My Diary {1}-[Tododeku]

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[tododeku | my hero academia | boy×boy | Shōto Todoroki×Izuku Midoriya]

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Dopo il festival sportivo e molte avventure, Midoriya Izuku iniziò a prestare più attenzione a quello che reputava uno dei suoi amici più cari: Shoto Todoroki. Todoroki da parte sua, cercava di capire i sentimenti contrastanti, positivi e negativi, che lo tormentavano ogni notte, raccontando ad un quadernino le sue giornate.

Midoriya's pov

Ero in classe immerso nei miei pensieri aspettando il suono tanto atteso della campanella di fine lezioni, quando vagando con lo sguardo per la classe mi soffermai sul banco di Todoroki. Aveva la testa chinata su un quaderno, stava scrivendo qualcosa, in un primo momento pensai che stesse prendendo appunti, ma quando la sua matita inizio a disegnare qualcosa che non riguardava la lezione, capii che poteva essere il suo diario. D'altronde glielo vedevo spesso sul banco, quel piccolo quaderno grigio, sembrava ci tenesse molto, probabilmente non voleva far saper quello che ci scriveva.

Suonò la campanella e decisi di parlargli e magari anche proporgli di pranzare insieme.
«Ehi, Todoroki-kun!» dissi avvicinandomi e salutandolo con un piccolo movimento della mano «Ti va se pranziamo insieme?» gli proposi. Lui con un impercettibile movimento della testa acconsentì.
Ci dirigemmo in mensa e dopo un po' presi coraggio e gli domandai «Oggi ti ho visto disegnare, posso vedere quello che hai fatto? Sai, anche a me piace molto disegnare» lo vidi sgranare lievemente gli occhi restando in silenzio, per poi tornare nella sua espressione abituale. Ebbi paura di averlo in qualche modo ferito, quindi mi affrettai ad aggiungere «Se non vuoi non importa, non è un problema!» lo vidi rilassare le spalle e decisi di lasciare perdere l'argomento.

Todoroki's pov

Vedendo l'espressione leggermente delusa di Midoriya mi sentii in colpa per la mia reazione, ma non potevo condividere con lui il contenuto del mio diario, è troppo personale.
Iniziai a esprimermi scrivendo sotto un consiglio di mia sorella Fuyumi, dopo che nostra madre venne mandata in un ospedale psichiatrico. Il diario conteneva la mia triste infanzia, che non avevo mai raccontato a nessuno, non volevo che qualcuno soffrisse come me per colpa di quel bastardo di mio padre.
L'unica cosa che mi dava conforto era dare una forma ai miei pensieri scrivendo o disegnando in quelle pagine che ogni tanto si bagnavano di lacrime amare.

Il pranzo finì velocemente, così decisi di sollevare il morale di Midoriya e farmi perdonare facendogli vedere dei disegni che avevo nella mia camera del dormitorio. «Scusa per prima... Ti va se ti faccio vedere alcuni miei disegni?» gli domandai leggermente in imbarazzo, ma senza farlo notare. «Sì, certamente!» mi rispose lui, con gli occhi che gli brillavano.
A quella vista così dolce e innocente non potei fare a meno di accennare un sorriso, che lui notò ricambiando.

Aprii la porta della mia camera lasciandolo passare, ma non appena raggiunse la scrivania restò a bocca aperta «Wow! Non pensavo fossi così bravo!» esclamo, per poi aggiungere con una nota di tristezza «I miei disegni a confronto sono quelli di un bambino...» Io ridacchiai silenziosamente, ma lui sembrò notarlo perché si girò di scatto guardandomi male, allora mi sbrigai a dire «Non essere pessimista, non saranno così male» aggiungendo poi «Perché non me li fai vedere? Così posso aiutarti a migliorare» lui mi guardò subito più sollevato e sereno.
Ci demmo appuntamento per quel pomeriggio verso le 18 per una lezione veloce di disegno.

Mi stavo incamminando verso la camera di Midoriya per vedere se era negato nel disegno, come sosteneva. Ad un certo punto sentii un rumore di fogli alle mie spalle e mi accorsi che il mio prezioso diario era caduto per terra, mi affrettai a raccoglierlo insieme ai fogli caduti, per poi nasconderlo velocemente nello zaino tra altri quaderni.
Arrivato da Midoriya ci salutammo e mi fece sedere di fronte alla sua scrivania, osservai per qualche minuto i suoi disegni, continuando a sentire il suo sguardo bruciare sulle mie spalle. Non riuscendo più a ignorarlo mi voltai «Non capisco perché dicevi che non eri bravo a disegnare, non ti serve che io ti aiuti, sei già molto bravo» vedendolo arrossire, accompagnai la frase da un piccolo sorriso. «G-grazie Todoroki-kun!» disse in un imbarazzo crescente.

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