CAP. 3 - Lettere anonime

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La fuga di quel serpente brasiliano costò a Harry e Alice la punizione più lunga mai ricevuta fino a quel momento. Quando finalmente fu permesso loro di uscire dai rispettivi ripostigli, erano ormai iniziate le vacanze estive e Dudley aveva già rotto la nuova bicicletta investendo la povera signora Figg.

Harry e Alice erano molto contenti che la scuola fosse finita, ma non c'era modo di sfuggire alle angherie di Dudley, che non perdeva mai occasione per far loro qualche scherzo o prendere Harry di mira come un grosso sacco di patate piazzato lì per caso pronto per essere preso a calci.

Ecco perché Harry preferiva passare il tempo a disposizione dell'estate con la sorella fuori casa, gironzolando nei dintorni di Little Whinging. Harry sarebbe andato alle Scuole Secondarie, e per la prima volta in vita sua non sarebbe stato con Dudley. Ma per Alice mancava ancora un anno prima di riunirsi col fratello, e ciò la rattristava parecchio, dato che avrebbe dovuto sopportare i pettegolezzi e gli sguardi di tutti i suoi compagni ancora per un altro anno. Solo il pensiero le faceva venire i brividi, ma non lo dava a vedere con Harry: non voleva mostrarsi piagnucolosa e scontenta davanti a lui.

Per quanto riguarda Dudley, lui aveva un posto assicurato a Snobkin, la scuola dove aveva studiato zio Vernon. Harry, invece, sarebbe andato a Stonewall High, la scuola pubblica del quartiere. Dudley trovava la cosa molto divertente.

«Lo sai che a Stonewall il primo giorno di scuola ti ficcano la testa nella tazza del gabinetto?» disse a Harry. «Vuoi venire di sopra a fare esercizio?»

«Grazie, no.» rispose Harry. «La povera tazza del gabinetto non si è mai vista cacciare dentro niente di più orribile della tua testa; potrebbe sentirsi male.» Poi scappò via prima che Dudley potesse capire quello che aveva detto. Alice, davanti al lavello che lavava i piatti, scoppiò a ridere sottovoce, e la cosa non fece molto piacere alla zia dato che quando penetrò in cucina vide che la ragazza non aveva compiuto nemmeno metà del lavoro.

«Muoviti, insomma!» ringhiò. «Tra tre ore si cena, e vorrei almeno cinque piatti puliti da mettere in tavola!»

«Sì, zia Petunia.» sospirò Alice, posando di lato il quattordicesimo piatto liscio. Quando mezzora dopo finì di asciugare l'ultimo bicchiere e mise al loro posto le posate negli appositi cassetti, Alice si precipitò nello sgabuzzino: a differenza del fratello, lei aveva dei compiti arretrati da terminare, e dato che le avrebbero occupato gran parte delle vacanze ritenne saggio cominciare già da prima.

Un giorno di Luglio, zia Petunia accompagnò Dudley a Londra per comprare l'uniforme di Snobkin, lasciando Harry e Alice dalla signora Figg. Si era rotta una gamba inciampando in uno dei suoi gatti e quindi non sembrava più entusiasta di loro come prima. Permise ai due ragazzi di guardare la televisione e diede a testa una fetta di torta al cioccolato, che sapeva di avariato come se stesse lì da qualche anno.

Quella sera, Dudley fece la passerella in salotto per la famiglia, nella sua uniforme nuova di zecca.

Alice aveva l'impressione di essersi rotta un paio di costole nel tentativo di non ridere: i ragazzi di Snobkin indossavano una giacchetta color melanzana, pantaloni alla zuava arancione e una paglietta. Erano inoltre dotati di un bastone nodoso usato per picchiarsi a vicenda quando gli insegnanti non guardavano. Si riteneva che questo fosse un buon addestramento per la vita futura.

Guardando Dudley nei nuovi pantaloni alla zuava, zio Vernon disse che non era mai sentito tanto orgoglioso in vita sua. Zia Petunia scoppiò in lacrime e disse che non le sembrava vero che quello era il suo piccolino, da quanto era bello e cresciuto. Harry e Alice e si scambiarono un occhiata dal basso e si schiaffarono la fronte, nascondendosi il viso per non arrischiare di ridere seriamente davanti agli zii.

I fratelli Potter e la Pietra FilosofaleWhere stories live. Discover now