Il peso più dolce.

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Questa volta non potrete lamentarvi dell'angst ;)


Grazie di cuore a MarikaGrosso per aver creato Eirik e Balder e perché mi concede sempre di usarli. Tu ei tuoi personaggi siete preziosi.

Grazie anche a Elco22 per avermi aiutata con la correzione. Sei sempre un tesoro.

Il peso più dolce.

Il rumore dei passi sorprese Dale mentre era ancora chino sul letto, intento ad accarezzare la fronte del figlio.

Balder dormiva da ore, ma lui non era riuscito a chiudere occhio. Ogni volta che Eirik era in missione il sonno si rifiutava di prendere il posto della preoccupazione e Dale restava sveglio con il petto stretto in una morsa d'angoscia.
Quella notte quando Balder si era affacciato sulla soglia della sua camera, a piedi scalzi e con il faccino corrucciato, e aveva chiesto «Posso dormire con te?» lui non era stato capace di dirgli di no.

Sapeva che anche Balder era in pensiero per Eirik, che aveva paura che il suo adorato papà non tornasse più a casa, malgrado non avesse detto una parola al riguardo. Essendo cresciuto all'interno della setta, il piccolo era abituato a quel tipo di attese, sapeva che suo padre era un combattente e che affrontava pericoli potenzialmente letali, lo aveva visto chissà quante volte con il volto o le braccia segnati da qualche ferita. Era un bambino coraggioso. Malgrado ciò, Dale si era chiesto cosa avesse fatto prima del suo arrivo. Tra quali braccia si fosse rifugiato quando non c'era stato lui a stringerlo e a rimboccargli le coperte al posto di Eirik. Così l'aveva messo a letto e gli si era steso accanto per rassicurarlo e trarre a sua volta conforto dalla sua presenza. Ovviamente Hati, il cane di Balder, li aveva subito raggiunti e ora riposava ai piedi del padroncino.

Incapace di restare fermo, Dale a un certo punto si era alzato, ma diverse volte nelle ultime ore aveva controllato che Balder non avesse gli incubi e, mentre la sua lunga attesa si riempiva di preghiere miste all'ansia, si era avvicinato spesso per posargli un bacio leggero sul capo.

Ma non appena avvertì un rumore familiare si staccò da lui, si voltò verso la porta con l'orecchio teso e il cuore che batteva svelto.

Finalmente Eirik stava facendo ritorno.

Dale riconosceva il suono della sua camminata, ma per un lungo istante ebbe comunque paura di essersi ingannando. Negli anni in cui erano stati lontani aveva sognato così tante volte di vederlo tornare e ogni volta aveva dovuto arrendersi a una realtà priva di Eirik. Il trascorrere del tempo aveva reso quei momenti di delusione una triste abitudine che ora lo portava a dubitare di essere sveglio. C'erano giorni in cui perfino mentre facevano l'amore si chiedeva non fosse solo un'illusione.

Quando la porta si aprì, però, Dale si scordò subito di quel timore, il suo solo pensiero fu: Mio Dio! Eirik.

Lo vide entrare vacillando, le spalle curve, il capo chino sul petto, i vestiti così sporchi e laceri da mostrare in più punti la pelle e le ferite sottostanti. Eirik aveva il viso in parte tumefatto, un occhio gonfio e le labbra spaccate. Il suo respiro era affannoso e sembrava sfinito. Era evidente che a stento si reggeva in piedi. Sembrava che a sostenerlo fosse solo la sua forza di volontà. La caparbia determinazione a raggiungere le persone che amava.

A Dale sfuggì un singhiozzo nel vederlo voltarsi verso il letto e, alla vista di Balder, rallentare il passo fino a fermarsi. Poi Eirik spostò lo sguardo su di lui e fu scosso da un tremito. Si mosse, come per avanzare di nuovo, ma Dale capì che non ci sarebbe riuscito, che le forze l'avevano sorretto fin lì ma non gli avrebbero concesso di compiere nemmeno un altro passo. Allora si slanciò per afferrarlo, conscio che stesse per crollare. Avrebbe voluto trattenerlo, ma Eirik pesava molto più di lui e in quel momento non era in grado di frenare in alcun modo la caduta. La sola cosa che Dale riuscì a fare fu attutirla col proprio corpo. Venne trascinato giù con lui e sbatté con violenza sul pavimento. Una fitta gli partì da un gomito per arrivargli fino al torace e fu solo per miracolo che non picchiò la nuca sul marmo freddo.

Se il dolore per l'impatto gli aveva tagliato il fiato, avere Eirik che lo schiacciava al suolo non lo aiutò a riprendere a respirare normalmente.

A Dale, però, interessava poco di se stesso.

Balder non sembrava essersi svegliato, nemmeno dopo il tonfo, mentre Hati sporse il muso oltre il bordo del materasso, ma poi parve decidere che andava tutto bene e tornò a dormire.

«Dale,» la voce di Eirik era impastata e bassa, poco più di un lamento inarticolato.

«Sono qui,» rispose Dale. «Sono qui, amore mio.»

In passato, prima di sapersi ricambiato, aveva usato spesso quelle parole nella sua mente. Amore mio. Ogni volta che Eirik gli aveva mostrato il suo lato fragile e aveva avuto bisogno del suo tocco, del suo potere di guaritore o anche solo del suo affetto. Dale l'aveva aiutato come poteva, ma quelle parole erano rimaste sulla punta della sua lingua. Non era stato capace di pronunciarle, non aveva osato, ora poteva.

Eirik sollevò lo sguardo a cercare il suo e provò a sollevarsi, puntellandosi come poteva, ma ricadde esausto.

«Va bene,» gli assicurò Dale, anche se sapeva che non sarebbe riuscito ad alzarsi se Eirik non l'avesse fatto per primo. «Ci sono io ora.»

Le sue mani corsero ovunque lungo quel corpo che ormai conosceva a memoria nel tentativo di capire se c'erano ferite più gravi, oppure ossa fratturate. Per fortuna non trovarono altro che tagli non troppo profondi e parecchie escoriazioni.

Un fluido unto e viscido gli sporcò le dita. Sangue di demone. Eirik ne era ricoperto da capo a piedi e la cosa provocò in Dale un brivido lungo la spina dorsale e un senso di formicolio al centro della schiena, tra le scapole, dove aveva la scarificazione che gli era stata incisa sulla pelle da bambino. Un senso di sporco lo assalì all'istante, gelandogli il sudore sulla nuca, ma l'orrore, che stava tentando di riaffacciarsi nella sua mente attraverso i ricordi, venne sospinto indietro da una violenta ondata di sollievo. Eirik era imbrattato di quella sostanza disgustosa, ma stava bene. Con le giuste cure e qualche ora di riposo si sarebbe ripreso completamente.

Dopo, Dale si sarebbe preoccupato del fatto che entrambi avevano bisogno di un bagno. L'unica cosa importante in quel momento era che Eirik fosse sano e salvo.

Senza smettere di toccarlo iniziò a recitare le preghiere necessarie per guarirlo e infondergli almeno un po' di forza.

Chiese al suo Dio, Belhen, di concedergli il calore della sua luce per riscaldarlo e pochi istanti dopo Eirik riaprì gli occhi e si girò gemendo. Così facendo lo sgravò dal proprio peso ma si aggrappò a lui con un impeto tale che Dale venne trascinato dal suo movimento. Si ritrovò sdraiato su un fianco, chiuso tra le braccia del suo uomo e, finalmente, si concesse un cedimento.

«Eirik,» sussurrò e lo abbracciò a sua volta, affondandogli il viso nel petto.

Stava stringendo troppo e lo sapeva, ma non poteva farne a meno. «Sei tornato da me.»

Sapeva che non avrebbe ricevuto risposta, le dita di Eirik già non scavavano più nei muscoli delle sue spalle, il suo respiro si era fatto calmo e lento, segno evidente che, grazie ai suoi incantesimi di guarigione, era passato dal dolore alla pace di un profondo sonno ristoratore.

Dale decise che si sarebbe alzato per prendere un cuscino e una coperta e avrebbe dormito con lui sul pavimento, a costo di svegliarsi l'indomani con le ossa peste e farsi prendere in giro da Balder, quando al risveglio li avrebbe scoperti. Ma la realizzazione di quel progetto poteva attendere ancora qualche minuto. Dale lo avrebbe trascorso ascoltando il suono prezioso del cuore di Eirik che batteva. E a dirsi che, no, non stava sognando.

Il suo amore era lì con lui. Era tutto vero.

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⏰ Last updated: May 06, 2021 ⏰

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Dale e EirikWhere stories live. Discover now