Capitolo 3

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La Sala Comune, quando è vuota, è uno spettacolo a dir poco meraviglioso. Non c'è nussun ragazzino che fa cadere libri, nessuno che ruba il calore del camino, nessuno che impreca per aver perso a Gobbiglie. E quel giorno, seduti su uno dei divanetti e completamente da soli, mi sento felice.

Sono vicino al fuoco perché, anche se è Novembre, il gelo che proviene da fuori le mura del castello ti entra nelle ossa e ti fa rabbrividire. Remus invece giace con il capo sul mio stomaco e le gambe che penzolano da uno dei braccioli.

Gli passo una mano tra i capelli quasi meccanicamente. Sta leggendo un libro e sembra molto concentrato, mentre io faccio di tutto per non pensare a lui, a noi. Mi concentro su dettagli che non avevo mai notato e non lo guardo, perché se solo provassi ad abbassare lo sguardo probabilmente...

Vengo interrotto da un piccolo tonfo. Devo tutto a quella piccola distrazione. Mi azzardo a guardare nella sua direzione e non riesco a trattenere un sorriso. Il libro giace a terra, dimenticato, Remus ha gli occhi chiusi e la bocca semi-aperta, il respiro più regolare del solito. Si è addormentano come un bambino.

Prendo la bacchetta dal bracciolo del divano e faccio fluttuare una coperta fino a noi. Ricopro entrambi con cura e delicatezza poi, prima di rendermene contro, mi addormento insieme a lui.

*********

Quando mi sveglio, alcune ore dopo, Remus è ancora addormentato. Lo capisco dal suo lieve russare che non disturba affetto ma che, al contrario, riesce a rilassarmi. In tutti gli anni che ho condiviso con lui il dormitorio ho imparato ad apprezzarlo. Non è fastidioso come quello di Frank o invadente come quello di James, quello di Remus riesce a non farmi sentire mai solo durante la notte, come una costante ninna nanna sussurrata ora dopo ora.

Con tutto il rumore che invece generano gli altri tre - Frank che riesce a far tremare anche le pareti, Peter che si rigira nel letto alla continua ricerca della posizione perfetta, James che mugugna talmente forte, che le prime volte che abbiamo dormito insieme e poi siamo scesi nella Sala Comune, mi sono vergognato immaginando cosa gli altri stessero pensando di noi - non riesco mai a godermi quel lieve russare.

La Sala Comune è ancora vuota e comprendo di aver dormito poco. Non tento di ributtarmi giù, perché per una volta voglio solo mettere da parte il Sirius Black che tutti conoscono - fastidioso, giocoso, rubacuori, e si forse anche un po bullo - per godermi quella pace.

Gli unici rumori provenivano da un Remus ancora nel mondo dei sogni e il crepitio del fuoco. Per un momento, solo un attimo fugace, mi figuro un futuro così. Non ne ho il diritto, lo so bene, ma fissando quelle cicatrici che gli attraversano il viso non riesco a evitarlo nonostante la mia determinazione.

Una casetta tranquilla, a pochi passi da quelle di James e Peter, con all'interno me e Remus. Siamo più grandi di ora, il bianco ha quasi raggiunto il nero e il marrone dei nostri capelli. Sediamo su due sedie davanti al camino. Lui legge. Io lo guardo. E nonostante il tempo sia passato, lui è sempre più bello.

Scuoto la testa perché non mi posso perdere dei sogni. Remus non può ricambiare quello che provo per lui. Quindi sarò costretto a rimanere il suo migliore amico per il resto della vita. Forse mi può andare bene.

Forse mi può andare bene vestirmi elegante e fingere un sorriso per lui il giorno del suo matrimonio. Forse mi può andare bene passare il Natale a casa sua, con suo moglie e magari i suoi figli e fingere di essere felice. Forse mi può andare bene doverlo condividere con una donna che non lo amerà mai come lo amo io. Forse no.

Allontano velocemente quei pensieri e mi concentro sul ragazzo che dorme sulle mie gambe. Poi guardo fuori e noto che il sole piano piano si sta abbassando. Da li a poco la Sala Comune si sarebbe riempita di studenti.

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