ospedale.» inizio a ridere, ma lui rimane serio.

«Mi prometti che non lo toglierai?» chiede con l'espressione preoccupata.

«Perché dovrei toglierlo?»

«Metti che un giorno litighiamo, o che ti dica qualcosa che ti farà male... prometti di non toglierlo.»

Non capisco perché ogni tanto se ne esca con queste ipotesi che fanno pensare sempre al peggio. Lo so che la nostra storia è stata un po' travagliata, ci siamo rincorsi per così tanto tempo che è un miracolo se non siamo morti per un attacco cardiaco. Ma stiamo per tornare a casa insieme, partiamo da qui insieme! Non credevo fosse così pessimista. Giocherello col bracciale facendolo ruotare intorno al mio polso.

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora