23- Ora del decesso, 11.42.

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"Non è giusto,  non meritava tutto ciò" iniziai a singhiozzare lentamente mentre delle  lacrime scivolavano lungo il mio viso, che io mi apprestai ad asciugare. 

"Non è mai giusto" lui si voltó verso di me e lentamente mi  abbracció, stringendomi poi tra le sue braccia. Io mi lasciai andare  sfogando tutto quel dolore nel suo abbraccio. Sapevo che non era Niccolò  e mai lo sarebbe stato, quella sensazione di sentirmi a casa non  l'avrei provata con nessun altro, eppure in quel momento un abbraccio  era la cosa di cui avevo bisogno.

"Dottoressa, mi scusi.."  Caterina, l'infermiera che era di turno in quel momento, mi richiamò  all'attenzione, facendomi d'istinto staccare dalle braccia del biondo.

"Sara,  sta male" Adriano era corso verso di me con Lorenzo in braccio, il  bambino era completamente sudato e dagli occhi di Gaia e Adriano  traspariva soltanto preoccupazione è paura. Gabriele, Priscilla e  Niccolò li avevano accompagnato e anche loro non erano del tutto  tranquillo, anche se dagli occhi del moro traspariva anche rabbia, ciò  significava che mi aveva visto tra le braccia di Marco.

"Ragazzi  state calmi, altrimenti non capisco nulla" appoggiai delicatamente la  mano sulla fronte di Lorenzo notando quando in realtà fosse caldo. Gaia  non riusciva a calmarsi nemmeno per un secondo mentre teneva la mano di  suo figlio.

"Caterina, puoi accompagnarli in sala e provare la  temperatura? Io arrivo tra un attimo" i ragazzi seguirono l'infermiera  fino alla prima sala disponibile, anche se Niccolò rimase un po'  indietro non riuscendo a staccare gli occhi da me.
Io mi voltai di  nuovo verso Marco ringraziandolo sia per il fatto che, come mi aveva  sempre detto, nel momento del bisogno in lui avrei sempre trovato una  spalla su cui piangere, sia perché aveva capito la situazione offrendosi  di andare lui a parlare con i genitori di Mirko.

"Che cazzo era  quello?" Mi diressi verso la sala dove l'infermiera aveva fatto  accomodare Lorenzo, raggiungendo Niccolò in pochi passi, che notai  essere parecchio infastidito.

"Cosa?" Mi voltai verso di lui  confusa anche se non potevo ben percepire il suo sguardo, dato che a  causa della sua ipocondria non indossava soltanto gli occhiali da sole  ma era parecchio imbacuccato.

"Eri ben stretta tra le sue  braccia, o mi sbaglio?" lui si fermó sul posto prendendomi il polso,  costringendo così anche me a fermarmi e guardarlo negli occhi, seppur coperti dagli occhiali da sole.

"Che  film ti stai facendo? Non hai visto nulla" mi liberai dalla presa del  moro che fece un ghigno nervoso. Sapevo che il discorso non era finito  lì, quando Niccolò si metteva in testa una cosa ce ne voleva prima di  convincerlo del contrario, ma sapevo anche che nella medicina ogni  secondo era importante e io non potevo permettermi di fare anche solo  uno sbaglio con Lorenzo, solo per delle paranoie di Niccolò.

Entrai  nella stanza trovando i ragazzi, con ancora la preoccupazione dipinta  sul volto, insieme al piccolo Lorenzo e all'infermiera, che soltanto in  quel momento mi porse il termometro che segnava una temperatura di 39.8

"Ditemi  che è successo" mi rivolsi maggiormente ad Adriano e Gaia, in quanto  loro genitori, mentre gli altri tre ragazzi, compreso Niccolò, erano in  disparte osservando ogni mio singolo movimento. Indossai i guanti mentre  ascoltavo attentamente ogni singola parola che uscisse dalla bocca  della mia migliore amica.

"È stato tre giorni dai nonni e oggi  ci hanno chiamato che aveva la febbre alta e vomito. Continuava a dire  che gli faceva male la pancia e abbiamo notato avesse un piccolo  rigonfiamento a livello dell'ombelico" annuì semplicemente avvertendo  poi i due ragazzi che avrei visitato Lorenzo, anche se il bambino non  era molto propenso a farsi visitare, tanto che Adriano ci mise un po' a  convincerlo. Non potevo dare diagnosi certe senza visitare il paziente,  ma se la mia idea era giusta, tutto ciò non sarebbe piaciuto a nessuno.

"Caterina,  puoi richiedere un consulto urgente dal dottor Cataldo?" Lei annuì per  poi uscire dalla sala intenta a chiamare Marco. Probabilmente, e se non  mi sbagliavo, Lorenzo avrebbe avuto bisogno di un intervento urgente e  non potevo affidare la vita del piccolo ad una persona di cui non mi  fidassi ciecamente.
Alzai la maglietta di Lorenzo vidi proprio quel  piccolo rigonfiamento al livello dell'ombelico, di cui mi accennava la bionda.

"Sara,  dimmi" proprio in quel momento nella sala vidi entrare Marco che si  avvicinò al paziente. Notai dallo sguardo di Niccolò che non fosse del  tutto contento della sua presenza, ma data la situazione fortunatamente  riuscì a trattenersi. Io lentamente toccai quel piccolo rigonfiamento  sentendolo fin troppo duro, così da avere la certezza che la mia  diagnosi era certa.

"Febbre alta da tre giorni, ora ha 39.8 e  vomito continuo" lui annuì semplicemente senza esporsi fin troppo. La  situazione non era del tutto semplice e fortunatamente lui lasció  parlare me con Gaia e Adriano, in fondo li conoscevo da una vita,  sapevo un po' come prenderli anche se dire ad un genitore che tuo figlio  sarebbe dovuto finire sotto i ferri non era mai semplice, nemmeno se  erano i tuoi migliori amici. Marco uscì dalla stanza liquidandomi con un  semplice "vado a prepararmi" mentre io pensai alle parole più giuste  per usare con i due ragazzi.

"Non è niente di eccessivamente  preoccupante. È un ernia ombelicale che si sta infiammando, la cosa  negativa è che non esiste nessuna terapia farmacologica efficiente e  dovremmo intervenire chirurgicamente" I ragazzi da un lato si  tranquillizzarono ma dall'altro erano parecchi confusi dalle mie parole. In università ti insegnano qualsiasi cosa, o quasi, dalle procedure base per un l'intervento più semplice a quello più complesso. Eppure non ti dicono come parlare con un paziente, quello lo impari con l'esperienza, quando perdi un paziente, due, tre. Impari che in quel momento non ha importanza chi hai davanti, devi assumere un comportamento apatico, non devi farti coinvolgere e impari che non sempre le parole che pronunci possono essere ben comprese. E assumere un comportamento apatico davanti ai miei migliori amici non era per niente semplice.

"Che significa?" stavolta era stato Niccolò a prendere parola, esprimendo quel concetto che tutti i miei amici stavano pensando. Era palese che il moro fosse abbastanza teso per la situazione, non lo dava molto a vedere ma teneva a quel bambino allo stesso modo a cui teneva ad Adriano. Per un attimo decisi di uscire dai panni di dottoressa ed entrare in quella di amica.

"Che Lorenzo deve essere operato urgentemente, prima che peggiori" Gaia a quelle parole scoppiò a piangere di nuovo, mentre Adriano, non so se guidato dalla razionalità o dalla paura acconsentì subito. Io mi avvicinai lentamente alla mia migliore amica, conoscevo bene quella sensazione di paura per il proprio bambino che stava provando, presi le sue mani tra le mie, facendo in modo che lei alzò lo sguardo verso di me.

"Gà ascoltami, capisco benissimo la sensazione di paura che stai provando in questo momento. Ma è un intervento semplicissimo con rischi quasi inesistenti e purtroppo è necessario, non te lo avrei nemmeno detto se ci fosse stata un altra opzione" Gaia annuì anche se era ancora titubante all'idea che suo figlio sarebbe dovuto finire sotto i ferri. Adriano intanto si era avvicinato a Lorenzo, sussurandogli parole che era destinate a rimanere un loro segreto.

"Ti fidi di lui?" sentivo i suoi occhi perforarmi l'anima mentre traspariva soltanto speranza. non potevo non essere sincera con lei, sopratutto in quel momento in cui in gioco c'era la vita di suo figlio.

"Non ti parlo da medico, ti parlo da migliore amica. Non metterei mai la vita di Lorenzo nelle mani di qualcuno di cui non mi fido. So che a te non va a genio come persona, ma fidati di me quando ti dico che è il migliore nel suo campo'' Gaia fortunatamente si convinse e acconsentì, così Lorenzo venne preparato per l'intervento che si sarebbe tenuto da lì a pochi minuti.

Era stata una giornata pesante e sembrava non avere fine, dato che l'orologio indicava soltanto qualche minuto dopo le quindici. E in quel momento, avrei desiderato davvero qualcuno che mi insegnasse a sopravvivere a quelle giornate in ospedale.


Buonasera.

Capitolo un pò tragico ma ne avevo assolutamente bisogno per il seguito della storia.
Non sono molto esperta di tutto ciò che avviene all'interno dell'ospedale ne delle procedure per curare una qualsiasi malattia, quindi se ho sbagliato qualcosa chiedo scusa e se volete farmelo presente, lo correggerò subito.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate del capitolo con un commento o una stellina, anche se il commento dovesse essere negativo.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoWhere stories live. Discover now