Capitolo 3. Addestramento

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-Mi dispiace per questo... Non sono così solitamente, in realtà sei il primo a cui permetto di vedermi così.- mi sussurra minuti dopo quando continuo a stringerla al mio petto, quasi come avessi il timore di vederla ripiombare in quel vuoto , e temo anche che il calore che ha invaso il mio cuore possa sparire se solo la lascio andare.

Ma che diavolo mi prende?!

-Ti ringrazio per avermelo mostrato, so quanto è difficile gettare le maschere.- le dico continuando a lisciarle i capelli.

-Non lo avevo mai fatto.- sussurra dopo attimi infiniti, quanto dolore si porta realmente dentro questa ragazza?
Quanto tempo le ci vorrà per poter dimenticare? Sempre che sia possibile dimenticare una cosa del genere, credo che rimarrà segnata nel profondo della sua anima per tutta la vita e questo mi procura una fitta allo stomaco in un modo che neanche io comprendo.
È la prima volta che mi succede di provare una cosa del genere, specialmente per una ragazza che a malapena conosco da un giorno... Ad essere sincero almeno con me stesso non riesco ancora a capire l'impulso che mi ha spinto a prenderla sotto alla mia ala, forse è stato l'ardore che ho visto nei suoi occhi, la sua voglia di iniziare a vivere, di prendersi la sua rivincita sulla vita... Non so dirlo con esattezza, l'unica cosa che so è che non ho la minima intenzione di rimangiarmi la promessa anzi se possibile voglio aiutarla il più possibile non solo a diventare un intrepida - questo è scontato, con il mio aiuto farà il culo a chiunque - ma anche a gettarsi tutto quanto alle spalle.

-Parlerai domani con Max?- mi chiede poggiando la guancia sulla mia spalla, il suo profumo di gelsomino selvatico mi entra dentro quasi sospinto da una lieve brezza primaverile.

-Si, io e te parleremo con lui prima di iniziare l'addestramento.
Visti i fatti di questa notte inizieremo un po' più tardi, e poi voglio sapere cosa si è fatto confessare da quei tre.- le dico sentendo riemergere la furia che mi ha colto quando quella ragazza mi è venuta ad informare di cosa stavano facendo alla mia iniziata.
Quando ho visto quel ragazzo tentare di strangolarla... Non so come ho fatto a non ucciderlo... Nella mia mente la vedo ancora dibattersi sotto al suo corpo con la disperazione tipica di chi lotta per la sua vita.
Averla vista così inerme e sanguinante e dolorante mi ha accecato di una rabbia così sorda e gelida che se quei tre respirano ancora è solo un miracolo.

-Dovresti cercare di dormire un po' adesso.- le dico tentando inutilmente di scacciare dalla mente quelle immagini, se continuo così finirò col distruggere la stanza, dannazione.

-D'accordo.- sussurra stancamente mentre ci separiamo, io perlomeno a malincuore, e rimaniamo a guardarci negli occhi per altri attimi infiniti.
Vedere il suo volto pesto e gonfio laddove è stata colpita con maggiore violenza mi fa male, più di quanto potessi immaginare, e se non sto attento rischio seriamente di recarmi in infermeria ad uccidere quei vigliacchi che per quanto mi riguarda non meritano neanche lontanamente di fare parte degli intrepidi, li avrei già spediti dagli esclusi nel momento esatto in cui li ho stesi, ma mi premeva maggiormente liberare lei.

-Ti porto qualcosa per il dolore.- mi obbligo a dirle mentre mi alzo e mi dirigo in bagno a prendere un antidolorifico.
Cerco di nascondere come posso la mia furia mentre mi dirigo in cucina, le riempio un bicchiere di acqua fresca e ritorno nuovamente da lei... Ma vederla così distante e dolorante rende vano ogni mio sforzo di mantenere un espressione neutra, ho una voglia matta di andare ad uccidere uno per uno i suoi aggressori, e se davvero Quattro c'entra lo lascerò per ultimo!

-Tieni, prendi questo.- le dico tornando a sedermi accanto a lei, che per tutta risposta si limita ad annuire ed ingoia il farmaco, almeno quello la aiuterà a dormire un po' so bene quanto facciano male quelle dannate escoriazioni.
Senza dire una parola appoggio sul pavimento il bicchiere e dopo la aiuto ad alzarsi facendole scivolare un braccio attorno alla vita, è così esile il suo corpo... Probabilmente non le hanno mai dato il cibo necessario per irrobustirla adeguatamente.
In silenzio la conduco in camera da letto, prenderò io il divano per questa notte, dove la aiuto a mettere uno dei miei maglioni e poi a stendersi sotto le coperte.
Faccio per andarmene - dopo averle dato la buona notte - quando lei afferra la mia mano bloccandomi sul posto, i suoi occhi sono colmi di gratitudine e dolore, e basta questo a farmi sedere accanto a lei per poi rimanere in attesa delle sue parole, le sue dita stringono ancora le mie con urgenza.

RebirthWhere stories live. Discover now