Capitolo dodici.

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Incubo.

Una voce che mi chiama da lontano.

Il posto in cui ho vissuto per un'anno e mezzo.

Tutto sfocato, ma quella voce netta nella mia mente risuona.

Mi sveglio di scatto e rimango a fissare il soffitto cambiare colore con le luci del led.

Dopo un po', recupero il telefono e guardo l'orario sul telefono.

02.30

Qualche messaggio dal gruppo con i ragazzi e da Tanc.

So già che non sta dormendo, ma decido di non chiamarlo.

Questa lotta devo vincerla da sola.

Mi alzo dal letto e, cercando di fare meno rumore possibile, vado in cucina.

Mi avvicino al frigo e bevo vari sorsi di acqua.

Riposo tutto e rimango ad osservare la cucina, soffermandomi sul calendario.

È Novembre.

Sono a Milano da Giugno.

Ho trovato un lavoro, ho trovato una buona cerchia di amici e ho ritrovato l'amore.

Perché allora lui torna a tormentare la mia mente?

Sono passati anni e l'unica cosa a ricordarmi della sua esistenza è il tatuaggio sul polso dell'aereplano di carta.

Non ricordo la sua fisionomia, eppure è capace di farmi tremare.

Mi cade uno sguardo sul polso destro e sento una fitta al petto.

N:'Non devi assolutamente farlo'

La tentazione è alta.

Nella mente continuano a girarmi le sue parole, le sue bugie, scene che mi hanno portato all'esasperazione.

N:'È stato solo un'inganno, ora lui non può più farti del male'

La pelle brucia, ma non sento neanche il calore quando passo la mano sopra al polso.

Inspiro profondamente allontano la mano.

N:'Non oggi'

E torno in camera mia.
-

D:' E comunque tutto ciò è imbarazzante'

Ultimi giorni in questa casa prima che si trasferiscano tutti in una villa, per un nuovo progetto..

..E succede di tutto.

G:'Diciamo che neanche noi siamo stati cosi bravi nel prenderci cura di questa casa'

Gian e Diego osservano fermi e con le braccia incrociate il putiferio creatosi in casa

Io li osservo commentare la scena bevendo del caffe in cucina.

D:'Da quanto tempo quella famigliola di ragni è lì? Perché non ce ne siamo accorti prima?'

G:'E da quanto tempo l'abbiamo trasformata in un acquapark?'

Rido ed mi affaccio per vedere la scena.

Tanc in preda alla non curanza totale esce dalla sua stanza e mi raggiunge in cucina abbracciandomi da dietro.

T:'Ciao piccolina' - dice prima di stamparmi un bacio sulla guancia.

T:'Ma che state a fa voi due lì fermi?'

Diego e Gian si voltano verso di noi e alzano entrambi un sopracciglio.

D:'Osserviamo questa casa cadere a pezzi'

G:'Anche se dovremmo intervenire Diè, sai?'

N:'Lele non pervenuto?'

Tanc ridacchia mentre Diego sbuffa e si avvia verso il magazzino per prendere tutto l'occorrente per pulire.

G:'Lele non è adatto alle pulizie'

D:'Esattamente come il tuo ragazzo!' - urla, beccandosi un leggiadro 'vaffanculo' di Tanc.

Gian raggiunge Diego e insieme iniziano a sistemare il casino in casa.

Tancredi si allontana da me e si mette a ricerca di qualcosa da mangiare.

N:'Ma se andassimo da qualche parte?'

T:'Non mi va.. e poi è presto'

Guardo l'orologio, sono le 12.

N:'Non va a me di passare l'ennesima giornata qui, ti prego'

Tanc fa finta di non sentirmi.

N:'Ci si becca in city'

Volto le spalle e mi avvio verso la porta.

N:'3... 2...1...'

T:'Ciao ragazzi io e Noe andiamo in city, buon lavoro!'

Sorrido, lui mi poggia un braccio sulle spalle e usciamo.

-
N:'Quindi quando vi trasferirete come farai a vivere senza questo posto a pochi passi da casa?'

T:'Non mi sento in dovere di rispondere'

Tanc addenta il suo pancake e rimane in religioso silenzio.

N:'Non mi hai spiegato quasi nulla di questa casa...' - Annuisce. - '... ci saranno ragazze?'

T:'Ma che hai oggi, Noe?' - sbotta, lasciando cadere le posate sul tavolo.

Lo guardo stranita.

N:'Cosa dovrebbe esserci? Ti sto facendo semplicemente domande'

T:'Sul mio lavoro, te non ne fai mai'

N:'Sono... curiosa?' - alzo il sopracciglio.

Sento salire la rabbia.

T:'Non ti dirò nulla'

Mi limito ad alzare le mani in segno di resa e finiamo in silenzio il pranzo.

La mente inizia a vagare per affari suoi e nemmeno ho voglia, o forse la forza, di fermarla.

Ripenso all'incubo dell'altra notte.

Quel luogo, la sensazione di trovarsi in mezzo a persone pronte a darti coltelli dietro la schiena per un solo modo di stare sul posto di lavoro.

La sua voce che mi chiama da lontano.

Il sentirsi viscida al solo ricordo di lui.

Le bugie, gli insulti, le parole.

La Noelle di quel periodo, così lontana da quella che sono ora.

Mi sento in una bolla e faccio fatica quasi a controllare il respiro.

T:'Ao, mi stai ascoltando?'

Per fortuna, Tanc mi fa tornare alla realtà.

Scuoto la testa e lo guardo, rivolgendogli un sorriso tirato.

T:'Va tutto bene?' - dice, poi allunga la mano alla ricerca della mia e, quando la trova, la stringe forte. - 'Scusami per prima, sono soltamente nervoso al pensiero di tutto ciò che avverrà'

Per questo decido di non dirgli nulla.

Mi limito ad accennare un 'sí' con la testa e a sorridergli.

Questa è la mia guerra, non la sua.

Congelato nel tempoWhere stories live. Discover now