L'onore del Nome

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Ripresi conoscenza sopra una portantina, trascinata da un cavallo. Ero pieno di polvere e mi sentivo come se fossi stato schiacciato da una montagna. Doveva essere quasi mezzogiorno, io sentivo la gola che mi bruciava dalla sete e il tremendo mal di testa dato dal sole implacabile.

Mi guardai attorno, per quello che potevo vedere in quel polverone: i compagni erano ancora tutti vivi, tranne quei pochi che avevo visto giacere a terra al campo la sera dell'attacco, Leandro ed Efialte erano in piedi e marciavano in sella ai loro cavalli, vicino al vecchio incappucciato. Gli Immortali erano con noi. Non sapevo cosa pensare a riguardo.

Certo, gli Immortali erano fenomenali guerrieri la cui fama precedeva senza dubbio le loro lame e si sarebbero rivelati un alleato prezioso, ma se il vecchio stesse mentendo? Come potevo essere certo delle loro intenzioni?

Dovevamo aver percorso molta strada, poiché il paesaggio era notevolmente cambiato: le alte colline in cui eravamo immersi prima si erano diradate fortemente, lasciando spazio ad una sorta di altopiano costeggiato da boschi imponenti. Stavamo risalendo il corso di un fiume.

Ci fermammo, dopo meno di due ore dal mio risveglio, presso un grande olmo che dava ombra e riposo. Il corso d'acqua continuava a scorrere placido, mentre i nostri montavano il campo.

Quello che si era salvato dalle fiamme la notte dell'attacco fu recuperato e caricato sui cavalli, per essere portato con noi. Le condizioni del campo erano cambiate, dato che c'era meno spazio. Avevamo circa una tenta ogni due persone e non ci lamentavamo certo di questo, ma alcuni di noi tolleravano a stento la presenza dei guerrieri Immortali. L'attacco, dopotutto, lo avevano sferrato loro ed erano stati loro ad eliminare il nostro comandante e a uccidere i nostri fratelli. In più, ora sapevano tutti quanti della statuetta e del pericolo incombente del demone. Nessuno, tuttavia, si oppose a questo "cambio di piani": il fatto che dovessimo comunque recuperare l'Egida di Alessandro e riportarla in patria coincideva col mandato regale, dunque la situazione non cambiava, come sostanzialmente non cambiava lo scopo. Riposai ancora un poco, dopodiché decisi che era il momento di andare a chiedere delucidazioni al vecchio riguardo ciò che ci attendeva. Il campo era, sostanzialmente, diviso in due: da una parte stavano i macedoni, stretti e stanchi nelle loro tende di cuoio, dall'altra gli Immortali, capitanati dal vecchio incappucciato.

Trovai il vecchio all'ombra del grande olmo, intento a parlare con uno dei suoi guerrieri, un gigante molto più alto di me e con la corporatura di un orso. Mi avvicinai e attesi, a qualche passo di distanza, che il vecchio terminasse la conversazione. Dopo nemmeno un minuto egli congedò l'enorme guerriero che si sedette poco distante, con la schiena contro l'albero.

- Sono onorato della tua visita, Antifonte. Come ti senti?

- Lascia perdere come mi sento. Sono venuto qui perché intendo fare un po' di chiarezza su tutta questa faccenda. Anzitutto, chi sei? Come fai ad avere al tuo seguito degli Immortali? Come faccio a sapere che non sei tu quello al servizio di Seleuco?

Il vecchio si sedette su una pelle ai piedi della pianta e mi invitò a fare lo stesso. Prese una due coppe di legno e le riempì di un liquido scuro e caldo, nel quale infuse delle erbe da un sacchetto, ne porse una a me e bevve una lunga sorsata, dopodiché cominciò:

- Il mio nome è Azramandis, sono un alto sacerdote del culto del Maestro e Creatore del Mondo Ormuz Ahura Mazda,il nostro sovrano celeste. Il mio compito è proteggere il segreto dell'Antica Porta e impedire che il male che vi è imprigionato dietro venga scatenato. Servivo il Gran Re, quando ancora esisteva l'impero persiano e, sotto altre spoglie, ho servito molti dei re del passato. Questi Immortali non fanno parte della guardia reale. Quando Alessandro il Macedone venne a darci battaglia, prima ad Isso poi ad Arbela, il sovrano richiese la loro presenza, ma il dio non volle e loro non vi presero parte. Non sono solo Immortali, sono la loro élite. Benedetti dai nostri déi e dai nostri sovrani, questi uomini sono votati, per tutta la vita, ad un solo compito: proteggere l'Antica Porta. Quando conobbi Alessandro, egli mi confidò di essere al corrente del grande male e mi propose di conservare l'Egida in quel luogo, in modo tale da poter impedire al Senza-Faccia di rompere il sigillo. Stando a quanto ne so, quando egli tagliò il nodo Gordiano, divenne protettore dell'Asia in ogni senso, anche nella lotta contro il demone.

L'Egida di AlessandroWhere stories live. Discover now