Lo vidi, finalmente, uscire da un piccolo agglomerato di alberi nella penombra di un monte. Lo raggiunsi e gli comunicai che, probabilmente, Antipatro si era fermato e che avremmo dovuto fare lo stesso. Accettò di buona lena la mia proposta, dicendo che mi aveva anticipato e aveva trovato un luogo perfetto dove riposare e abbeverare i cavalli. Ci dirigemmo, dunque, verso il rado boschetto che avrebbe offerto un po' d'ombra e un piccolo ruscello.

Incredibile come la natura riesca a mantenere un tale equilibrio: eravamo immersi nel caldo di un sole tremendo, ma un piccolo corso d'acqua riusciva comunque a scorrere indisturbato, senza seccarsi.

Ci fermammo lì e mangiammo qualcosa di leggero, mentre i cavalli riposavano all'ombra e con una coperta bagnata sulla schiena. Mentre approfittavamo del riparo dato dalle fronde di quegli alberi soli, Leandro mi interrogò nuovamente sulla mia esperienza:

- Ricordi cosa ti ha detto quel vecchio? Intendo dire, ricordi la profezia?

- Sì, fratello, ma non penso che sia di molto aiuto per capire di che si parla. Tante volte ho consultato gli oracoli della nostra terra per ottenere risposte circa grandi domande, ma ho soltanto riscosso parole vaghe e senza significato preciso. Quegli avvoltoi, intanto, si sono presi le mie offerte!

- Forse gli déi hanno voluto mandarti un messaggio, forse hai un compito da svolgere che ti è stato assegnato dal destino.

- Gli déi? Non credo che quel vecchio portasse la parola degli déi. Non ho mai sentito di cose del genere della sua profezia in tutto il mondo greco.

- Forse non gli déi dei greci.

- Déi orientali, persiani o forse médi?

- Io credo. Dalle fattezze della statuetta direi che si parla di qualcosa di molto antico, forse addirittura più antico dell'impero persiano.

Meditai un momento sulle parole di Leandro, perché vi trovavo qualcosa di familiare.

- Sì, potresti aver ragione. Il vecchio aveva parlato di una figura divina, l'"Antica Madre", molto potente da come ne parlava. Può darsi che sia lei quella raffigurata nella statuetta.

- Potrebbe anche essere la chiave per decifrare quelle strane scritte che vi sono incise. Tu ne sai qualcosa?

- Hai buon occhio, fratello. No, nulla di nulla. Non ho idea di quel che ci sia scritto, ma forse quel vecchio lo sapeva. Purtroppo, però, non mi ha detto nulla a riguardo.

Un leggero vento cominciò a rinfrescare l'aria, al ché io e Leandro decidemmo di montar i cavalli e di riprendere la nostra attività di avanguardia.

- Dovremmo scordarci di questa storia- disse Leandro – ci distrae dalla nostra missione. Non c'è niente di più importante per noi, ora.

- Stando a quanto diceva il vecchio, questo non è vero. Però penso tu abbia ragione.

- Continui a rigirarti quell'affare in mano. Consegnala a me, ti darà un po' di sollievo.

Tese così la mano verso me, aspettandosi che io gli consegnassi l'oggetto. Ero tentato di farlo, in fondo, Leandro aveva ragione e quella statuetta mi stava creando non pochi disagi, ma sentivo che non avrei dovuto cederla, né a lui, né a nessun altro. Avevo bisogno di capire di cosa si trattasse e, per farlo, mi era necessario il suo possesso.

- Non preoccuparti, fratello. Grazie per l'interessamento, ma penso che la terrò io.

Riposi la statuetta nella bisaccia e Leandro ritirò la mano, per poi aggiungere:

- Peggio per te, amico.

Il resto della giornata passò normalmente e, verso sera, ci accampammo presso una radura pianeggiante, leggermente rialzata rispetto al normale livello del terreno. Furono disposte le sentinelle lungo tutto il perimetro e ci fu raccomandato di tenere il fuoco basso: se ci avessero trovati, avrebbero potuto scambiarci per dei banditi e attaccarci, cosa che dovevamo evitare assolutamente. I turni di guardia per la notte mi vedevano esonerato, data la visibile stanchezza del mio fisico. Dopo essermi rifocillato e rinfrescato con un po' d'acqua che i compagni si erano procurati dal torrente vicino, presi a girovagare per il campo, cercando di riordinare i pensieri.

L'Egida di AlessandroWhere stories live. Discover now