Te lo devo? Penso di aver scontato qualsiasi cosa io ti abbia fatto sistemando tutto ciò che hai distrutto in questi anni, tra cui Taehyung! lo accusò quindi, stringendo i pugni.

Le braccia e le spalle non riuscivano a smettere di tremare, la schiena era così curva che creava un arco su cui sentiva gravare il peso delle vicende che stava ricordando, di tutte le volte in cui era stato lasciato in balia di eventi di cui non sapeva niente, di cui ignorava la natura perchè non era stato lui a fare quelle cose. 

Proprio come in ognuna delle poche volte che si era trovato a discutere con JK, si ritrovò arrotolato nell'angolo più remoto della stanza, le ginocchia strette al petto e la testa tra le ginocchia. Si abbracciava da solo, chiuso nella sua gabbia fragile e malconcia, nella distruzione della sua anima alla continua ricerca di una luce.

JK gli faceva paura.

Gliene aveva sempre fatta. Dalla prima volta che lo aveva sentito nella sua mente, o quando gli aveva parlato per dirgli di non scappare da quell'essere che lo guardava con quegli occhi perversi e lucidi di malata lussuria, anche quando si ritrovava dolorante tra le lenzuola sfatte del suo lettino a parete, con una serie di stampe sulla pelle diafana che corrispondevano a dita cattive che lo avevano stretto e lo avevano deturpato. Anche mentre piangeva perchè aveva solo pezzi confusi e vuoti assolutamente incolmabili ad affollargli la mente. 

Ma poi si era fidato, JK era stato gentile con lui, gli aveva fatto forza dicendogli che lo avrebbe protetto da tutti e tutto, che fin quando ci fosse stato lui, allora Jungkook avrebbe vissuto solo i momenti più belli della sua vita senza la paura di essere ferito. E lui si era fidato.

Spesso era JK che gli suggeriva le mosse più giuste da fare durante l'addestramento, o le risposte più giuste da dare nel momento in cui veniva messo alle strette -arrivando a prendere il controllo se non riusciva a gestire l'ansia.

JK era stato una specie di piccolo angelo personale che era arrivato nella sua vita improvvisamente e che lo aveva portato via e protetto tra le sue ali, vegliando su lui fino ai quattordici anni.

Fino ai loro quattordici anni, si era sentito felice di poter sentire JK, di non essere solo nella sua stanza buia, nelle sue gite a cavallo e nelle sue avventure, avendo sempre qualcuno con cui commentare o parlare a proposito di ciò che li coinvolgeva. 

Poi, qualcosa era cambiato.

Non sapeva cosa, non sapeva perchè e neanche come, ma tutto si era trasformato.

Ancora.

Veniva accusato di cose che non aveva mai fatto, di atti di cui non ricordava nulla, di parole che non avevano mai lasciato la sua bocca, di momenti che non aveva vissuto. Quelle cose erano state fatte da qualcun altro che portava il suo stesso volto senza essere veramente lui. 

E quindi, se prima apprezzava non essere mai da solo, si era trovato a pensare che lui desiderava essere solo. Agognava come l'aria la solitudine, aveva pregato intere notti per poter essere una sola persona, per poter essere finalmente solo.

Ambiva e bramava la compagna solitudine per cui avrebbe anche venduto l'anima pur di ottenerla, perché il non essere da solo si era appena rivelato essere un incubo in cui non aveva scelta. 

Lui non poteva scegliere di chiudere il mondo fuori e rintanarsi nell'oscurità della sua stanza.

No, non poteva farlo, perché non poteva chiudere fuori da quella porta i mostri della sua vita, quando il primo ad esserlo -e a covarli- era lui.

E adesso eccolo li, a combattere ancora una volta contro qualcosa di inesistente, qualcosa che lo rendeva diverso -un mostro. Un alienato, un pazzoide, uno strambo essere che parlava con parti di sè stesso.

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Where stories live. Discover now