Spettatore

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Aveva sempre saputo ciò che gli altri pensavano di lui e onestamente non riusciva a sorprendersene. Oikawa Tooru era decisamente una pessima persona. Chiunque lo avesse conosciuto al di là della patina dorata che mostrava esternamente non poteva che concordare; persino i suoi compagni di squadra, che comunque lo stimavano come capitano e guida, non potevano nascondere la loro opinione:

"Sai, non vorrei proprio esserti amico, potresti usare le nostre debolezze contro di noi in qualunque momento". Frasi del genere erano abbastanza ricorrenti e anche se pronunciate con leggerezza avevano un fondo neanche troppo velato di verità.

"Ringrazia il cielo che sei scaltro, abile e pieno di talento, perchè se avessi dovuto contare solo sulla tua personalità avresti avuto vita breve qui e in ogni altro posto" gli disse una volta il suo allenatore roteando gli occhi, dopo averlo rimproverato per l'ennesima volta a causa della testardaggine con cui portava avanti i suoi allenamenti massacranti, sordo ad ogni richiamo, almeno finchè non intervenivano i pugni del suo amico Iwa-chan a risolvere la situazione.

"Non ti capisco, sei sempre apatico per ogni cosa che non riguardi la pallavolo. Non conta quanto mi sforzi, anche se tu mi sorridi sempre, anche se mi riempi di baci e parole, tu non mi guardi mai davvero, la tua mente è sempre altrove. Che senso ha stare insieme così?" gli aveva detto in lacrime la sua ex ragazza prima di lasciarlo, uno dei suoi pochi tentativi di relazione falliti miseramente.

"Inoltre" gli aveva detto prima di rendergli il piccolo anello che lui le aveva preso durante il festival estivo, un modo carino per fare pace dopo l'ennesimo litigio " non sono sicura che la pallavolo ti renda davvero felice, a volte sembra più un tormento che una passione, come se quello che vuoi ti sfuggisse sempre dalle mani. Mi chiedo se sarai mai davvero soddisfatto un giorno."

Si asciugò gli occhi e si congedò con un piccolo inchino "Ti auguro comunque tutto il meglio, Oikawa-kun".

Una brava ragazza. Forse anche troppo per uno come lui. Oikawa non sarebbe mai riuscito ad augurare il bene a chi gli aveva spezzato il cuore. Non credeva a tutte quelle cazzate sul "Se ami una persona vuoi che sia felice, anche se non con te", erano solo frasi fatte per cercare una qualche consolazione dopo un'atroce delusione.

Negli ultimi mesi della sua vita da liceale però, i sentimenti negativi che erano rimasti latenti nella parte più profonda di lui erano tornati a galla, a causa della stessa persona che era stata la sua croce all'ultimo anno delle medie.

Kageyama Tobio era approdato alle superiori solo da qualche mese e già la sua fama si era diffusa a macchia d'olio.

Aveva subito voluto testare la sua forza, anche se aveva dovuto faticare a convincere l'allenatore a concedergli un'amichevole con una squadretta mediocre come la Karasuno.

Tobio a prima vista non sembrava cambiato molto, il resto della squadra non era così male, anche se erano ancora molto acerbi e disorganizzati.

Però c'era qualcosa di diverso. O meglio qualcuno.

A dire la verità all'inizio lo aveva notato soprattutto per le sue ricezioni davvero terrificanti, non potè fare a meno di pensare che se un impiastro del genere era titolare fin dall'inizio la Karasuno doveva essere davvero alla canna del gas.

Aveva comunque istintivamente simpatizzato per quella testa rossa, se non altro per la vivacità e la determinazione con cui spronava i suoi compagni presi crudelmente di mira dai suoi servizi. Gli aveva pure affibbiato un soprannome, "Grande Re" o qualcosa del genere, di cui inizialmente non capì il senso.

Poi accadde.

Fu come un fulmine a ciel sereno. La piccola bestiolina snudò le zanne. Occhi vitrei, concentratissimi, puntati dritti nei suoi. Durò una frazione di secondo ma fu come se il tempo si fosse dilatato all'inverosimile, avrebbe giurato di poter vedere il proprio riflesso nei suoi occhi, averebbe giurato che anche per lui fosse lo stesso. Per un attimo fu come se fossero soli sul campo, il piccoletto sospeso in aria e lui in piedi, paralizzato, prima che la palla fendesse l'aria proprio accanto al suo viso e sbattesse inevitabilmente a terra, chiudendo la partita.

Una Brava personaWhere stories live. Discover now