Capitolo quarto *Boyd*

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"B... Boyd. Che ci fai qui?" sussurrò, ancora a corto di fiato.

Doveva essere spaventata a morte da qualcosa, perché tremava come una foglia nonostante fosse pieno agosto e ci fossero approssimativamente trenta gradi.

Sembrava ancora più minuta di quello che era, si abbracciava il busto sfregandosi le mani sulle braccia e guardava dovunque tranne che nella mia direzione.

Indossava un leggero maglioncino celeste e dei jeans aderenti, i sandali che prima teneva in mano le erano caduti a terra quando si era aggrappata a me e aveva i lunghi capelli biondi legati in una coda alta.

Era dannatamente bella e sembrava così indifesa che in quel momento avrei voluto fregarmene di tutto e abbracciarla fino a portarle via dalla mente qualsiasi cosa la preoccupasse. 

"Fragolina, dovrei essere io a farti questa domanda. Questo solitamente è il mio rifugio segreto" le risposi, mentre meditavo sulle prossime mosse.

Era evidente che fosse successo qualcosa, ma dovevo andarci piano: Blaire non avrebbe mai permesso troppe domande.

Si guardò intorno come se si accorgesse solo in quel momento di dove si trovasse, poi alzò lo sguardo verso di me per un istante:

"È un bel posto"

"È tranquillo e verso sera non c'è mai nessuno. Beh, a parte te. Ma sei una piacevole sorpresa" risposi.

Lei mi fece un sorriso veloce, come di cortesia, che non arrivò ad illuminarle gli occhi.

"Già, ero solo di passaggio. Ora dovrei proprio tornare a casa" mormorò.

Non l'avrei lasciata andare in quello stato. Nemmeno per sogno, cazzo.

Sospirai e le alzai il mento con due dita per far sì che mi guardasse, lei spalancò i grandi occhi verdi ancora pieni di spavento e li puntò nei miei.

Mi ci volle uno sforzo per mantenere la concentrazione.

"Davvero, Blaire, stai bene?" le mormorai, così vicino che potei sentire il suo profumo.

La vidi deglutire e gli occhi le si riempirono un'altra volta di lacrime.

Cazzo, cazzo. Dovevo scoprire cosa avesse.

"No, io... io non... Si, sto bene" balbettò infine, distogliendo lo sguardo da me.

"Blaire... puoi parlare con me"

"No invece, non posso. Non ti conosco, ti ho incontrato solo stamattina! So a malapena come ti chiami!" sbottò, in un tono che avrebbe voluto essere freddo, ma che fece invece intuire molto altro.

Sospirai e mi sedetti sulla sabbia, non prima, però, di averla tirata giù con me.

Blaire mi guardò sbalordita, ma non oppose resistenza e mi si sedette accanto.

"E non ti pare perfetto il fatto che non mi conosci? Accidenti, posso essere il confidente perfetto! Nessun giudizio, nessuna opinione studiata... niente di niente. Solo le mie grandi spalle su cui piangere" le dissi in tono allegro e mi battei una mano sulla spalla che si trovava vicino a lei.

"È un'assurdità, lo sai anche tu" rispose, guardandomi di sottecchi, ma senza riuscire del tutto a trattenere un sorriso.

"Io non penso lo sia e sai perché?"

"Perché?"

Mi avvicinai d'improvviso a lei e misi la bocca vicinissima al suo orecchio, sentendola trattenere il fiato:

"Beh, perché adorerei essere il tuo punching ball contro i problemi, fragolina. Ma non lo dire troppo in giro, perché è un favore personale che farei solo a te" le sussurrai con un sorriso.

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