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Ero seduta nella mia cella, stavo leggendo, come accadeva abitualmente.
Essere la figliastra del vicecancelliere aveva i suoi privilegi...

Era come se leggere o scrivere mi facesse dimenticare, almeno per un po, che ero imprigionata in una cella nello spazio. 

97 anni fa un'apocalisse nucleare sterminò l'umanità, lasciando il pianeta terra bruciato dalle radiazioni, motivo per cui i superstiti erano ora imprigionati in una stazione nello spazio chiamata Arca. 

Delle guardie entrarono nella mia cella, interrompendo la mia lettura e i miei pensieri. 

«Prigioniera 2311, al muro.» Parlò severamente una delle due guardie. 

«Che succede?» Domandai allarmata, ubbidendo comunque all'ordine. 
Solitamente Kane era con loro quando venivano nella mia cella.

«Silenzio.» Borbottò l'altro. «Alza il braccio destro.» 

Avevo paura, paura di morire, ma ubbidì comunque, se fosse arrivato il mio momento sarei morta comunque. 
Mi misero uno strano bracciale. 
Appena questo fu chiuso al mio polso sentii un bruciore espandersi per il mio braccio, ma non protestai ulteriormente.

«Amy... Grazie al cielo.» Sospirò mio Fratello entrando improvvisamente.
Si avete capito bene mio fratello. 
I nostri genitori erano morti, papà perché durante la gravidanza della mamma aveva rubato dei medicinali per John che si era ammalato e la mamma per aver avuto la seconda figlia, il cancelliere li ha fatti uccidere e mi era rimasto solo lui. John. 
Avevano imprigionato entrambi, io per essere stata nata e lui per aver cercato di salvare me ed i nostri genitori. 

«John? Che succede?» Domandai spaventata mentre altre guardie entravano nella mia cella. 

«Andremo sulla terra piccola...» Sussurrò prima di essere preso di forza e tirato fuori, mentre le guardie che erano inizialmente entrate nella mia cella scortarono anche me fuori, ma senza il minimo accenno di forza da parte mia. 

Ci avevano scortato davanti ad una navicella.
Kane era li ad aspettarmi, ma non mi feci fermare. Bisbigliò un "fa attenzione" lasciando un bacio sulla mia fronte.
Le guardie ci scortarono dall'interno della navicella prima di legarci ai sedili.
Passò un'eternità prima che le porte furono chiuse e una voce metallica avvisò l'avvio del lancio.

Durante tutto il "viaggio" ero rimasta in silenzio a pensare, chiusi gli occhi durante l'impatto contro l'atmosfera tenendoli chiusi.
Aprii gli occhi soltanto dopo l'impatto a terra. 
John era accanto a me e stava stringendo la mia mano. 
I ragazzi iniziarono a slacciare le cinture e alcuni soccorsero gli idioti che si erano slacciati le cinture prima del tempo sbattendo durante l'impatto con la terra. 

Mio fratello slacciò la sua e la mia cintura, vedendomi confusa ed insicura sul da farsi, mentre afferrava prontamente la mia mano raggiungendo il portellone trascinandomi con sé.

«Se l'aria è tossica siamo morti comunque.» Stava dicendo un ragazzo, molto bello, ad una bionda appena riuscimmo a raggiungere le prime file. 
Aveva ragione... Probabilmente la bionda aveva detto di non aprire il portellone.

«Bellamy?» Parlò una ragazza alle nostre spalle, zittendo entrambi e facendo voltare tutti nella sua direzione me in primis, penso fosse seduta poco lontano da noi.

Il ragazzo si voltò lentamente verso la voce della ragazza, mentre lei lo raggiungeva, facendosi spazio tra le persone. 
I ragazzi alle nostre spalle iniziarono a chiacchierare sottovoce, o per meglio dire sparlare.

«Mio dio, sei diventata grande.» Blaterò il ragazzo. I due avevano gli occhi lucidi e un sorriso nacque spontaneo sulle mie labbra. Erano fratelli. A quella realizzazione la presa sulla mano di John si strinse mentre anche i miei occhi divennero lucidi nell'ammirare quella scena. 
I due si abbracciarono e io guardai mio fratello con la coda dell'occhio.

Somebody To You • The 100Where stories live. Discover now