Winners; Sebastian Vettel x Lewis Hamilton

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Silverstone,
8 luglio 2018


Sebastian's P.O.V.
Mi apprestavo a compiere le mie ultime curve, quelle del circuito di Silverstone. Il mio sguardo era attento sulla pista, ero primo ed ero quasi al traguardo, ma non potevo permettermi il lusso di distrarmi e di sbagliare. Non proprio quando stavo per compiere un'impresa epocale. Una volta giunto sul rettilineo, vidi la bandiera a scacchi sventolare e sentii il mio ingegnere di pista ed il team principal congratularsi con me. Sorrisi, nonostante la stanchezza ed il dolore al collo, che mi aveva costretto a porvi sopra un cerotto.
《Grazie ragazzi, qui a casa loro! Grazie, grazie mille, grande macchina, grande lavoro, tutta la squadra, grande strategia. Thank you, thanks.》Dissi nel mio team radio e, dopo un giro di pista per ringraziare i tifosi lì presenti, con la mia monoposto andai a parcheggiare davanti il cartellone con il numero uno stampato sopra. Uscii dalla vettura ed afferrai il volante, che prontamente alzai per esultare, insieme al pugno e successivamente al dito. Dopo l'intervista, andai nella cool-down room e notai Lewis piuttosto nervoso, non mi rivolse neanche uno sguardo. Era strano, non si era mai comportato in quel modo. Era sempre stato un tipo orgoglioso e detestava la sconfitta, soprattutto nel Gran Premio di casa, quando partiva in pole position. Fui tentato da andargli vicino ed abbracciarlo, come spesso facevo sia quando a vincere fosse lui sia quando, invece, lo fossi io, ma non volli disturbarlo o irritarlo e quindi decisi di rimanere in disparte e di attendere che vi fosse la premiazione. Il primo a salire sul podio fu il mio compagno di scuderia, Kimi, seguito, subito dopo, dall'inglese, che iniziò a salutare i suoi tifosi. Poi, entrai io con quel balletto sulla base di "Walk like an Egyptian", che non mi abbandonava mai e mi accomodai sulla mia postazione. Partì l'inno tedesco e poi quello italiano, al termine del quale ci furono consegnati i nostri trofei. Dopo averlo baciato, afferrai la bottiglia di champagne ed iniziai a spruzzare il contenuto sul l'ingegnere della Ferrari e poi su tutti coloro si trovassero sotto il podio. Ad un tratto Lewis giunse al mio fianco e ci bagnammo con lo champagne. Non lo vedevo ugualmente sereno, anche se si era lasciato andare un po' di più. Decisi che avrei investigato con più calma, ma alla fine non ve ne fu bisogno.
《Devo parlarti.》Mi disse ad un orecchio, ad un tratto, proprio l'oggetto dei miei pensieri. Annuii e ci allontanammo, cercando un luogo più isolato e più tranquillo. Né il paddock, dove ci avevano fermato per altre interviste, né gli hospitality, però, sembravano essere adatti. 《Andiamo nel mio motorhome, potrai farti anche una doccia.》Lewis il motorhome lo aveva sempre detestato, non ci entrava mai se non quando doveva parlarmi di questioni estremamente importanti. Mi preoccupai, perché non riuscivo ad immaginare cosa potesse dirmi. Iniziai a pensare ad un possibile ritiro, ma non ne comprendevo il motivo. Lo seguii e vidi le sue spalle, sempre così sicure, leggermente incurvate ed anche il suo passo era incerto. Lo affiancai e gli poggiai una mano sulla spalla, gesto che lo fece trasalire e mi fece sentire milioni di brividi dietro la schiena. Non riuscivo a comprenderne il motivo, non mi era mai accaduto prima di allora, tantomeno con lui. Non vi prestai molta attenzione, d'altronde i brividi potevano essere anche stati causati dalla paura di ciò che avrebbe potuto dirmi. Tornai ad osservare l'uomo al mio fianco e, precisamente, il suo volto. I suoi occhi castani, contornati da lunghe ciglia, erano spenti, quasi terrorizzati. Il suo naso perfetto violato da un nostril, che, normalmente, avrei ritenuto fastidioso, ma che, invece, non faceva altro se non renderlo ancora più affascinante di quanto già non fosse in realtà. Le labbra carnose, che solitamente erano sempre pronte a rivolgermi un sorriso, erano, in quel momento, serrate nell'espressione più seria che gli avessi mai visto fare. La sua mano, ad un tratto, si pose sulla mia e ritornai a guardarlo negli occhi, annegandoci, come se fossero stati azzurri come il mare. 《Siamo arrivati.》Abbozzò un leggero sorriso ed al mio cuore saltò un battito. Forse non era il sorriso migliore che gli avessi mai visto sulle labbra, ma anche quello mi sembrava essere magnifico. Scossi la testa, come a scacciare quei pensieri, ed annuii. L'inglese, dandomi le spalle, aprì il suo motorhome e, dopo essere entrato, mi fece cenno di seguirlo. Obbedii e richiuse la porta dietro di noi.
《Cosa volevi dirmi?》Andai diretto, ma lui scosse la testa.
《In realtà vorrei parlartene con molta calma, è difficile da spiegare, quindi preferirei facessimo prima la doccia.》 Riferii, ma poi si rese conto del doppiosenso e si corresse. 《Cioè, la fai prima tu e poi io, chiaramente.》Si grattò la testa, imbarazzato. Eppure, l'idea di farla insieme non mi aveva affatto disturbato, anzi.
《Ehm, va bene.》Risposi. 《Non ho un cambio, però.》Mi resi conto solo allora.
《Non preoccuparti, posso prestarti qualcosa.》Acconsentii.
《Basta che non sia nulla di troppo appariscente o troppo... Lewis, ecco.》Rise per la prima volta da quando ci eravamo incrociati, se non altro era un buon segno.
《Cercherò i vestiti più sobri che ho.》Mi rassicurò ed io, sorridendo, mi chiusi nel bagno. Dopp essermi spogliato, mi infilai sotto la doccia e lasciai che l'acqua non solo mi bagnasse, ma mi aiutasse a farmi scivolare addosso tutte le preoccupazioni e le ansie, insieme ai pensieri sull'inglese che ancora non avevano intenzione di abbandonarmi. Era da un po' di tempo che lo vedevo in maniera differente. Non avrei saputo dire come, ma sentivo che il nostro rapporto stesse cambiando, almeno da parte mia e non capivo se in male o in bene. Io e Lewis ci conoscevamo da molto tempo, da quando correvamo insieme in Formula 3, quindi non era strano che la nostra amicizia si stesse rafforzando. Il problema, però, era che si stesse trasformando in qualcos'altro di molto più forte. Non potevo più accontentarmi di vederlo unicamente nei giorni di gara, avevo costantemente bisogno di lui. Non mi bastavano più gli sguardi fuggitivi, che a volte diventavano sfuggenti, volevo poterlo guardare fisso negli occhi e perdermici dentro. Neanche più le pacche sulle spalle risultavano essere appaganti, desideravo abbracciarlo, non come semplici amici fanno, e capire cosa si provasse. Volevo sentire cosa si provasse ad essere amati da Lewis Hamilton. Non da un uomo qualsiasi, ma solo ed unicamente da lui. Non sapevo dire quando quella mia attrazione nei confronti degli uomini, o meglio di Lewis, perché era l'unico che realmente mi interessasse, fosse iniziata. Forse da sempre o forse da poco tempo. E nonostante il solo pensiero di potergli stare accanto mi portasse felicità, non riuscivo ad accettare quella mia incapacità nell'esprimere i miei sentimenti. Era attrazione? Era interesse? Era divertimento? Curiosità? O vero e proprio amore? E per un uomo come me, razionale e sempre concreto, quella situazione era esattamente l'opposto.
Il rumore dell'acqua mi richiamò dai miei pensieri ed allora uscì dalla doccia, indossai un asciugamano in vita e con un altro iniziai ad asciugarmi i capelli. Aprii la porta per far entrare Lewis, ma non lo sentii muoversi. Alzai il capo e lo vidi osservarmi, senza sapere né cosa dire né cosa fare. Se fossi stato come lui, probabilmente mi sarei lasciato andare a qualche provocazione, ma non sarei stato neanche nella condizione di poterla fare, anche se avessi voluto. Ad un tratto, come risvegliatosi da un coma, spostò lo sguardo e si chiuse nel bagno. Udii l'acqua scorrere e tirai un sospiro, rendendomi conto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento. Notai sul mobiletto al mio fianco dei vestiti e, sorridendo, li afferrai. Erano una maglietta bianca ed un jeans, oltre all'intimo, quindi era nelle mie corde. Mi cambiai ed il tempo di chiudere la zip, che l'inglese era uscito dalla stanza, anche lui con solo un asciugamano bianco legato in vita, che faceva da contrasto al colore più scuro, ma comunque attraente, della sua carnagione. Il suo fisico, a differenza del mio un po' più asciutto, era scolpito e le spalle possenti. I tatuaggi sul suo corpo non facevano altro se non renderlo ancora più seducente ai miei occhi. Questa volta fu lui a guardarmi in modo confuso ed io dovetti spostare lo sguardo verso un punto indefinito della camera, fino a quando non ritornò vestito. O meglio, quasi, siccome aveva preferito rimanere a petto nudo, forse resosi conto dell'effetto che mi aveva provocato. Cercai di non osservarlo e posai le mani sui fianchi, in attesa che si spiegasse. Capendo, andò a sedersi su una delle poltrone ed io lo seguii. Poggiai i gomiti sulle gambe e mi sporsi leggermente verso di lui. 《Seb...》 Sospirò e si passò una mano tra i capelli, in imbarazzo. 《Seb, io ti...》 Fece per continuare, ma si bloccò. Con una mano strinsi la sua, per rassicurarlo e fargli cenno di continuare, perché sapeva che qualsiasi cosa avrebbe detto io non l'avrei mai criticato.

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