Essere italiana, non vuol dire essere Ferrarista

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Intervista a : hulk-badger

Una persona famosa diceva che non ha importanza dove si è nati, quando come e dove si sono avuti i primi approcci con lo sport, per diventare un appassionato, un tifoso. Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita.

Ecco! Non vorrei esagerare se vi dicessi che seguo la Formula uno da quando sono molto piccola. Non ricordo con esattezza la prima corsa automobilistica che ho guardato in televisione. Però posso dire con estrema certezza che si trattava di una gara in cui Sebastian Vettel vinceva con la Red Bull.

Nella mia mente ho un ricordo indelebile del mio esultare per la vittoria di un ragazzo tedesco. È non importa se avevo otto o nove anni, io me lo ricordo eccome!

Poi più diventi grande e più il tuo comportamento si evolve. Urla, gioie, pianti e discussioni su chi fosse il miglior pilota della Formula uno.

Ho pianto molte volte sia di gioia sia per rabbia. Il gran premio della Germania 2019, quando Nico Hülkenberg è andato a muro mentre era in seconda posizione è stato più un pianto di tristezza.

In quel pianto c'era tutta la mia frustrazione nel considerare Hülkenberg uno dei miei più grandi piloti della Formula uno. Invece, al contrario nel gran premio d'Italia 2020 una lacrima mi è scesa, mentre ho visto Lance Stroll, salire sul podio assieme a Carlos Sainz e Pierre Gasly.

Quando mi dicono che Lance Stroll è un figlio di papà ed è in Formula uno solo grazie ai soldi, sicuramente non la prendo con filosofia. Mi arrabbio molto quando succedono questo tipo di cose perché se è in Formula uno un motivo c'è sicuramente.

Ovvio che in uno sport del genere i soldi aiutano, ma se non hai talento non vai molto lontano. Nel caso di Lance comunque i soldi di suo padre l'hanno aiutato solo a fare un salto di qualità, perché quando correva per la Williams ha dimostrato di saperci fare con un podio e una prima fila. Poi ovvio che se hai la possibilità ti sposti da una scuderia come la Williams che non sta andando affatto bene e ovvio che se ne hai l'opportunità cogli la palla al balzo e salvi centinaia di persone dal licenziamento comprando una scuderia. Poi vorrei vedere tutti quelli che giudicano cosa avrebbero fatto al posto di Lawrence Stroll. Non ci credo che non metterebbero il proprio figlio a correre in una scuderia leggermente più decente. Per me l'atto che ha fatto Lawrence va al di la del semplice avere la possibilità economica. Sono sicura che lui creda estremamente nelle capacità del figlio e se così non fosse non spenderebbe i suoi soldi per lui. Poi però in macchina ci sale Lance e li restituisce tutto al padre facendo del suo meglio.

Mi è capitato di parlare con fan che hanno incontrato Lance dal vivo e mi è stato detto che è un ragazzo d'oro, che con i fan è buonissimo e fa di tutto perché tutti siano contenti.

La gente dovrebbe imparare a non giudicare il libro dalla copertina.

Il rapporto che ho con la Formula uno, è molto speciale e aggiungerei anche un pizzico particolare.

Perché sono una ragazza italiana e soprattutto non sono Ferrarista!

Tanti pensano che le corse automobilistiche siano seguite soltanto da uomini o ragazzi scatenati per dei rombi di motori e che sia uno sport non adatto alle ragazze. Ecco! io sono una delle tante ragazze che a cui mi piace la Formula uno e non me ne vergogno affatto.

Poi esistono anche altre persone che credono che siccome siamo in Italia sia obbligatorio tifare la scuderia Ferrari.

Perché? C' è scritto in qualche manuale del perfetto tifoso?

No, perché io non lo mai letto.

Partendo dal presupposto che sono una che crede estremamente nella libertà di pensiero. Nella mia vita ho incontrato molti "fan", se vogliamo definirgli così, che si atteggiano in modo alquanto snervante, perché sono italiani e sono ferraristi. Ovviamente non c'è niente di male a pensarla così, ma non ci ho mai visto nulla di buono credo che tifare una scuderia sia in qualche modo troppo "semplice".

La gente parecchie volte mi ha sputato addosso sangue, perché non sono tifosa rossa, ma che seguo dei piloti stranieri solo perché sono belli...gli piacerebbe. Per me non conta la scuderia (che sia Ferrari o meno) per me conta molto di più il pilota. Può anche essere che la scuderia sia scarsa, ma che il pilota abbia un talento smisurato ed è uno esempio: George Russell.

Quindi perché fare di tutta l'erba un fascio? Per me tifare il singolo pilota significa in qualche modo dimostrargli che gli sei vicino e che hai riconosciuto tutto il suo valore anche se non sei nessuno nel mondo in cui lui vive.

Adoro la Formula uno perché è MAGIA, pure emozioni, spinte al limite proprio come sono spinti al limite i piloti che corrono e sono felice di non far parte della massa.

Le corse automobilistiche sono entrate a far parte della mia vita è non voglio che se ne vadano, perché voglio che diventano una professione.

Tra dieci anni vorrei ritrovarmi fra le mani una laurea in ingegneria ed essere assunta da qualche scuderia come ingegnere di pista. Voglio diventare ingegnere di pista, perché loro sono quelli più preparati a 360 gradi, sanno un molte nozioni di meccanica e poi mi piacerebbe sperimentare il lato umano collegato alla relazione che loro hanno con il proprio pilota.

Però se non dovessi riuscirci mi piacerebbe anche fare parte del reparto aerodinamico, adoro l'aerodinamica.

Le idee chiare non mi mancano, ma devo ancora aspettare qualche mese per poter entrare nell'Università di Modena, poiché sono in quinta superiore e non ne ho la possibilità.

Non mollate mai ragazzi, se c'è una cosa che ho imparato dalla Formula uno è che tutto può succedere.

Non mollate mai ragazzi, se c'è una cosa che ho imparato dalla Formula uno è che tutto può succedere

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Un'altra bellissima intervista passata a chiacchierare dell'importanza della passione. Caterina è una persona determinata dove ha deciso cosa vuol fare nella vita.
Auguro a lei un percorso ricco di buone soddisfazioni e di continuare per la sua strada.

This is Formula unoWhere stories live. Discover now