Capitolo dieci

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Tuona e fa freddo.

Non mi va né di uscire né di vedere persone.

È la classica giornata no, dove vedi tutto storto.

Me ne sto seduta sul davanzale della mia finestra chiusa ad osservare il cielo grigio e la pioggia che cade.

Mi manca la mia solita vista, ma anche Milano sa incantare.

Molti dicono che sia una città vuota, spoglia ma non è cosi.

È una città viva, attiva.

I viali, le stradine alberate rendono tutto più bello, anche con un tempo cupo come questo.

Vibra il telefono e distolgo lo sguardo, attivando poi lo schermo.

Mi spunta un sorriso leggendo il suo nome, tutto ciò mi fa ancora strano.

T:'Quindi, giornata no, vero?'

Mi scatto una foto con il volto triste e gliela mando.

N:' Un po' si, a te come va?'

Inizia a raccontarmi del progetto che sta facendo con gli altri ragazzi, poi racconta cosa è successo la sera prima, della discussione con Gian su chi dovesse pulire la camera, discussione con Diego su chi dovesse resettare la cucina che persisteva in uno stato di schifo totale e poi di alcuni tiktok fatti insieme a tutti.

T:' Mi manchi un pochino, sai? Fa strano dirlo dopo aver passato un anno separati..'

N:' Ti prego non dirlo, pensiamo a cose belle, tipo ai pancake di California's Bakery'

T:'Cazzo, ora ho anche fame!'

Continuiamo a messaggiare, quando d'un tratto mi arriva un messaggio nel gruppo con tutti i ragazzi, da parte di Lele.

L:' Scusate, vi vedo online romanticoni, potete smetterla che qui stiamo lavorando?'

A cui seguono messaggi idioti da parte di tutti loro.

D:' Le non mi sembra minimamente il caso, visto che tu non stai facendo assolutamente nulla e perdi tempo su instagram'

G:' Ovviamente tutti nullafacenti tranne me, a lavoro e anche a casa, sono veramente esausto con voi'

T:' Ma potrò messaggiare con la mia ragazza durante una pausa?'

L:' Sei in bagno da venti minuti, Tancredi, non è una pausa, ti abbiamo dato per disperso... torna di qua!'

Mi scappa una risata e decido di rispondere.

N:' Scusatemi, non ve lo rubo più! Buon lavoro!'

Blocco il telefono e lo poso.

Mi alzo dalla finestra e mi guardo un po' intorno alla ricerca di qualcosa da fare.

La camera non è grande, ma per una sola persona va bene, le pareti chiare con la striscia di led viola mi trasmette serenità.

Il letto al centro della stanza con le coperte lilla, il pupazzo del Re Leone, un cuscino a cuore e un armadio bianco appoggiato alla parete destra del letto.

Mi dirigo verso la scrivania un po' in disordine tra libri, evidenziatori, bonsai al lato vicino alla finestra per prendere più luce possibile e lo specchio a cerchio accanto, posizionata davanti al letto e avvio il computer.

Guardo foto vecchie nell'archivio e trovo una particolare.

Scattata l'anno prima, ad ottobre, con Tancredi, alla Certosa di San Martino.

Piccoli, stretti in un abbraccio, in una foto fatta di nascosto.

Nessuno dei due sapeva che di lì a poco ci saremmo separati per un lungo anno.

Chiudo gli occhi e inspiro, mi sembra quasi di riuscire a sentire quel diagolo.

Volevamo solamente poterci ritagliare uno spazio e quel posto è sempre stato speciale per noi.

È stato il primo posto in cui ci siamo dichiarati amore, il primo posto in cui abbiamo aperto i nostri cuori realmente.

T:' Visto? Ti avevo promesso che ti avrei portata qui e l'ho fatto...'

Mi disse la prima volta che andammo, afferrandomi la mano.

T:' È solo uno dei tanti posti che ti farò vedere'

Apro gli occhi e sorrido riguardando la foto, che poi inoltro a Tancredi.

Continuo a scorrere e trovo una foto, scattata quattro mesi dopo con lo zoom nel luogo in cui nella precende foto c'eravamo noi.

Il muretto dopo l'ultima panchina, totalmente vuota e immersa nel silenzio, insolito del tardo pomeriggio napoletano.

Quel giorno freddo di un sabato pomeriggio di febbraio.

Non so perché il cuore mi disse di essere pronta a tornarci in quel posto.

Rimasi seduta su quella panchina per un tempo indefinito a fissare quel posto, con il cuore tra le fiamme e la mente piena di parole.

Ricordo che prima di andare via presi uno dei post-it che mi porto sempre in borsa, ci scrivo e poi lo appiccico sul muretto bianco.

"È incredibile come più passi il tempo e come tu dalla mia testa non ci esci.
Saranno anche passati quattro mesi ma io ti aspettando nonostante tutto ciò che mi hai fatto e continui a fare.
Sii felice, almeno."

Mi scappa una lacrima e sento la testa pesante, solamente a ricordare quel periodo.

Per fortuna i miei pensieri vengono fermati dal suono della notifica.

Afferro il cellulare ed è Tancredi.

Due messaggi.

T:' Oddio, eravamo proprio piccoli!'

Seguito da un cuore.

T:' Percepisco che stai male nel rivedere certe cose, vorrei che non fosse cosi, ma voglio solo ricordarti che quello è il passato e che non farò più quello sbaglio.. ci sarò sempre Piccolina'

E ad un tratto, il cuore leggero.

Congelato nel tempoWhere stories live. Discover now