26- Voglio portarti a vedere il miglior tramonto di sempre.

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''Tipo? Che sogni facevi?'' Lo sguardo di Niccolò era un misto tra preoccupazione e curiosità e soltanto in quel momento capì che era lui l'unica persona che meritava di sapere. Niccolò aveva vissuto ogni singolo momento insieme a me, senza lasciarmi nemmeno per un attimo, Niccolò era colui che cercava di prendersi sempre il mio dolore per farlo suo, anche quando era lui ad essere distrutto dentro, ed ora ero io che avrei voluto farlo, avrei voluto prendere tutta quella sofferenza che lo logorava e farla mia soltanto, anche se di sofferenza ne avevo già tanta.

''Se vuoi farmi parlare, dovrai darmi un altra graffa'' lui scoppiò a ridere porgendomi poi ciò che avevo chiesto. Avevamo tenute le altre graffe per dopo ma io puntavo quel sacchetto dal momento esatto in cui diedi l'ultimo morso alla prima che avevo mangiato. Ovviamenti non ci misi molto a sporcarmi completamente con lo zucchero, cosa che fece ridere il moro che ormai aveva completamente perso le speranze con me.

''Ho sognato il momento in cui..lei ha aperto gli occhi e ci ha guardato, per poi chiuderli di nuovo. Non è sempre lo stesso sogno, semplicemente sogno dei momenti che ho..che abbiamo vissuto'' Feci un sorriso amaro al ricordo di Camilla che aprì i suoi occhietti per guardarci per poi deglutire a fatica ripensando al momento in cui lei li aveva richiusi tra le nostre braccia. La mia voce era spezzata e cercai di trattenermi, anche se non ci riuscì per molto dato che bastò semplicemente che Niccolò, senza dire nulla, mi strinse tra le sue braccia per farmi di nuovo sfogare il mio dolore tramite il pianto. Ancora una volta Niccolò voleva portarmi via tutto ciò che mi faceva stare male, nonostante erano bastate quelle mie poche parole per far sì che il moro fu costretto ad abbassare gli occhiali da sole sugli occhi, per cercare di nascondermi, anche se con scarsi risultati, i suoi occhi lucidi.

***

Il vicolo dell'amore in Via Toledo era, a mio parere, uno dei posti più belli di Napoli, anche se ci ero stata poche volte. Niccolò non amava molto il romanticismo estremo, tanto che dovetti pregarlo per convincerlo ad andarci. Percorrevamo quei pochi metri mano nella mano mentre i nostri occhi, che fino a pochi minuti si incrociarono tra di loro, in quel momento erano rivolti verso l'alto, dato che quella parte dei quartieri spagnoli era caratteristica proprio per questo, sopra le teste di chi passeggiava lungo quel vicolo e appesi su dei fili c'erano dei cartelloni con frasi di canzoni di cantanti famosi. Negli anni si erano aggiunte anche quelle di Niccolò, ragione in più per cui desideravo così tanto andarci da quando il moro mi aveva detto che mi avrebbe portato a Napoli. Niccolò pero, in quel momento era parecchio silenzioso, mentre osservava ogni singola frase scritta su quei cartelloni che caratterizzavano quel posto, almeno fino a che non si fermò all'improvviso leggendo un particolare cartello che aveva attirato la sua attenzione. Io lo guardi confusa per poi alzare anche io negli occhi nella sua stessa direzione, notando così una frase di una sua canzone, o più precisamente la canzone che il mio uomo aveva scritto poco dopo il peggior momento della sua, anzi della nostra, vita e che aveva dedicato a nostra figlia, quella figlia che nel momento in cui la scrisse e la incise aveva appena perso.

''Stai bene?'' Mi avvicinai a lui e con delicatezza appoggiai una mano sulla sua intrecciando le nostre dita, che erano state a contatto fino a poco tempo fa. Non ero mai stata molto brava con le parole, sopratutto quando si trattava di consolare le persone, sia che si trattasse del mio fidanzato sia che si trattasse di qualche mia amica, ero negata perfino con Priscilla e Gaia, cercavo sempre di sdramattizare facendo battutine, eppure riuscivo sempre a dimostrare tutto il mio appoggio tramite i gesti. Ero sempre stata dell'idea che le parole non servono a niente, se poi non vengono accompagate dai gesti, di qualsiasi situazione si tratti.

''Si, è solo che..è la canzone che ho scritto per Camilla'' lui si voltò verso di me con gli occhi lucidi, aveva tenuto gi occhiali da sole per tutto il giorno, sia per evitare di essere ricoosciuto, cosa che ovviamente fu vana, sia per le solite paure che lo accompagnavano da quando era ancora un adoloscente. Eppure, non era stato difficile notare quel luccichio negli occhi, dato che erano minuti che li teneva rivolti verso l'alto, o più precisamente verso quella frase. Io spostai gli occhi da lui a quella frase, ricordando ancora un Niccolò che la cantó sul palco con gli occhi lucidi e la voce spezzata.

''Lo so amore, a quanto pare c'è qualcuno che si sente come noi'' il testo, ad un orecchio attento, non poteva essere fraintendibile, orecchio che però in pochi avevano avuto dato tutto ciò che era stato detto dai giornali o dagli articoli che si leggevano su internet, nei mesi successivi alla nostra rottura.

''Andiamo a mangiare'' io scoppiai a ridere per il continuo bipolarismo del moro, mentre lui mi guardò male, era passato dall'avere gli occhi lucidi fissando la frase della sua canzone ad indossare il suo miglior sorriso pensando al cibo in meno di un secondo, mentre con una mano cinse la mia vita avvicinando il mio corpo al suo.

''Ma se sono soltanto le sette'' lo guardai storto alzando un sopracciglio mentre lui alzò gli occhi in risposta.

''Lo so, ma voglio portarti a vedere il miglior tramonto di sempre'' lui mi prese la mano facendo intrecciare le nostre dita, iniziando a correre verso la direzione del mare. Nonostante i nostri quasi trent'anni, avevamo sempre mantenuto il nostro lato da Peter Pan, tanto che in quel momento sembravamo due bambini che iniziavano a scoprire il mondo.

Niccolò sapeva sempre come stupirmi e anche in quel momento non aveva sbagliato, sapeva quanto amassi i tramonti, ancora più dell'alba. Quell'aria che si respirava, quelle tonalità che coloravano il cielo mi facevano sentire di aver trovato un posto nel mondo, anche se mi era bastato conoscere e innamorarmi dell'uomo che era accanto a me in quel momento e che mi stringeva tra le braccia, per trovare il mio posto nel mondo, perchè non importa dove eravamo, ma se stavo con lui allora ero a casa.


Buonasera,
chiedo di nuovo scusa per il ritardo e so che il capitolo non è dei migliori, ma ultimamente ho avuto la testa parecchio impegnata.
Spero comunque che vi piaccia, anche se è un capitolo di passaggio. Se vi va, fatemi sapere con una stellina o con un commento.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoWhere stories live. Discover now