«N-nulla» mentii rimettendomi la felpa.

«Quei lividi non sono "nulla"» Aveva ragione. «Fammi vedere»

Indietreggiai scuotendo la testa. «Non voglio»

«Morgan, fammi vedere cosa ti hanno fatto» Mio fratello si sporse in avanti, mettendomi la mano sul viso per ispezionare il mio occhio nero nuovo di fabbrica made in USA. «Ti hanno conciata proprio male questa volta... Non so se mamma e papà si berranno una delle tue solite scuse»

Lo seguii fuori dal bagno, facendo attenzione a non calpestare i pezzetti del mio ex telefono. «E allora che faccio? Sai che non posso dire nulla...»

Arrivammo in cucina. Dal frigo prese una bistecca cruda e me la mise sull'occhio. Sì, proprio come fanno vedere nei film.

«Perché non puoi dire nulla? Sai che sarebbe solo meglio. Ti aiuterebbero...»

«No, Gideon, perderebbero solo il lavoro e lo sai»

Sospirò e mi diede un bacio sulla fronte. Di solito non era un amante del contatto fisico, così come non lo ero io, ma quando tornavo a casa conciata male era sempre pronto a consolarmi e farmi sentire amata. Aveva paura che io me ne andassi... non dopo avermi beccata a provarci.

Mi ero rinchiusa una volta in camera alle tre di notte, avevo provato a farla finita ma mi aveva sorpresa appena in tempo e addio salvezza ultraterrena.
Dopo quella volta aveva fatto in modo che in camera mia non ci fosse nulla di affilato e persino per usare delle forbici lui doveva starmi accanto e osservarmi per assicurarsi che non facessi alcuna mossa azzardata.

Non aveva detto nulla ai miei genitori, non era uno spione e non era nemmeno stupido. Sapeva che io mi fidavo solo di lui e non voleva perdere la mia fiducia.

«Cosa ti hanno fatto questa volta? Dimmelo, Morgan, parlami, dimmelo, dimmi chi è stato» insisté Gideon, gli occhi lucidi che trattenevano tutto il dolore di vedere la sua povera sorellina in quelle condizioni.

Mi scappò un singhiozzo e una lacrima scese lungo la mia guancia. Era da mesi che non una sola lacrima aveva oltrepassato la barriera, ma era arrivato il momento di lasciarle andare.

«La foto... loro hanno distrutto la nostra foto... e io...»

Scoppiai in lacrime e venni avvolta dalle gentili braccia di mio fratello, il mio angelo custode.

Non riuscii a dirgli nulla quella volta, ma non vi posso lasciare così, senza raccontarvi quel che è successo, perché immagino che sarete abbastanza confusi adesso.

Era il mio ultimo anno alle medie, Dio solo sa quanto ero grata per questo.
Dalla prima media una ragazzina, Breyanna Thompson, la figlia del magnate più importante di tutta Manhattan nonché quarto uomo più ricco al mondo, mi aveva presa di mira. Non sapevo il perché, non me l'aveva mai detto e dubito che le fosse anche solo passato per l'anticamera del cervello di farlo.

Ben presto il suo nome si diffuse su tutte le bocche degli studenti e lei diventò una vera e propria dea. Tutti le stavano intorno e la seguivano perché i loro genitori lavoravano per suo padre, come anche i miei, o perché semplicemente volevano trarne profitto venendo invitati nel suo bell'attico con vista sull'Empire State Building.

Tutti le facevano la corte, persino io ma solo per il primo periodo.

All'inizio era una ragazza carina. Adorava vestirsi con colori tendenti al rosso pallido e al rosa e si metteva sempre una mollettina bianca tra i lisci capelli neri.

Ogni volta che la vedevo il mio cuore si riempiva di gioia, ero stregata dalla sua bellezza, così come Tyler, colui che pensavo fosse il mio migliore amico.

I Temibili 10Where stories live. Discover now