2. Sotto copertura

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"Ciao." La prima cosa che vedo quando si volta sono gli occhi. Grandi, quasi rotondi, di un nocciola caldo che vira al giallo. La seconda è uno zaino. Rosso. Il mio zaino rosso!

"Le divise!!" urlo, facendo voltare tutti quanti. Anche Loris si affaccia oltre il pass della cucina. Mi fiondo sopra quel vecchio sacco di tela come se fosse l'ultimo modello edizione limitata di Chanel, apro la zip ed eccole qui: le mie divise, tutte perfettamente piegate e profumate al sapone di Marsiglia. Non mi sono mai sembrate così belle. Faccio un sospiro di sollievo e me le stringo al petto. 

Quando alzo lo sguardo mi ritrovo di nuovo quegli occhi puntati addosso, enormi e sgranati. Una civetta appollaiata sul bancone sarebbe più discreta.

"Grazie..." dico ricomponendomi.

"L'avevi dimenticato sulla metro." Ha un accento duro, marcato e stranamente familiare. "Io ho provato a venirti dietro ma tu correvi troppo. Te l'avrei portato prima ma dovevo suonare..." mi spiega, scompigliando la sua matassa di capelli ricci.

"Sì...ero in ritardo." Lo fisso più attentamente e rivedo la scena. Io che entro dentro la metro. Tolgo lo zaino per trovare spazio tra la ressa. Lo poggio a terra, tra il palo e un tipo alto trasandato. Chitarra, capelli ricci, aria strampalata. Lo riconosco chiaramente in quel fotogramma. "Non avevo fatto caso...ma tu come hai fatto...mi hai seguito? Intendo, come sapevi che lavoravo qui?"

Lui indica il logo del Terra's cucito sul taschino della mia camicia, proprio sopra il mio nome. "Arianna, vero? Io sono Hassan" dice portandosi una mano al cuore.

"Bé, grazie Hassan."

Borbotta un prego imbarazzato mentre continua a guardarmi con un'aria incerta.

"Scusami ma io ora devo tornare a lavorare...grazie ancora però." Stiracchio un sorriso di circostanza. Che si aspetti una mancia?

"Senti..."

Avanza sgraziato, le spalle curvate dal peso della chitarra. Ora che lo guardo meglio ha anche il naso un po' buffo, troppo piccolo, troppo schiacciato. "Ti va una birra...per caso?"

La risata di Johanna si sente distintamente per tutta la sala.

"Stasera...?" domando spiazzata "É che io devo ancora lavorare."

Povera ingenua. Zia Margherita lo dice sempre. Nessuno fa niente per niente.

"Ok..." Fa due passi per uscire ma poi ci ripensa "Però se vuoi ti aspetto."

Ormai siamo diventati un'attrazione generale. Johanna e Camila mi fissano ridacchiando mentre fingono di pulire il pavimento, Loris se ne sta coi gomiti poggiati sul bancone a fare gestacci con Olaf e anche John fa finta di niente, segno che si sta facendo allegramente gli affari miei. Ora ci mancava solo questo. E mi ha trovato anche le divise, accidenti a lui, così mi deve far sentire pure in debito.

"Ecco io non so quando finirò esattamente...se sei proprio sicuro che ti va di aspettare" dico incerta. Per tutta risposta lui sgrana un sorriso a trentadue denti.

"Certo! Sono qui fuori." Si dirige con passo svelto verso l'uscita, finendo quasi per inciampare sul tappeto d'ingresso. Si volta imbarazzato, come per identificare un ostacolo invisibile. Intercetto il suo sguardo ma mi sforzo di rimanere seria. Johanna, a quanto pare, ci riesce molto meno bene di me.

"Stasera super serata compagnia!" la porta non fa in tempo a chiudersi che lei esplode in una risata. Alzo gli occhi al cielo esasperata. La sala è un disastro, io sono un disastro e quel ragazzo sembra più disastrato di noi due messe insieme. Sì, si preannuncia proprio una grande serata.

Amore a doppio filoWhere stories live. Discover now