E in quel momento, spalla contro spalla, mani ancora strette e in bella vista e gambe che si sfioravano di tanto in tanto, Hoseok attese che si mettessero comodi non mancando di notare le labbra rosse o il cambio di atteggiamento palese di Jungkook all'esortazione di suo marito.  

«Anche se mi è stata comunicata solo stamattina la presenza del principe Taehyung ad una nostra seduta privata, è mio obbligo chiedervi se la presenza del vostro consorte possa influenzare le vostre parole, le vostre risposte o la sincerità di ciò che mi racconterete durante la nostra ora di abituale psicoanalisi. Affinchè la terapia risulti efficace, non dovete e potete utilizzare dei filtri con me. In caso contrario, tale colloquio perderebbe di significato» spiegò senza giri di parole Hoseok. Prese posto sulla sua poltrona ed accavallò le gambe sotto la scrivania, rilassando poi la schiena contro lo schienale imbottito con in mano un plico di fogli e la solita piuma d'oca già intinta nell'inchiostro. 

«Vi posso assicurare che la presenza di Taehyung non influenzerà in alcun modo le mie parole. Sono stato io a volerlo con me» chiarì Jungkook, tirando un sospiro di sollievo come il discorso non venne interrotto dal suo balbettio. 

L'espressione di Hoseok si rilassò visibilmente e fece un sorriso, annuendo subito dopo con fare tranquillo come se il disappunto di poco prima non fosse neanche esistito. «Bene, mi fido della vostra parola come sempre. Penso sappiate il motivo per cui ho sollecitato il nostro incontro, no?». 

Jungkook annuì di nuovo e mantenne lo sguardo fisso sul medico, ricercando una tranquillità dentro di sè che forse era andata a fare compagnia alla sua voglia di essere lì, su quella poltrona, a parlare di quanto fallimentare fosse la sua vita. «I motivi sono tanti e più o meno sempre gli stessi» rispose comunque con un piccolo sorriso -poco convinto e che non contagiò gli occhi. 

Hoseok gli sorrise e alzò lo sguardo verso di lui solo dopo aver appuntato qualcosa sul foglio davanti a sè.

Che bel modo di mettere a proprio agio i pazienti pensò mentalmente Taehyung, rimanendosene comunque in religioso silenzio. 

«Non sono poi così tanti, Jungkook» commentò con leggiadria il medico, «Ma c'è un episodio che gradirei approfondire. Da quanto tempo avete crisi così violente? So che ne avete sempre sofferto, e le prime risalgono a quando avevate dodici anni, ma dell'intensità di quella dell'ultima volta non credo di averne mai viste. Mi sbaglio?».

Jungkook accennò ad un sospiro e scosse la testa, passandosi la mano libera prima tra i capelli e poi sulla gamba con fare nervoso. «Hai ragione, quelle di prima non sono mai state così forti. Di questa portata ne ho avute diverse, non tante ma sono iniziate circa un anno fa, nel momento in cui—b-beh, quando io e Taehyung c-ci siamo separati quella volta in cui JK s-si è arrabbiato» ammise con una punta di vergogna, il volto perse rapidamente il suo colore e il turbamento si palesò nel suo basso mormorio.

Essendo lì solo di supporto, Taehyung si limitò a massaggiargli il dorso della mano con il pollice in piccoli tocchi leggeri e circolari, familiari abbastanza da essere confortevoli.

Hoseok mugugnò un assenso tranquillo -come se non stessero davvero parlando di crisi emotive di difficile gestione- e piegò il capo di lato come se stesse ascoltando qualcuno raccontare una filastrocca. «Capisco. Beh, Jungkook, avresti potuto parlamene prima che arrivassimo ad una gravità tale da dovervi sedare per bloccarvi istinti autolesionisti e le allucinazioni. Avrei potuto darvi delle gocce da assumere all'occorrenza per placare il vostro stato ansioso».

Taehyung si morse una guancia alla costatazione, il flashback di JK che lanciava il flaconcino di pillole contro il muro tornò prepotentemente nella sua memoria nello stesso momento in cui Jungkook scuoteva la testa con convinzione. 

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Onde as histórias ganham vida. Descobre agora