『 CAPITOLO DODICI 』

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Youngjo sospirò, carezzando delicatamente i petali della lillà che aveva raccolto assieme a Hwanwoong il pomeriggio stesso.
Quel fiore piccolino e pieno di vitalità gli ricordava così tanto l'altro ragazzo, e non riuscì a reprimere un sorriso intenerito dopo tale pensiero.

Incredibile come, nonostante avessero passato tutto il giorno insieme, il moro desiderasse ancora con tutto sé stesso continuare a stare con la sirena.
Guardarlo negli occhi grandi ed espressivi, carezzargli di tanto in tanto la mano morbida, ammirarlo tutta la sua bellezza eterea...ormai ne era completamente dipendente anche se faceva fatica a concepirlo.

Nonostante si conoscessero da poco, quel ragazzo era entrato nel suo cuore come un uragano, un fulmine a ciel sereno che aveva illuminato a giorno la fredda oscurità presente dentro Youngjo da fin troppo tempo.
In un paio di settimane era riuscito a far dimenticare al soldato tutto ciò che di brutto era capitato nella sua breve ma intensa vita, a partire dal padre violento che lo aveva costretto a seguire i suoi passi nell'esercito.

Quando si recava alla radura nascosta si sentiva bene, amato, importante. Anche solo un paio d'ore al giorno erano come una boccata d'aria fresca per tutte le brutte cose che erano pronte ad attaccarlo in ogni momento.

Ormai era sicuro di non riuscire più a trattenere dentro di sé quei sentimenti così potenti e intensi senza parlarne con nessuno, quindi optò per fare una passeggiata con Gunhak, deciso più che mai a dirgli tutta la verità sulle mille e più emozioni che lo stavano scuotendo senza pietà.

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<Youngjo perché mi hai portato qui?> gli chiese il giovane con i capelli neri come l'inchiostro, guardandosi intorno confuso.
L'altro ragazzo aveva infatti scelto un posticino tranquillo e al riparo da occhi e orecchie indiscreti, così da poter parlare senza problemi anche di cose molto personali...come potevano essere due creature magiche.

Youngjo sospirò osservando il cielo azzurro e senza neanche una nuvola.
Iniziare sarebbe stato più complicato del previsto.
<Ecco...volevo parlarti di Hwanwoong. Del nostro rapporto.> rispose, portandosi le ginocchia al petto e poggiandoci il mento sopra.

<Sono confuso Gunhak, non so come comportarmi. Ho il terrore di fare la cosa sbagliata, di rovinare tutto quanto e di farmi odiare...non voglio che ciò accada, non lo sopporterei.> mormorò il più grande, mettendosi le mani tra i capelli e tirandoli leggermente dopo averli attorcigliati attorno alle falangi.

L'altro giovane lo guardò un po' indeciso sul da farsi, poi gli mise una mano sulla spalla fissandolo con gli occhi color ossidiana pieni di curiosità ed empatia per quella situazione complicata.
<Youngjo secondo me dovresti semplicemente essere te stesso. Fingere di essere chi non sei veramente ti logora qui dentro.> disse, sfiorandogli il petto <A lungo andare non ricorderesti neanche tu chi sei davvero, perderesti completamente la tua identità. Se a Hwanwoong interessi sul serio sono sicuro che ti accetterà così, con tutte le tue imperfezioni e i tuoi difetti, ma anche e soprattutto con i tuoi pregi.> continuò con un mezzo sorriso, accarezzando piano la schiena dell'amico.
Poche volte si era mostrato così vulnerabile, ricordandogli un piccolo micio che si affaccia per la prima volta al mondo esterno, una creaturina bisognosa di aiuto ma troppo testarda per ammetterlo.

Youngjo si voltò ad osservarlo sorridendo, sinceramente toccato da quelle parole giudiziose e veritiere.
<Hai ragione Gunhak...devo essere solamente me stesso.> disse annuendo convinto <Ma come fai a essere così saggio?> gli chiese ridacchiando, per niente abituato a quel lato coscienzioso e sapiente del collega.

L'altro alzò le spalle sorridendo divertito <Chi lo sa, magari lo sono sempre stato. Però parlando con Dongju ho capito e imparato molte cose.> rispose con un sorriso innamorato che gli si allargava sempre di più sul volto.

𝘙𝘦𝘥 𝘛𝘩𝘳𝘦𝘢𝘥 // 𝙊𝙣𝙚𝙪𝙨 [☑]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora