20- E non nascondere le lacrime, che tanto scendono in basso.

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"Che ne dici se ci andiamo insieme a trovarla?" Io alzai lo sguardo verso di lui dopo aver sentito le sue parole sussurrate, mentre lui continuava a lasciarmi dei delicati baci tra i miei capelli cercandomi di farmi calmare. Per l'ennesima volta mi persi in quegli occhi color cioccolato, che in quel momento cercavano di trasmettermi tutta la tranquillità del mondo, anche se essa era ben lontana dal mio umore in quel momento.

"Quando?" Annuì alla sua domanda, rendendomi conto che dovevo e potevo farlo soltanto con lui. Soltanto Niccolò capiva la sofferenza, il dolore e tutte le sensazioni che stavo provando.

"Facciamo colazione e poi andiamo" lui rispose con tutta la nonchalance del mondo, tanto che lo guardai confusa ricordando la giornata che lo aspettava, mentre lui si dirigeva in cucina, seguito poi da me.

"Ma se hai il concerto stasera, devi andare alle prove" Niccolò quella sera avrebbe tenuto un concerto a Roma, allo stadio Olimpico, dove era già tutto sold-out da mesi. Il moro si voltò verso di me mentre era intento a preparare i due caffè, guardandomi con un sorriso malizioso. Era stato Adriano a dirmi del concerto che si sarebbe tenuto quella sera, non che non lo sapessi già, aggiungendo anche che Niccolò non mi aveva detto nulla in quanto non sapeva se ci tenessi ad andare.

"Dai Nì, non guardarmi con quella faccia. Sai che sarei venuta, anche se a volte mi stai sul cazzo" lui sorrise porgendomi il caffè, sapeva che a colazione non riuscivo a mangiare nulla.

"Sisi, ho visto come ti stavo sul cazzo stanotte" io arrossì improvvisamente dall'imbarazzo, ricordando quella notte in cui io e lui avevamo fatto l'amore.

"Taci Moriconi" lui si beccò uno strofinaccio in faccia scoppiando poi a ridere vedendo il mio imbarazzo mentre io sorseggiai il mio caffè caldo.

"Devo essere allo stadio alle 3, abbiamo tempo se vuoi" io annuì tornando seria e spostando lo sguardo verso di lui. Non sapevo come avrei reagito a ciò che stavamo per fare, ma sentivo che farlo con lui sarebbe stato diverso.

"E comunque, vederti girare per casa con solo indosso le mutande e una mia maglietta è la cosa più sexy che potessi vedere stamattina" lui mi passó accanto sussurrandomi quelle parole all'orecchio, mentre io feci fatica a deglutire dato che per l'ennesima volta Niccolò era stato in grado di togliermi il respiro. Lui mi lasció una pacca sul culo per poi dirigersi verso il bagno, mentre io mi voltai verso la sua direzione.

"Sei sicuro? Perché sai, ho visto che la tua doccia è abbastanza grande" lui si bloccò sul posto per poi voltarsi verso di me e tornare indietro. Sapevo che aveva ben colto la mia provocazione.

"Non dire nient'altro" Niccolò delicatamente appoggió le labbra sulle mie facendo così scoppiare la passione tra di noi.
Appoggió le mani sui miei glutei mentre io incrociai le cosce intorno al suo bacino e in poco tempo il moro mi portó in bagno.
Le sue labbra lasciavano una scia di baci lungo il mio collo e la mia spalla, mentre lui sfilava la mia maglietta per poi torturarmi il seno con le labbra e allo stesso tempo con la lingua.
Io sfilai lentamente i suoi boxer mentre lui sfiló i miei slip e in poco tempo ci trovammo in doccia, mentre l'acqua scorreva su di noi.

"So come mi chiamo, ma non credo che al resto del quartiere interessi" a Niccolò piaceva stuzzicarmi per un po', fino a quando non mi sentì arrivare al limite, mentre io urlavo il suo nome in preda al piacere.
E soltanto in quel momento, i nostri corpi si unirono tra loro, diventando un tutt'uno, così come i nostri gemiti si mescolavano tra loro.

***

"Siamo arrivati" Niccoló aveva appena parcheggiato e soltanto in quel momento si voltó verso di me, appoggiando la sua mano sulla mia, che fino a quel momento aveva tenuto appoggiata sulla mia coscia, tamburellando di tanto in tanto su di essa con le dita. Rimase fermo per qualche secondo stringendo la mia mano.

"Se non te la senti possiamo.." non gli diedi tempo di finire a parlare che mi voltai verso di lui.

"Me la sento" scendemmo dalla macchina e lui in poco tempo strinse di nuovo la mia mano.

"Nì, non lasciarmi la mano" lui si voltó verso di me e si avvicinò a me permettendomi di scringermi a lui, promettendomi soltanto con uno sguardo di non farlo.

Dopo una decina di metri arrivammo davanti a quella piccola tomba, ho sempre voluto pensare che fosse un luogo caldo dove Camilla riposava.
Eppure vederla in quel momento, quel marmo sembrava tutto tranne che un posto caldo.
Notai la presenza di fiori freschi e guardai Niccolò, in cerca di spiegazioni.

"Mamma viene una volta a settimana" lui alzó le spalle mentre entrambi spostammo di nuovo lo sguardo su quel piccolo pezzo di marmo scuro.

Camilla Moriconi
03-08-2020
03-08-2020

Queste erano le incisioni che c'erano sulla lapide, nessuna foto.
Io e Niccolò non avevamo altro se non nella nostra memoria, la sua immagine, i suoi occhi che si aprirono per qualche secondo per poi chiudersi di nuovo e poi il vuoto.
Avevamo il ricordo e non c'era niente che avrebbe potuto cancellare quei momenti dalla nostra memoria.

"Stai bene?" Niccolò mi guardó con gli occhi lucidi, così come lo erano i miei.
Io scossi la testa in segno di negazione, non aveva più senso far credere a Niccolò che stessi bene.

Lui mi capiva bene ed era il momento di affrontare quel dolore.
Non disse nulla, si limitò a racchiudermi di nuovo tra le sue braccia.
E in poco tempo, ci ritrovammo entrambi in lacrime.
Era l'unico modo che conoscevamo per far sì che quel dolore non ci logorasse ancora dentro, ma stavolta lo stavamo facendo insieme.

Buonasera!
Chiedo scusa per il ritardo del capitolo, agosto è finito e io cercherò di tornare a una pubblicazione normale.
Devo ancora decidere se far finire questa storia tra qualche capitolo, oppure continuarla per un po', ma non vorrei finire sul banale.
Fatemi sapere voi cosa vi aspettate.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoМесто, где живут истории. Откройте их для себя