CAPITOLO 2

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Ero sotto casa mia a pensare a tutto quello che mi era successo nei miei quindici anni in quella città , e ora c'era solo il vento che mi prendeva in giro e le poche rimaste foglie autunnali mi danzavano davanti , anch'esse prendendosi gioco di me .
I miei erano convinti che stessi salutando i miei erano convinti che stessi salutando i miei amici in quelle ultime ore , non si sarebbero mai immaginati che la loro unica figlia , l'ultimo giorno in quella città , stesse fissando il vuoto in fondo alla strada di casa sua .
A pensare che il giorno dopo a quell'ora sarei stata in Arizona , precisamente a Phoenix , in un college .
I miei non erano sfondati di soldi , per niente proprio , peró ero riuscita a vincere una borsa di studio che mi stava permettendo di andare altrove , e i miei genitori avevano accettato la mia proposta dell'America .
Resta il fatto che era una noiosa e malinconica domenica invernale , e la domenica è l'unico giorno che odio di più del lunedì .
Non lo so proprio il perchè , magari perchè di domenica era morto mio nonno , di domenica il mio compagno di banco della prima media si era spento a causa di un cancro terminale , o magari semplicemente perchè con la malinconia della domenica vengono a galla i dilemmi esistenziali .
Chi siamo ? Dove finiamo dopo la vita terrena ? Se morissi adesso , in questo momento , qualcuno piangerebbe per me ? E se ora mi buttassi dal balcone e morissi ? La droga uccide ? Gli angeli esistono ?
Secondo me crediamo in qualcosa solo perchè non abbiamo il coraggio di non crederci , tanto siamo solo cenere alla fine , siamo solo frutto del processo evolutivo , la disperazione porta a leggere i Vangeli , è un mondo di terracotta , lo tocchi e lo sgretoli .
Forse proprio perché avevo una voglia irrefrenabile di rispondere ai miei dilemmi esistenziali che avevo deciso di andare in cerca del mio grande forse in America , per iniziare a vivere , vivere sul serio intendo .

Mi ero stancata di vedere le foglie prendermi in giro , il vento che sussurrava , il Sole che si spegneva , la gente che mi guardava male .
Infatti , anche se ero abituata a tutto questo , mi dava comunque altamente fastidio , e così decisi di ritornare a casa , se così si puó definire .

Per me "casa" significa PROTEZIONE , e io lì mi sentivo ancora più soggetta ai fantasmi del passato , ai ricordi che fanno male , a cui attribuivi simbolicamente il colore NERO , ecco perchè lo odio tanto . Peró mi avevano sempre insegnato che "casa" è dove c'è la famiglia e allora mi arrendevo al fatti che gli altri avessero ragione e quella fosse la mia "casa" .
Tipico di me : con le parole davo ragione ma restavo sempre dell'idea che avessi ragione io .
Quindi tornavo alla cosiddetta "casa" .

-Fra qualche ora si parte , hai salutato i tuoi amici ? Il fidanzatino ? La città ? La cameretta ? Il cortile ? Il parquet del basket ? Il mare ? Il campo da calcio ?-.
E poi finì perchè non aveva più fiato , mio padre .

Aveva lo stupido vizio di parlare veloce per paura di non riuscire a dire tutto , di riempirmi di domande , molte delle quali a cui non rispondevo , ma nonostante sapesse che non mi piaceva ricevere domande , la sua testardaggine gli impediva di non farmele .
Fosse stato un altro giuro che non gli avrei risposto per nessun motivo al mondo , ero sempre stata quella pungente e stronza , ma come ultimo giorno con lui , mi dispiaceva lasciarlo con tutti quei punti interrogativi , e con la voce più sexy che avevo , sguinzagliai il mio lato estremamente sensibile e dolce e in parte bugiardo , facendo mente locale delle cazzate da dirgli :
-Gli amici li ho salutati , il fidanzatino è stato il primo , la città l'ho salutata facendomi tutto il lungomare a piedi , la cameretta avrà l'onore di essere l'ultima , il parquet del palazzetto l'ho collaudato per l'ultima volta con un MOLTEN gr.6 WNBA , al campo da calcio ci sono andata per salutare il fidanzatino , al mare ci sono passata "salutando" la città e in cortile mi ci sono fermata prima di salire , quindi tutto okay , si puó partire , direi ...-
In verità quella gente che cambiava continuamente maschera non erano amici e non avevo intenzione di salutarli , il fidanzatino non ce l'avevo da quando ero una dodicenne , e tutte le altre erano cazzate , tranne quella del cortile , dove in realtà non mi ero fermata prima di salire , ma c'ero stata da quando me ne ero "andata" a quando ero risalita , quindi direi almeno qualche ora .

-Stai bene quindi ?-.
-Sisi , papà-.

Stavo male , e mio padre peggiorava le cose credendoci ancora a quei "Sto bene" , ma sinceramente meglio che ci credeva , ci sarebbero state troppe cose da spiegare se avesse capito che bene non stavo ...
E poi senza mangiare mi buttai sul letto e sprofondai piano piano in un sonno profondo che aspettava solo il suono di una sveglia per passare a vivere davvero , non vivere come quei sedici anni ...

AZZURRA come...Where stories live. Discover now