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Ema cercò freneticamente sotto il suo banco quella mattina, provando a vedere se l’anonimo avesse lasciato una risposta, perché lei non sarebbe stata in quella classe fino a tardi, e non riusciva a contenere il suo entusiasmo. Today is the day pensò.

Aggrottò profondamente la fronte, quasi sicura che si sarebbero create delle rughe, quando realizzò che l’anonimo non le aveva risposto. Cosa aveva fatto? Controllò disperatamente ogni banco della sua fila, forse Mr. Katutis ha cambiato i posti, pensò.

Nel momento in cui suonò la prima campana, segnando l’inizio della prima ora, Ema sentì come se stesse per essere sommersa dalle proprie lacrime. No, si disse. Non piangerò per un qualunque  ragazzo che non conosco nemmeno. Inciampò nei propri piedi mentre stava uscendo dalla classe. “Hey, Ema.” Una voce la chiamò. Ema alzò lo sguardo e vide un viso mai visto prima.

“Come sai il mio nome?” chiese bruscamente.

“Non lo so,” rise il ragazzo. “Lo so solamente. Comunque, è adorabile, sai. La tua relazione con ‘anonimo’. Ma non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno, perché io e ‘anonimo’ siamo buoni amici. Inoltre, mi ha fatto giurare…”

Ema fulminò con lo sguardo questo ragazzo dall’aspetto asiatico. “Okay? Ma prima di tutto come fai a sapere di noi?” sogghignò. “Sono abbastanza sicura che non te lo abbia solamente detto.”

“Wow” borbottò lui, grattandosi la testa. “Aveva ragione, sai essere antipatica. E, ‘anonimo’ me lo ha detto, certo, come potrei saperlo sennò?”

“Quindi lui ti anche detto che sono antipatica?”

“Si, ma prima che la vostra relazione diventasse ufficiale.”

“Non stiamo insieme, lo sai.” gli ricordò.

“Si, lo so. Ma io tifo perché voi vi mettiate insieme. È meglio che vada in classe ora. Ciao, Ema.

“Ciao…”

-          -      -

Durante la giornata il comportamento di Ema era migliorato, e prima che lo sapesse, era ora di pranzo. Era molto eccitata e si avviò verso la biblioteca correndo verso la cattedra della bibliotecaria. “È venuto qui n ragazzo?” sputò fuori.

La bibliotecaria lentamente si levò gli occhiali ed alzò la testa dal libro che stava leggendo. “Ti sembra che mi importi se un ragazzo è entrato qui? Non lo so, un gruppo di ragazzi è venuto qui per leggere, come puoi vedere.” la bibliotecaria indicò il gruppo di ragazzi che stava giocando a calcio nella biblioteca.

“Oh mio.” Respirò Ema. Perché venire in biblioteca a leggere se si può giocare a calcio?

“Si, scusa un momento. RAGAZZI.” Urlò ai ragazzi Miss Hancock. Tutti si girarono verso di lei ed Ema avrebbe potuto giurare di aver visto i loro occhi uscire dalle orbite. Dire che Miss Hancock era carina era poco. Era giovane, circa 23 anni, con i capelli di un biondo ossigenato, mentre la radice era marrone, quindi si poteva dedurre che fosse castana, e indossava un vestito floreale in pizzo.

Il gruppo di ragazzi camminò oltre Miss Hancock, mostrandole un sorriso veloce. Ema notò solo due ragazzi. Il primo era il ragazzo che le aveva parlato in atri, l’asiatico, il secondo era proprio di fianco al ragazzo asiatico ed aveva gli occhi blu con un piercing al labbro, che indossava la stessa uniforme degli altri, ma non accennava un sorriso. “Si signorina?” chiese uno, guardandola maliziosamente.

“”Potete fare meno casino?”

“Tutto per te, piccola.” rispose sempre lo stesso ragazzo sfacciatamente.

“Mhm.” Lei canticchiò. Ema decise che era giunto il momento di cercare l’anonimo quando se ne andò dal gruppo.                                                                                                                                                                                                                                         - - -

Ema stette lì, cercandolo, anche dopo che il gruppo se ne andò.

“Dolcezza?” chiese Miss Hancock. Ema notò un cambiamento nella sua voce, probabilmente perché era ora di chiudere la biblioteca e di andare a casa.

“Si?” fiutò Ema.

“Stai cercando qualcosa? Non ho mai visto qualcuno stare qui così a lungo.” riflettè.

“Si, lo stavo facendo.”

“Cosa sarebbe?” Miss Hancock si sedette a terra di fianco ad Ema mentre lei cercava di contenere le lacrime.

“Chi.” La corresse Ema.

“Cosa?”

“Sto cercando qualcuno.”

“Oh, chi sarebbe?”

“Il mio Principe Azzurro.” Ema non riuscì più a contenersi. Versò una lacrima e, senza saperlo, era diventata una cascata.

“Oh, amore.” Miss Hancock non sentì nulla oltre che alla compassione per la ragazza singhiozzante d fronte a lei. Miss Hancock la avvolse in un abbraccio e le strofinò la schiena confortandola. “Vuoi parlarne?”

Ema scosse la testa per dire di no, ma non potè fermare le parole che uscivano dalla sua bocca.”—e non è qui.” finì. Nel momento in cui Ema finì di parlare le lacrime si fermarono e rimase solo il segno del mascara colato.

“Non preoccuparti, se era lui, sarebbe venuto, ma non l’ha fatto. È destino, okay? Questo è successo e tu puoi trovare il tuo reale Principe Azzurro. Devi capire che il ragazzo di cui sei ossessionata è un errore.

“Lui non è un errore.” Disse Ema con voce strascicata, spostandosi i capelli. “Ne sono sicura. I-io gli darò solamente un’altra chance. Tutti hanno bisogno di un’altra possibilità.”

“Sei una ragazza dolce.” Disse Miss Hancock. “Ma non sono sicura che ne meriti un’altra. Comunque la biblioteca sta chiudendo e dovresti andare, vengono a prenderti?”

“Di solito prendo l’autobus, ma lui mi avrebbe dovuto accompagnare a casa oggi, quindi no.”

“Ti ci porto io oggi.” sospirò.

                                                                           -  - -

“Proprio qui.” Disse Ema quando Miss Hancock arrivò a casa sua.

“Okay, passa una buona serata, amore.” Disse Miss Hancock agitando la mano.

“Grazie ancora per il passaggio.” Ema si precipitò fuori, correndo verso casa.

Si trascinò sulle scale per arrivare in camera sua, le scale scricchiolavano ad ogni suo passo. Si cambiò velocemente per andare a letto, chiedendosi come avesse fatto a restare in biblioteca per così tanto tempo, senza pranzare. Quando fu finalmente pronta per andare a letto, ci saltò dentro, chiudendo immediatamente gli occhi. Non poteva fermare i suoi pensieri riguardo ‘l’anonimo’. Sarebbe per sempre rimasto anonimo con lei?

Desk Notes-Luke Hemmings (Italian Translation)जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें