1. Ho perso il filo

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La prima volta che sono stata a Londra avevo nove anni.

Zia Margherita aveva vinto un viaggio premio alla lotteria del supermercato e, dato che nessuno dei suoi cinque gatti sarebbe potuto partire con lei, fu deciso che sarei stata io ad accompagnarla. Sospetto che lei avrebbe preferito di gran lunga Nerone a me, ma io ero troppo felice per farci caso. Fino a quel giorno il posto più lontano che avevo visto era la casa dei nonni nelle Marche e quel volo in aereo per me equivaleva ad un viaggio sulla luna. Fu inevitabile. Una volta che vidi questa città non potei che innamorarmene perdutamente. Al punto da indirizzare la mia stessa vita verso un unico e solo obiettivo: ritornare qui e rimanerci per sempre. 

Non è stato così facile all'inizio, specialmente per una che viene da una famiglia come la mia. Fino a quel pomeriggio di maggio dell'anno scorso, quando Giulia è venuta da me raggiante con i risultati delle selezioni Erasmus. Avevo vinto una borsa di studio alla Soas, l'università di lingue orientali più prestigiosa d'Europa. Ho pianto per una settimana.

Ora sono qui da quasi un anno, nella città che ho sempre voluto, nell'università dei miei desideri, con un'indipendenza che ho sempre solo sognato.

E a dirla tutta, è un disastro.

Mia zia lo borbotta spesso. Stai attenta ai tuoi sogni perché un giorno potrebbero realizzarsi. Ecco. Preciso così. In nove mesi sono stata morsa da uno scoiattolo di Hyde Park, sono ingrassata tre chili per colpa di questo stupido burro e ho talmente tanta pioggia addosso che sospetto mi si sia annacquato anche il cervello. Solo all'università continuo ad andare alla grande. Talmente alla grande da rinnovarmi la borsa di studio anche per quest'anno. Pensa l'entusiasmo. 

Ho provato a spiegarlo a Giulia prima che partisse, quando è venuta a trovarmi il mese scorso. Ce ne stavamo sedute allo Starbucks dell'aeroporto mangiando i nostri ultimi muffin insieme. Mi ha fatto ridere quando ha detto che da una che si chiama Arianna non si può pretendere la vita di Penelope.

Parti allora, dice lei. La fa facile, perché sa bene che non potrei mai farlo. Non si vince tutti i giorni una borsa di studio alla Soas, soprattutto di questi tempi. Quando capita ringrazi e stai zitta, di base. E se sei proprio disperata, come me oggi, ti infili le tue scarpe bagnate, fingi di non vedere che è una giornata splendida e tutti sembrano fastidiosamente felici e ti prepari a tuffarti nella mischia. In qualche modo distrae. Quantomeno con me ultimamente funziona. Non mi importa se lo specchio riflette una faccia un po' troppo pallida, se i capelli sembrano ancora più rossi e la maglia troppo stretta. Mi infagotto nella mia giacca pesante, lego i capelli in una coda veloce, infilo gli auricolari nelle orecchie ed esco di casa.

Da quando quest'estate sono finiti i corsi mi sono ritrovata con troppo tempo da spendere e pochi soldi per fare altrettanto. Dopo settimane trascorse a lasciare il mio curriculum un po' ovunque, sono approdata al Terra's. Qualcuno dice che sia tra i migliori ristoranti della città. Non so se sia vero ma sicuramente, dopo aver assunto me come cameriera, è nella top three dei più temerari.

Entro nella fermata di Golders Green già con il fiatone. Dallo zaino straripano le divise pulite del ristorante. La metro è quasi vuota e trovo un posto a sedere accanto all'entrata. Dal finestrino scorre il buio delle gallerie, nelle orecchie la musica di Pete Doerthy copre il rumore monotono del treno che scivola verso la city. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal dondolio del vagone, con la testa piena di fantasticherie. Adoro questa canzone. Dedicata agli amanti che scappano via, solo per un giorno, solo per oggi. 

Apro gli occhi e mi guardo intorno. Chissà se fra chi mi circonda c'è qualcuno a cui poter cucire addosso questo testo. È un gioco che faccio spesso. Mi immagino un sacco di storie così. Una signora di mezza età con una valigia rossa in mano mi sembra fare proprio al caso mio. Già la vedo, pronta a raggiungere il suo vecchio amore nel Kent. La messa in piega perfetta e il cappotto stirato non riescono a nascondere l'agitazione che le si legge in viso. Forse il suo amante la troverà invecchiata? L'amerà ancora? Quando le porte si aprono alla fermata di Euston esce a passo svelto, lasciando una forte scia di lacca per capelli e profumo.

Amore a doppio filoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora