«Precisamente. Mi assumo la completa responsabilità delle mie azioni, è stata una mia ineducata negligenza dettata dall'impulso di rimanere vicino a mio marito durante un momento delicato quanto solo un conflitto può esserlo. Vi chiedo umilmente di perdonare il mio ostinato slancio di irrazionalità e di avervi arrecato una mancanza di rispetto di tale entità, il mio cuore si è mosso prima che la ragione potesse intervenire» fu la risposta risoluta di Taehyung, che si chinò in avanti senza alcun tentennamento portando la mano libera sul cuore.

Il volto basso, gli occhi fissi sulla punta delle sue eleganti scarpe e il corpo in attesa, rimase prostrato senza dare alcun cenno di tentennamento nè di fastidio alla posizione scomoda e un pò dolorosa per la sua ferita in via di guarigione.

Jungkook deglutì appena per evitare di essere udito e rimase con gli occhi fissi su suo padre che, nonostante le parole ed i gesti di Taehyung, non aveva spostato gli occhi dalla sua figura. Quegli occhi castani di una tonalità più chiara dei suoi gli stavano scrutando dentro, stavano frugando nei meandri dei suoi pensieri per scorgervi una bugia, un tentennamento, un'esitazione che rendesse palese la loro menzogna. Ma l'unica cosa che impedì a Jungkook di distogliere lo sguardo per primo fu la mano di Taehyung che, lontano dagli occhi indiscreti di re Jeon, teneva stretta la sua e ne carezzava il dorso con il pollice. 

Ancora una volta, quella coltre invisibile di silenzio sembrò calare nella grande e silenziosa stanza, non permettendo nè a Taehyung di cambiare la sua posizione nè a Jungkook di respirare. Sentiva di star rischiando il collasso e per questo Taehyung aveva stretto le labbra senza farsi vedere; la giacca del principe era saldata addosso per quanto stesse sudando, le mani posate sulle sue cosce gli tremavano appena, la vena sul collo sembrava voler partecipare a quella disturbante conversazione -e Jungkook sentiva che anche la sua mano avvinghiata a quella di Taehyung stesse facendo acqua. Ma, imperterrito, non si azzardava a mollarla neanche se glielo avessero ordinato. 

Re Jeon si poggiò allo schienale della sua poltrona imbottita intrecciando le dita davanti il volto. I gomiti erano poggiati sui poggiabracci in velluto e l'espressione era pensierosa e rimuginante.

«Ebbene, volendo confidare nella tua buona fede e volendo forzatamente credere che tutto ciò che mi è stato detto sia la verità, non ho altro da farti aggiungere. Ma questo imprescindibile impulso emozionale che ha guidato le tue scelte sarebbe meglio domarlo, Taehyung. Per esperienza, è buona cosa che i vostri cuori si abituino a proseguire il loro cammino in modo ben diverso da quello che mi sembra di capire abbiano intrapreso» fu il commento pensieroso e per niente sentito di re Jeon, che rialzò gli occhi per puntarli stavolta su Taehyung.

Quest'ultimo si irrigidì ed issò il capo, palesando compitamente la sua confusione riguardo ciò che gli era appena stato detto. Una cortese attesa si dipinse sulla maschera che aveva sempre indossato negli ambienti reali; l'espressione serafica era pacata e placida, alcuna espressione o emozione ne deturpavano la rigidità. Era una di quelle volte in cui non lasciava trapelare nulla se non compita indifferenza al mondo perchè sapeva quanto fosse sbagliato mostrarsi umano.

«Perdonate, non credo di aver capito» ammise come re Jeon sembrava non intenzionato a spendere le sue preziose parole per parafrasare quella frase che, di senso, ne aveva veramente poco.

Jungkook, però, sembrava essersi trasformato in una statua di sale, lasciando che il poco colore che gli tinteggiava il viso fluisse via e si dissipasse per lasciare spazio ad un colorito pallido e cadaverico. La tensione colpì anche Yoongi, che faticò a mantenere l'espressione neutrale che caratterizzava la sua persona ed anche la sua posizione. Strinse i pugni dietro la schiena e maledisse il giorno in cui aveva deciso di prendere servizio a palazzo come suddito di sua maestà.

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora