Quarrel.

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"Parlare o morire..?" sussurrò Elio, più a se stesso, come per riflettere, che al ragazzo che gli si presentava davanti, imponente e maestoso.

La differenza d'età era sempre quella e l'altezza ugualmente ma il corvino si sentiva piccolo.

Si sentiva schiacciato dalla figura del biondo, oppresso, una preda.

Una preda come una gazzella, e lui era il leone.

C'era stato un primo momento, uno straziante momento, in cui avrebbe voluto scappare, correre via dalla sua stessa casa.

Poi però ci aveva ragionato. Ormai era finita, era davanti a lui ma era finita perché di lì a poco il giovane avrebbe cessato di essere celibe.

Perciò, in fin dei conti, che senso aveva restare zitto? Cosa lo avrebbe fermato dallo sputargli addosso tutto il dolore che per mesi lo aveva tormentato.

Nulla.

Nulla lo poteva trattenere e nulla lo trattenne.

Elio, per la prima volta dopo quel Natale, avrebbe urlato al mondo quanto detestava Oliver, o meglio, il pensiero di Oliver.

Quel pensiero atroce e soffocante che si presentava ogni notte, perpetuamente, e si rinnovava la notte seguente.

Lo visitava quando si stendeva nel suo letto, quello stesso letto dove avevano dormito abbracciati, stretti l'uno a l'altro.

Ma ora era il momento di cancellare i ricordi dell'estate precedente.

Lui si sarebbe sposato, lui era andato avanti.

"Che c'entra?" Chiese confuso questi.

Da quando era arrivato a Crema il riccio non gli aveva rivolto la parola e adesso se ne usciva così, di punto in bianco.

"Cosa c'entra?" ripeté.

"A questo punto meglio morire, Oliver" affermò deciso. Deciso e quasi schietto, violento, una freddezza che non gli si addiceva.

"Stai dicendo che se potessi cancelleresti tutta la nostra storia d'amore?" sbraitò il biondo.

"Amore.." rise il corvino, una risata amara.

Poi continuò.

"Tu lo chiami amore?"

"Eli-"

"Scappare, abbandonare, non lasciare tracce..Tu lo chiami amore?" urlò.

"Io ti amavo" disse l'altro con lo stesso tono di voce.

"Peccato che hai smesso appena non ti servivo più.." suppose.

"Non pensarlo nem-"

"Ero il tuo oggetto sessuale, ammettilo. Ti servivo solo per scaricare lo stress" continuò sbattendo una mano sul tavolo in legno. Le nocche erano bianche, mai Oliver l'aveva visto così infuriato.

"Non eri il mio oggetto sessuale Elio!" gridò.

"No, non volevi solo portarmi a letto...Dio lo sapevo, lo sapevo quella mattina che tu non eri come me"

"Elio smetti di dire ciò" gli ordinò con fare altrettanto violento.

Ormai nella villa Perlman e nei dintorni non si sentiva altro che le loro voci che si sovrastano.

"Come ci siamo ridotti così?" domando l'americano, calmandosi.

"Lo stai chiedendo seriamente? Tu me lo stai chiedendo? Te ne vai tutto tranquillo spezzandomi il cuore e poi ti fai vivo solo dopo 5 mesi per riferirmi che ti sposavi e mi chiedi cosa è successo?"

"Elio non prenderla così.."

"Non prender- Non prenderla così?! Tu hai idea di cosa io abbia passato? No perché non ti sei degnato di chiamare per sapere se stavo bene? Non ti sei mai preoccupato della mia anoressia, della mia depressione.. dei miei tentativi di suicidio.."

"Elio io non ne sapevo niente" si giustificò triste l'altro. Non si aspettava tutto ciò.

"E cosa pensavi che facessi? Oliver sei stato il mio primo e unico vero amore, in quale altro modo potevo reagire?"

lacrime chiare iniziarono a rigargli il volto.

Oliver tentò di avvicinarsi per asciugare quelle gocce cristalline ma il giovane subito si scostò.

"Non toccarmi." stabilì.

Il biondo fece però un'altro passo.

"No, ho detto di no. Non mi riavrai tuo." fece una pausa poi riprese.

"Tu avevi lei, io ero solo" spiegò, piangendo.

Poi silenzio, nessuno dei due fiatò, troppo presi dal guardare il pavimento.

Ecco che alcuni minuti dopo la voce di Oliver riecheggiò nella stanza.

"Ti ricordi cosa ti dissi al telefono..?"

"Cosa..?" singultò l'altro.

"Io mi ricordo tutto Elio.."

"No..tu non ricordi niente, tu sei andato avanti...Io non sono più nulla per te e mai lo sono stato!"

"Come osi dirlo?"

"Come oso dire la verità vuoi dire?" tornò alla carica il corvino, pelle pallida segnata dal fredde lacrime.

"Era vero, è vero. Mi ricordo della camicia blu, dei tuoi baci, della pesca, delle tue labbra, dei libri, di Marzia...mi ricordo tutto Elio"

"Ma io non ce la faccio più, non riesco a vivere nel ricordo capisci? Quindi ora vai via, esci da casa mia.."

"Mi ha invitato qui tuo padre"

"Vai da lui allora, non voglio più vederti." puntualizzò.

"Elio per favore, per favore non puoi fare così, noi siamo amici!"

"Non sono tuo amico, non posso offrirti solo la mia amicizia. Ora ciao" salutò voltandosi.

Venne però tirato da un braccio all'indietro.

E tutto in quel momento tornò a splendere, ad essere nitido.

Le labbra gonfie del biondo adesso premevano su quelle sottili e bagnate di lui.

Erano come boccate d'aria, di paradiso, i suoi baci.

Le mani muscolose e definite del maggiore strinsero i fianchi del corvino, mentre le sue si perdevano fra quei capelli biondi che tanto aveva sognato e bramato.

Poi l'aria cupa e fredda, annebbiata e ovattata tornò ad aleggiare sul giovane Perlman mentre Oliver lasciava, una volta per tutte, la villa del nord Italia che tanto lo aveva catturato.

Lo sportello dell'auto, il rombo del motore e poi di nuovo tutto monotono.

Se n'era andato, per sempre.

Ma aveva lasciato ad Elio ciò ch'era di Elio.

Infondo anche Dante aveva assaggiato il paradiso solo per pochi secondi.













p.





𝒪𝓃𝑒-𝓈𝒽𝑜𝓉:||𝐂𝐌𝐁𝐘𝐍🍑🎈Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz