𝐎𝐍𝐄

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y/n era una comune sedicenne, o forse no.
era una ragazza italiana, trasferitasi in corea all'età di quattro anni, in seguito al divorzio dei genitori.
andò a vivere con il padre, nonostante ciò continuava a vedere la madre regolarmente, quest'ultima morì di cancro quando y/n aveva solo tredici anni.
da quel momento suo padre iniziò a diventare "leggermente" violento nei confronti della figlia.
quello che doveva essere l'uomo più importante della vita di y/n, il suo angelo custode e protettore, era uno sconosciuto capace di farle gelare il sangue.
il cosiddetto capofamiglia, era assente da quasi una settimana.
y/n stava per iniziare il suo terzo anno di liceo, un altro anno in cui la violenza non mancherà.
                                         .
era il quattordici settembre, il primo giorno del terzo anno.
y/n era in ansia, provava disperatamente a nascondere con del fondotinta le tracce di un livido, situato poco più in alto del polso.
aveva la carnagione estremato chiara, pallida.
le si intravedevano le vene, che acquisivano un colore verdognolo, qualsiasi minimo segno era ben visibile.
il fatto che portasse per lo più vestiti scuri non aiutava, ma il fatto che quasi tutti avessero le maniche lunghe si, almeno nessuno avrebbe notato nulla.
quel giorno indossava un maglioncino grigio, aderente e a collo alto.
aveva dei jeans del neri e delle dr martens opache, del medesimo colore.
quando si svegliò, il padre era già uscito di casa, quindi la giornata iniziava quasi "bene":
non doveva incontrare quel verme e non aveva nuovi ematomi, era un traguardo.

la ragazza uscì di casa alle sette e quaranta.
camminando per il viale principale, si accorse di quanto era triste il piccolo paesino di provincia.
delle nuvole scure si facevano spazio nel cielo, creando sfumature uniche.
a y/n piaceva osservare attentamente le nuvole, le considera anime vaganti, libere di volare via da qualsiasi problema, capaci di passare in mezzo agli ostacoli senza alcuna fatica.
immersa nei suoi pensieri e ricordi, arrivò alla fermata del bus in ritardo.
era deserta, l'autobus era già passato.
"iniziamo bene anche quest'anno" si lamentò.
seduto sulla panchina c'era un ragazzo moro.
era incappucciato, con gli occhi puntati sul cellulare.
non voleva sedersi vicino a lui, per qualche strana motivazione, era terrorizzata.
come se non bastasse inziò anche a piovigginare.
l'autobus era in ritardo di tre o quattro minuti.
dopo un paio di secondi questo si fece vedere;
l'unico problema è che non si fermò, sorpassò la fermata, probabilmente a causa del ritardo, nonostante l'autista avesse visto entrambi i ragazzi.
"porca puttana, autista di merda" disse il ragazzo dietro, sembrava serio, ma allo stesso tempo abbastanza tranquillo.
y/n aveva ansia, e quando il ragazzo posò il suo sguardo su di lei, questa peggiorò.
guardò il cielo color cenere, e sbuffò quasi rumorosamente.
la ragazza pallida fece per andarsene, mise in spalla lo zaino lilla che aveva appoggiato sul suolo in precedenza;
stava per uscire allo scoperto, quando sentì una stretta calda al polso.
il sangue che le scorreva nelle vene, si gelò.
non aveva nemmeno il coraggio di voltarsi.
"ti bagnerai se esci allo scoperto adesso" disse una voce quasi rauca.
y/n fece un respiro profondo e si girò, guardò il ragazzo, stava visibilmente male.
stava tremando, era ancora più pallida con le gunce che andavano a fuoco.
deglutì, cercando di non rendere le sue preoccupazioni più evidenti di quel che fossero già.
il moro se ne accorse, la ragazza non era molto brava a nascondere certe emozioni.
lasciò immediatamente il polso minuscolo di y/n, si sentiva quasi in colpa per averla fatta sentire così male.
del resto non poteva sapere cosa stesse accadendo nella vita della povera adolescente.
"mi-mi dispiace, non volevo spaventarti o farti del male" disse il ragazzo dalle labbra rosee.
"non credo che le mie azioni siano affari suoi" disse y/n educatamente, ma con voce preoccupata.
"oh andiamo, non darmi del lei, su per giù avremo qualche anno di differenza, non sono tuo nonno" blaterò lo sconosciuto.
la ragazza minuta si voltò senza rispondere.
"aspetta" disse il ragazzo "prendi questa" continuò.
tirò fuori dallo zaino una felpa nera con il cappuccio e gliela porse gentilmente.
"non ho bisogno dell'aiuto di uno sconosciuto" disse y/n, sputando amarezza.
si voltò lentamente, per poi accelerare il passo sotto le goccioline che le bagnavano le guance e i capelli.
il ragazzo rimase lì, non diede troppo peso alla situazione, nonostante rimase leggermente deluso, probabilmente non l'avrebbe più rivista.
egli tornò a donare le sue attenzioni a quel maledetto telefono.

y/n arrivò a scuola quasi asciutta, aveva percorso una via colma di porticati.
la sua migliore amica rosé le corse incontro appena la vide.
"stai bene? perché hai saltato l'ora di matematica ?"
chiese preoccupata l'amica, anch'ella ignara di cosa accadesse nella vita buia della ragazza.
"va tutto bene, ho solo perso l'autobus" rispose y/n, guardandosi gli anfibi.
stava ripendando al ragazzo che aveva incrociato alla fermata.
metabolizzò quanto accaduto, si rese conto di aver reagito in modo strano.
perché avere paura di qualcuno che avrebbe voluto aiutarla?
perché questa realzione? perché non era riuscita a controllare le parole e le azioni?

scosse la testa e decise di pensare ad altro.
mancavano pochi minuti alla lezione di latino.
y/n studiava in un liceo classico.
la sua giornata scolastica fu abbastanza noiosa e scontata, tutti si riabbracciavano e facevano i finti sorrisetti.
la ragazza non aveva molti amici, a parte rosé non considerava nessun'altra "amica".
anche l'ultima campanella si fece sentire tra i corridoi, fin dentro le classi.
uscirono tutti, eccetto y/n.
odiava la confusione che si creava all'uscita, aspettava sempre qualche minuto prima di andare via.
dopo essersi incamminata verso la fermata, notò che il cielo si era schairito, era quasi interamente limpido, così immensamente celeste.
arrivata alla sua prima destinazione, cercò il ragazzo dai capelli color carbone.
il motivo? non lo sapeva nemmeno lei, voleva solo gurdarlo meglio, per capire chi fosse.
dopo una decina di minuti, passati ad osservare ogni minima sagoma umana di sesso maschile, arrivò il bus.
quando la ragazza entrò si accorse di aver lasciato i soldi nell'armadietto in classe.
"che giornata fantastica" pensò.
cercò connlo sguardo qualcuno che conoscesse abbastanza da poter chiedere i soldi per il biglietto, alla fine erano solo 2000₩ (1,50€).
quando il controllore passò per i sedili y/n era nel panico più totale.
mentre frugava nello zaino in cerca di un biglietto magico, pronto a salvarle il culo, diede involontariamente una gomitata alla persona accanto a lei.

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⏰ Last updated: Aug 29, 2020 ⏰

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𝐃𝐄𝐓𝐀𝐈𝐋𝐒 || hwang hyunjinWhere stories live. Discover now