Capitolo 8

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Tra i componenti della squadra Miles era quello con più resistenza fisica, ma in quel momento gli sembrava di morire. La macchina gli si era fermata a due chilometri da scuola, senza dare più alcun segno di vita. Sperò che non fosse giunta l'ora di doverne prendere una nuova. Era partito prima da casa quel giorno con l'intenzione di parlare con Abigail. Sapeva che la ragazza da quando non gli rivolgeva più la parola aveva iniziato ad entrare molto presto nell'istituto. Guardò l'orologio del cellulare e gli scappò un'imprecazione: era già in ritardo di cinque minuti, e non aveva voglia di sentire il tono deluso della professoressa di inglese. Se proprio non fosse riuscito ad arrivare in tempo sarebbe entrato all'ora successiva.  Arrivò all'ingresso giusto in tempo per vedere il ritardatario di Leeroy che parcheggiava l'auto e che con tutta calma lo raggiungeva. "Buongiorno!", salutò insolitamente con educazione il moro. Il capitano notò subito che il ragazzo non aveva chiuso occhio quella notte: aveva delle occhiaie imbarazzanti. Non erano affari suoi se usciva a sbronzarsi la sera, ma a scuola doveva venire puntuale e anche agli allenamenti. 

"Giorno! Sei in ritardo".

"Anche te".

"Mi si è rotta la macchina", rispose giustificandosi subito. 

"Bella merda! Hai bisogno di un passaggio a casa?" chiese Leeroy senza nemmeno pensare a ciò che stava dicendo. 

"Prima entriamo che è meglio".

 "Sì, mamma chioccia", replicò seccato il difensore. "Capisco perché Abigail non ti vuole parlare". Miles si sentì punto sul vivo. Non avrebbe reagito per non mostrare in alcun modo che se la ragazza non gli parlava per lui era un enorme dispiacere. "Non mi interessa." Si incamminarono per le scale fino al secondo piano; le loro classi non erano vicine ma visto che la professoressa di inglese aveva pianificato di mostrare un film alla classe, quel giorno avrebbero tenuto l'ora nell 'aula video. "Non prendermi per il culo, Miles. E' arrabbiata, ma devi comunque andare a parlarle". "Cosa ti ha detto?" domandò a quel punto il capitano, esasperato. Non riusciva nemmeno a credere di star tenendo quella conversazione con Leeroy Rogers. 

"A me nulla, e anche se fosse non sono affari miei. Valle solo a parlare", si limitò a dire, rimanendo sull'evasivo. Quelli non erano affari suoi ,ma in fondo dare una mano a Miles con Abigail avrebbe potuto fargli comodo in futuro. 

"Comunque non mi serve il passaggio per oggi, viene mio padre a prendermi dopo scuola così chiama anche il meccanico. Ma domani mi faresti un piacere", disse sinceramente, prima di guardare l'orologio del cellulare con fare disinvolto. 

"Nessun problema, ma parla con Twain".

"Ora vado in classe, spero che quella di inglese non rompa le scatole".

"Tutti i professori ti amano perché sei bravo a scuola, cosa dovrebbero dirti?" disse Roy ridendo, prima di dirigersi alla sua aula con molta calma. 

"A proposito dei voti", aggiunse Miles. Leeroy si voltò verso l'amico con un brutto presentimento. "L'altro giorno sei scappato dalla riunione della squadra". Il difensore inarcò un sopracciglio incuriosito e allo stesso tempo terrorizzato. "Da domani iniziamo insieme a studiare, ti faccio io da balia".

"Mi prendi per il culo?" chiese sconvolto. "No", rispose prima di entrare in classe dopo aver bussato. 

*

La trovò mentre prendeva a calci uno dei due distributori con Rebecca che l'osservava esasperata. "Non solo ho un fratello idiota, ma anche le mie amiche non sono da meno... lascia stare questo coso!", sbraitò quasi. "Non è colpa mia se questa cosa non funziona!" rispose l'altra, frustrata. Con un po' di coraggio Miles si fece avanti. "Basta dare un colpetto per far scendere la roba, non serve distruggerla. Credo si sia offesa", disse il ragazzo cercando di essere gentile. Abigail venne scossa da un brivido lungo la spina dorsale; si voltò di scatto per vedere Miles composto come sempre. Il fatto di non avvertire nessun tipo di cambiamento nella sua persona la fece arrabbiare di nuovo. La calma quasi mistica che era riuscita a raggiungere prendendo a calci la macchinetta venne spazzata via. Rebecca inarcò un sopracciglio: trovava tutto ciò ridicolo. "Senti, bel maschione in crisi ormonale, noi torniamo in classe. Ci si vede", annunciò l'italiana con una punta di cinismo sulla lingua. Afferrò l'amica per il braccio e la trascinò via. Reginald rimase impalato nel mezzo del corridoio guardando le ragazze allontanarsi e maledicendo la sua cattiva stella. La volta in cui raccoglie il suo poco coraggio e va a cercarla quell'amore dell'amica di lei la trascina via. "Ma vaffanculo!" imprecò sottovoce. "Oh che cazzo ho fatto?" chiese Lance appena arrivato sulla scena. Il capitano si strofinò quasi con esasperazione il viso con le mani. "Lasciamo perdere, va! Perché altrimenti finisce solo che mi incazzo".

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