Gli passo delicatamente una mano tra i capelli e noto compiaciuto che lui mugugna soddisfatto. Giurerei anche di aver visto nascere un sorriso su quelle labbra che desidero baciare da troppo tempo.

"Ehi Remy, lo so che sei stanco e che è stata una giornata difficile, ma è davvero arrivato il momento che tu ti alzi." Remus ci mise un paio di secondi ad aprire gli occhi e realizzare effettivamente la situazione. Quel giorno aveva saltato le lezioni!

Si tirò in piedi di scatto, il sonno di poco prima sparito. "Sir perché non mi hai svegliato prima? Devo assolutamente ricopiare tutto quello che hanno fatto oggi a lezione. Gli altri sono arrivati?"

"Veramente siamo ancora solo noi..." Ma neanche il tempo di finire la frase e come se li avessi chiamati, il buco del ritratto si apre e più di una quindicina di Grifondoro si riversano nella stanza. Addio momento intimo tra me e Remus.

I primi ad aprire la fila sono James e Peter, intenti a discutere di un argomento che a quanto pare li sta facendo morire dalle risate. Neanche il tempo di entrare completamente nella Sala Comune che Remus è gia saltato addosso ad entrambi. Non gli permette neanche di farsi chiedere come sta.

"Mi fate copiare gli appunti?" E com'era prevedibile James scoppia a ridere seguito a ruota da Peter. "Quali appunti scusa?" Chiede il secondo prima di venire a sedersi accanto a me.

Remus assume un'espressione sconsolata. "Come immaginavo. Vado a cercare Lily, tanto come al solito sarà l'unica ad aver fatto effettivamente qualcosa oggi. Voi mettetevi a fare i compiti invece!"

"E tu non li fai?" Domando curioso. Lui mi guarda con aria colpevole, grattandosi la testa come fa sempre quando è imbarazzato. "Quelli li ho fatti ieri." E senza aggiungere altro va nella nostra stanza e torna pochi secondi dopo con la borsa. Sparisce dalla nostra visuale, ed io rimango a guardare il punto in cui era sdraiato fino a pochi minuti prima e che ora occupa Peter.

Passiamo una mezz'oretta a cercare di studiare, ma ben presto ci stanchiamo tutti e tre e saliamo nel dormitorio. Frughiamo tra i libri che Remus non si è portato dietro e per un colpo di fortuna troviamo tutti quelli con i compiti che non abbiamo ancora finito.

Dieci minuti dopo siamo sulle poltrone con una scacchiera davanti. Io e James stiamo provando a fare una partita a Scacchi Magici, ma con Peter che continua a sussurrarci suggerimenti nelle orecchie non è proprio rilassante. Comunque ci teniamo impegnati finché non è ora di andare nella Sala Grande per la cena.

Al tavolo dei Grifondoro troviamo Lily e Remus che parlano animatamente di qualcosa, così ci uniamo a loro. Devono aver studiato fino a quel momento, perché lungo la tavolata ci sono ancora alcune pergamena non piegate.

Prima di avvicinarci ai due lancio un'occhiata anche dalla parte dei Serpeverde. C'è mio fratello, circondato da persone che non mi sono mai piaciute. È di spalle, ma non proverei a fargli un cenno di saluto neanche se ci dovessimo trovare faccia a faccia nel corridoio.

È Regulus che non vuole più parlare con me, non che lo biasimo per questo, ho un mucchio di cose per cui dovrei farmi perdonare. Ma credo che ormai sia troppo tardi, da quando me ne sono andato di casa per stare da James, qualcosa si è rotto definitivamente tra i fratelli Black.

Tutto questo avviene in una frazione di secondo, perché prima che me ne possa rendere conto, sono seduto davanti a Remus. Lily prende la sua borsa e le pergamene prima di farci un cenno di saluto e andare a sedersi con le sue amiche.

"Prima che tu me lo chieda, no James, io e Lily non stavamo parlando di te." Annuncia Remus versandosi un bicchiere di succo di zucca. "Sta cedendo, ne sono sicuro!" James ci fa l'occhiolino e tutti e tre alziamo gli occhi al cielo.

Era cotto di quella ragazza da talmente tanto tempo, che non ricordo neanche quando è stata la prima volta che mi ha parlato di lei. Sicuramente però non sono la persona più indicata per giudicare una cotta non ricambiata.

Parliamo felici per il resto della serata. Alla conversazione si aggiunge anche Frank mentre James è intento a fare la telecronaca del suo allenamento di Quidditch. Nonostante davanti a me avevp Remus che sorrideva felice, durante la cena, lo sguardo mi cade inevitabilmente su mio fratello un paio di volte.

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Quella sera non riesco ad addormentarmi subito, e non c'entra nulla il fatto che abbia dormito nel pomeriggio. Vorrei solo spegnere il cervello, invece i pensieri che mi frullano nella testa sono così ingombranti.

Remus, nel letto accanto al mio, emette quel russare lieve che, sotto quello di Frank, James e Peter, si ode appena. Però mi basta concentrarmi su quello e fare un paio di respiri profondi per placaremi un po.

Il primo tarlo di quella notte è Regulus, al quale non penso da parecchio. Ma rivederlo nella Sala Grande, circondato da quei Mangiamorte, mi ha fatto capire ciò che ho sempre ignorato tutto quel tempo.

Mio fratello è come loro, o lo diventerà presto. Ma da un Black, cosa mi sarei potuto aspettare? Se non fosse stato per il Cappello Parlante, se non fosse stato per i miei amici, se non fosse stato per James, quella sarebbe la sorte toccata anche a me. Ne ero consapevole. Avrei mille cosa da dirgli

com'è andata a casa senza di me? Mamma e papà erano furiosi? Perché continui a frequentare quelle persone? Lo sai chi sono? Come stai? Mi puoi perdonare? Perdonami! Mi manchi! Scusa, scusa per tutto! Ci pensi mai a come sarebbe potuta essere la nostra vita? E a me, ci pensi mai a me?

Però poi mi manca la voce. Quando incrociamo lo sguardo nel corridoio e lui finge di non conoscermi, le parole restano bloccate in gola. Neanche un mi dispiace sarebbe in grado di sistemare le cose. Io non sono in grado di sistemare le cose.

Il secondo tarlo è il ragazzo che russa sommessamente ad una cinquantina di centimetri da me. La mente mi torna alla mattinata passata con Remus, alla visione di quel futuro impossibile che non posso cancellare.

E altri mille scenari che provo ad allontanare ma che trovano sempre la strada di casa. So perfettamente com'è il suo corpo senza vestiti, perché per quanto uno può essere riservato, dopo aver condiviso la stessa stanza per quasi sette anni, capita più spesso di quello che si può immaginare di entrare da qualche parte quando qualcuno si sta cambiando.

E, per quanto vorrei fosse diversamente, mi viene facile, facilissimo, immaginare quel corpo fare cose in grado di incendiarmi il viso fino a renderlo dello stesso colore dello stendardo della nostra casa. Vorrei solo poter dormire.

E dopo quella che mi è sembrata una tortura eterna riesco a prender sonno. Non so che ore sono, so solo che la mattina dopo sono stanco e i rimasugli di quelle fantasie non sono ancora spariti del tutto.

Le Cicatrici Dell'AmoreWhere stories live. Discover now