«Tappati le orecchie se non vuoi sentirla perché continuerò a parlare, che ti piaccia o meno».

Da dove aveva racimolato tutto quel coraggio Taehyung non lo sapeva, e si aspettava già un qualche schiaffo, pugno o attizzatoio nell'occhio, quando invece scoprì con sua somma sorpresa che JK aveva solo imprecato e aveva spinto la lingua contro la guancia, poggiando la guancia sul pugno chiuso in un'espressione di pura noia.

«Dicevo» riprese quindi, passandosi una mano tra i capelli, «Mia madre è morta dandomi alla luce. Ti risparmio tutta la storia per arrivare dritto al punto: come nacqui così venni affidato alle levatrici. Mio padre non ha mai sopportato la mia presenza perché gli ricordo troppo lei, mi ha fatto seguire per scoprire con chi mi frequentassi in discrezione, e mi ha coinvolto un matrimonio con Jungkook per togliermi dai piedi».

Ormai, i ricordi lontani e confusi di quella che era la sua infanzia e di come aveva trascorso la sua vita a palazzo rimpiazzarono l'ansia e la paura che sentiva a stare così vicino a JK, rimasto zitto a guardare il fuoco con le labbra strette.

L'espressione era vuota, inespressiva, completamente assente. 

Come mosse di nuovo l'attizzatoio, i muscoli dell'avambraccio si flessero e vennero accentuati dalla calda luce del fuoco, creando delle ombre stridenti e aranciati sbuffi sui bicipiti scolpiti, apparendo quasi come un angelo mortalmente vuoto.

«Figurati che mi odia così tanto, da permettere a Jimin -colui con cui mi hai visto baciare quel giorno del nostro matrimonio- di essere secondo in linea di successione al trono nonostante non sia un Kim, quindi suo figlio adottivo. Non che mi dispiaccia, anzi, ma ciò dimostra che preferisce un estraneo a me, che sono suo figlio».

Un piccolo sorriso alla menzione dei suoi fratelli gli increspò le labbra, il tono si addolcì e gli occhi divennero due mezzelune lucide. Cosa avrebbe dato per poterli rivedere...

JK, in risposta, sbuffò sonoramente. «E quindi? Puoi fare il cazzo che ti pare, per quale motivo mi stai raccontato tutta questa merda?».

Taehyung si voltò verso di lui e lo guardò dritto negli occhi, ardenti dello stesso fuoco che lo illuminavano e fermi su di lui da molto tempo ormai. Quel sopracciglio arcuato gli ricordava tanto Jungkook perplesso.

Beh, quello era sempre Jungkook, solo un pochino più...severo.

Fece delle piccole spallucce e si spostò i capelli con un gesto gentile della mano, lasciando che gli ricadessero ai lati e lasciassero scoperta una parte della fronte. Erano ancora un pò umidi, quindi sentiva in agguato un piccolo mal di testa che lo avrebbe ucciso per i giorni a seguire, ma si sforzò di far girare le rotelle del suo cervello per poter articolare un discorso quantomeno decente. 

«Perché nonostante mio padre sia stato un coglione, nonostante sia una persona di merda e nonostante non mi abbia mai rivolto più di mezzo sguardo...io non lo odio. Non lo odio nonostante mi abbia ferito molto, molto più di quanto si creda. E come non odio lui, non odio neanche te, JK. Mettila così, non riesco ad odiare qualcuno, neanche se mi impegno».

Lo disse sinceramente, senza alcuna esitazione, e JK ne sembrò così perplesso che entrambe le sopracciglia si aggrottarono e la testa gli si piegò di lato. Lo squadrò da capo a piedi ed arricciò le labbra.

«Se il perdente sembra abbia qualche problema, tu non sembri scherzare, passivello» gli rispose JK, facendo una smorfia di difficile interpretazione. 

Taehyung quasi scoppiò a ridere a sentire quel soprannome che aveva sempre odiato, ma a cui non dava lo stesso peso di prima visto il dialogo che aveva ripreso ad avere con Jungkook.

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum