La psicologia dei piloti

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Intervista a: TheBullSign

Nel mondo siamo quasi 7 miliardi e vorrei sfidarvi nel trovare quella persona che abbia il vostro stesso carattere e che faccia le vostre stesse scelte.

L'avete trovata?

No, perché è impossibile! Siamo 7 miliardi di persone completamente diverse con passati e storie distinte. Alcuni di noi hanno un padre molto severo che ti riprende perché prima del traguardo hai tagliato l'ultima chicane, altri il padre l'hanno perso durante la propria adolescenza. Ci sono persone a cui piacerebbe vincere con la Rossa perché sarebbe l'incoronazione di un sogno e per altri quello che conta veramente è poter battere una volta per tutte il "re nero".

Vedete, è questo che mi fa appassionare della Formula uno. Leggere aneddoti di piloti che hanno scritto dei capitoli incredibili di storia e di quelli che sfortunatamente hanno terminato la loro carriera troppo presto contro le barriere.

Mi piace studiare foto o filmati in bianco e nero, quando il pilota veniva considerato un guerriero d'altri tempi, pronto a salire sul suo cavallo a quattro ruote e combattere fino alla fine per la vittoria e il proprio onore.

Non ho un ricordo specifico sinceramente della prima gara di Formula uno che ho visto. Mio padre ha sempre seguito le corse e di conseguenza anche io fin da quando ero piccola la domenica mi ritrovavo di fronte allo schermo. Però non ne ero felice, perché era l'unico giorno in cui mio padre poteva giocare con me e dovevo sempre attendere la fine di quel lungo gran premio!

Ma nonostante ciò ho un ricordo bellissimo di quando ero piccola, legato proprio al mondo della Formula uno. D'estate andavamo in campeggio e quando c'erano i gran premi, il bar metteva a disposizione una sala con un mega schermo. Io mi intrufolavo e mi piaceva moltissimo vedere tedeschi e italiani seduti uno accanto all'altro, bevendo tutti birra ed esultare o lamentarsi allo stesso tempo. Anni dopo ho compreso che quella strana magia era dovuta alla Ferrari di Michael Schumacher, capace di unire due nazioni. Quindi sì, non ho un ricordo dettagliato della mia prima gara di Formula uno vista.

Molti affermano che vogliono lavorare nel mondo delle corse automobilistiche e non posso biasimarli perché lo voglio anche io. La differenza sostanziale sta che gli altri vogliono diventare ingegneri, io invece studiando psicologia vorrei poter dare il mio contributo per aiutare i piloti a migliorarsi sempre di più. In modo che siano pronti a dare il massimo ad ogni gran premio. Per ora si tratta solo di un sogno, ma chissà il futuro...

Quello che sta capitando ai piloti della Formula uno di oggi, dal punto di vista psicologico è abbastanza critico.

Quasi tutti i piloti hanno modi di guidare e pensieri completamente diversi, mi basti pensare a Charles Leclerc e Max Verstappen. Due ragazzi completamente differenti, ma con la stessa passione.

Premetto che il "principino monegasco" personalmente non mi sta molto simpatico, ma sono sicura che ci stiamo trovando indubbiamente davanti a uno dei piloti più forti del momento.

Mentalità.

Ecco, se parliamo di mentalità Charles Leclerc è perfetto. Perché riuscire a gareggiare dopo che è morto tuo padre solo un giorno prima è incredibile, significa riuscire a liberare totalmente la mente e non è facile, anzi!!

Poi non mi soffermo a lungo sul talento, perché penso sia indubbio che lui è eccezionale, avendo una macchina buona davvero avrebbe potuto stravincere in molte occasioni. Allora, so che lui è stato seguito fin da piccolo da un centro anche a livello mentale e questo lo ha aiutato sicuramente a forgiarsi. Lui stesso in alcune interviste riconosce l'importanza che quel centro ha avuto per lui. C'è da dire che leggendo su internet si può vedere che la Ferrari non si appoggia a quel centro, sostenendo di averne uno privato. Ed è credibile, perché è una scuderia molto importante.

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