Salsa Di Soia

2.1K 105 6
                                    

Esistono davvero poche sensazioni che gli esseri umani non sia in grado di saper spiegare: il frastuono di un sogno che si infrange o l’immensità di un amore corrisposto…ma a mio parere non esisteva nulla di più inaffabile di un attacco di panico.

Sono imprevedibili e questo dettaglio gioca irreparabilmente a loro favore, come quando, navigando, la barca su cui si trova perde improvvisamente velocità proprio mentre si sta attraversando un tratto di mare particolarmente profondo. E’ colpa del motore in avaria? Di una cordinata calcolata in modo erraneo sul decumano? Nessuno lo può sapere. L’unica certezza è che quella piccola imbarcazione potrebbe essere inghiottita nella voragine marina sottostante, se solo le onde del mare provassero un certo languorino.

Era da parecchi mesi che non ne avevo uno: l’ultima volta era accaduto prima di un esame particolarmente importante ed in quel caso dovetti cavarmela da solo. Le mani mi tremavano in modo forsennato, come se fossi stato improvvisamente gettato nella neve gelida mentre gli occhi si annebbiarono di lacrime.

Fu questione di istanti e persi completamente il controllo. Il mio corpo avrebbe impattato con il duro pavimento, se solo Derek non mi avesse afferrato. Lo sentivo chiamarmi con tutta l’aria che aveva nei polmoni ed io, rinchiuso in quella prigione, rispondevo a gran voce…peccato che le mie labbra non si mossero di un millimetro.

Gli altri agenti della stazione, allarmati dalle urla, corsero a vedere che cosa stesse accadendo ma il loro accalcarsi ebbe il solo esito di agitarmi ulteriormente.

“Lasciateci soli” ordinò Parrish, istruendo Derek su come adagiare il mio corpo in una posizione che mi permettesse di respirare al meglio. Non avevano capito che tutto ciò di cui necessitavo era del semplice contatto fisico ma fortunatamente il sourwolf parve intuirlo.

Le iridi dei miei occhi si rovesciarono all’indietro e Derek si arpionò al mio corpo nel disperato tentativo di estorcervi più dolore possibile. Era chino su di me, il suo profumo lo faceva sembrare più vicino di quanto già non fosse.

“Respira con me” disse, cercando di scandire un ritmo che fosse adatto ed entrambi. Mi lasciai completamente guidare dalla sua voce: stavamo soffrendo assieme, ed insieme ne saremmo usciti. “Bene cosi Stiles, riesci a sollevarti?” mi domandò con estrema gentilezza. Senza rispondermi mi sforzai di sollevarmi, non ci sarei riuscito se le sue mani non mi avessero aiutato.

“Ci sei riuscito, lo hai controllato” mi resi conto che ci stavamo abbracciando, solamente quando aumentai la sua stretta attorno al collo. Stavo implorando mentalmente affinché non mi lasciasse andare, non solo in questa situazione ma per sempre.

“Parrish è tutto sotto controllo. Me ne occupo io” il segugio infernale si accovacciò per darmi un’ultima occhiata. Era sempre stato premuroso nei miei confronti, suppongo mi considerasse una sorta di fratello minore. Più volte avevamo scherzato sul fatto di adottarci vicendevolmente e dopo la scomparsa di mio padre, avvertiva il bisogno di prendersi cura di me ulteriormente.

Ovviamente lui e Lydia furono i primi a sapere del decesso dello sceriffo, anche perché erano accanto a me al suo capezzale. Prima di chiudere gli occhi per sempre, mio padre aveva sussurrato qualche parola al vicesceriffo, che subito dopo mi rivolse uno sguardo. Lo sguardo di chi sapeva che avrebbe tenuto sotto la sua ala per tutto il tempo che ne avessi avuto necessità, o per meglio dire…sotto la sua zampa infernale.

“L’hai trovata, non è vero?” non c’era nemmeno bisogno di specificare a cosa si stesse riferendo, immaginavo che fosse stato merito suo se la lettera fosse rimasta in quel cassetto. Annuii, tenendo il capo poggiato sul petto di Derek.

“D’accordo, vi lascio soli. Qualcuno deve pur gestire la centrale. Se avete bisogno di aiuto non esitate a chiamarmi” detto questo, richiuse la porta del mio ufficio.

L'ultimo distintivo Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon