Capitolo quarto *Boyd*

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Non mi curai nemmeno di mettermi le scarpe, la sensazione della sabbia sotto ai piedi era una tra le mie preferite.

Di Annapolis adoravo la tranquillità placida, il fatto che posti come quella spiaggia fossero quasi sempre deserti.

Alle volte mi mancava la freneticità delle grandi città, ma quella cittadina del Maryland, con poco più di trentamila abitanti, era il rifugio ideale per chi dietro a sé aveva lasciato solo terra bruciata e desiderava ricominciare.

Cosí, quando mia sorella aveva iniziato a frequentare il St.John's college, non ci avevo pensato poi molto prima di lasciarmi tutto alle spalle e seguirla.

Per un breve lasso di tempo avevo anche frequentato un corso di laurea nel suo stesso college, ma poi le cose con papà erano peggiorate e avevo preferito che almeno mia sorella continuasse a studiare.

Camminavo scalzo guardando le onde che si infrangevano dolcemente sul bagnasciuga, ma quella sera, differentemente dal solito, nemmeno il suono del mare riusciva a svuotarmi la mente.

Pensavo a mio padre, a quanto ancora avrebbe potuto continuare con quella vita sregolata prima che il suo fisico già debilitato cedesse.

Pensavo a Chloe, a come avrei voluto tenerla fuori da tutto lo schifo con cui eravamo costretti a confrontarci ogni giorno, a come avrei voluto solo poterle garantire di viversi spensieratamente i suoi diciotto anni, le sue prime esperienze al college.

Ma più di tutto, pensavo ossessivamente a Blaire.

A quanto la mia vita sarebbe cambiata nei prossimi mesi, a ciò che mi aspettava.

M'illudevo di pensare a lei solamente per il mio incarico, ma sapevo che in realtà non sarei riuscito a togliermela dalla mente neanche se avessi voluto.

Era un casino, perché conoscevo le regole.

Conoscevo le imposizioni che mi proibivano qualsiasi coinvolgimento personale e sapevo che erano imposizioni dannatamente giuste.

Calciai un po' di sabbia cercando ancora di togliermi dalla testa quei pensieri sconclusionati, ma non appena alzai lo sguardo, la vidi.

Dovetti stringere gli occhi un paio di volte prima di esserne sicuro, d'altronde sembrava un'assurda coincidenza, ma avrei riconosciuto ovunque i lunghi capelli biondi ora agitati tutt'intorno a lei e le sue esili forme.

Correva tenendosi i sandali stretti tra le mani e con i piedi nudi affondava nella sabbia.

Proveniva dalla parte opposta rispetto a dove camminavo io ed era ancora abbastanza lontana, ma notai subito che qualcosa non andava: la corsa non era spensierata, sembrava stesse scappando da qualcosa e la sua espressione era contratta in maniera innaturale.

Blaire stava piangendo.

Senza pensarci due volte affrettai il passo e le fui vicino in pochi istanti, ma non appena lei alzò lo sguardo e mi vide, strabuzzò gli occhi e per la sorpresa perse l'equilibrio.

La afferrai fulmineo per le braccia per evitarle la caduta e lei si aggrappò alle mie spalle ansimando.

"Blaire, stai bene?" le chiesi subito, cercando di scrutare il suo viso.

Fece un verso strozzato e la vidi digrignare i denti per la mia presa sulle sue braccia, anche se la stavo appena toccando.

La lasciai immediatamente e lei espirò di scatto, come se le avessi veramente fatto del male.

Il cuore mi sprofondò nel petto.

"Blaire?" insistei ancora, visto che lei non accennava a rispondere.

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