Capitolo 2. Intrepidi

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‹Ti deve essere sfuggito un piccolo particolare, i trasfazione sono compito mio.› gli risponde Quattro con un ghigno malefico.

‹Lei no, va' pure a piangere da Max è lui che l'ha affidata a me.› gli risponde l'altro soddisfatto di vedere il ghigno dell'altro trasformarsi in una smorfia di rabbia e incredulità.

‹Non ti è mai importato niente degli iniziati, come mai tanto interesse tutto insieme?› gli chiede trattenendo a stento la rabbia, ma che problemi ha questo stronzo?

‹Questo non ti riguarda, Quattro.
Ah, un ultima cosa... Azzardati a rifare una cosa del genere alla mia iniziata e sarò ben felice di ricordarti quale è il tuo posto.› gli dice Erik spostandosi davanti a me per fronteggiarlo meglio.
Con soddisfazione estrema mia e di Erik, vediamo Quattro voltarsi di scatto per allontanarsi di gran lena da noi.

‹Che problemi ha?› chiedo ad Erik infuriata, ho metabolizzato solo adesso che quel tizio ha voluto palesemente spintonarmi per sabotare il mio inizio, probabilmente per sabotare Erik.

‹Troppi.› sospira infastidito - tanto per usare un eufemismo - ed esasperato allo stesso tempo mentre si appoggia con disinvoltura alla parete, proprio al mio fianco tanto che le nostre braccia si sfiorano ad ogni minimo spostamento del vagone.

‹Quindi sarei dovuta essere addestrata da lui?› chiedo rendendomi conto solo ora delle occhiate sconvolte e forse ammirate dei ragazzi attorno a noi, a quanto pare non riescono a toglierci gli occhi di dosso.

<Già, sarebbe stato un vero spreco affidarti ad un simile idiota.
Comunque sia, non preoccuparti per lui non è così idiota da sfidare Max.› mi dice come se niente fosse, a giudicare dalla sua espressione tranquilla non crede che Quattro mi darà del filo da torcere, e io non posso fare altro che fidarmi di lui, perché non dovrei dopo tutto?

‹Ancora non riesco a capire come mai mi hai scelta tra tanti.› gli dico decidendo di essere onesta al cento per cento.

‹Tu hai una cosa che in pochi hanno, anzi che quasi nessuno possiede.
Il coraggio certo è una delle tue qualità, ma quello che mi ha spinto a scegliere proprio te è stata la voglia di riscatto.
Vuoi la tua rivincita sulla vita, e diamine se ti aiuterò ad ottenerla.› mi dice cogliendomi di sorpresa, tanto per usare un eufemismo, rimango totalmente spiazzata dalle sue parole.

‹Nessuno prima d'ora era mai riuscito a decifrarmi così a fondo, e in così poco tempo per giunta.- rifletto ad alta voce rendendomene conto solo quando ormai il danno è stato fatto, lui si limita ad annuire comprensivo come se riuscisse veramente a comprendere le mie parole se non la mia intera anima.

-Preparati a saltare.- mi sussurra minuti dopo, dobbiamo essere molto vicini alla residenza degli intrepidi, alla mia nuova residenza.
Per tutta risposta annuisco e mi avvicino al portello che lui apre velocemente, l'aria mi sferza i capelli e la faccia.
Stiamo sfrecciando dannatamente veloce, ma non sarà certo questo a fermarmi non ora che sono così vicina ad iniziare a vivere veramente.
Sporgendomi di poco dal portellone ormai spalancato, vedo avvicinarsi il tetto di un edificio in cemento, presumibilmente la nostra meta.

-Prendi una bella rincorsa e poi salta.- mi suggerisce sotto voce lui preparandosi a saltare, ma questa volta voglio riuscire a renderlo fiero della sua scelta.
Ed è proprio per questo motivo che quando al tetto mancano solo pochissimi metri prendo una bella rincorsa, un respiro profondo per infondermi coraggio e poi corro come una furia verso il vuoto in cui salto con tutte le mie forze.
Non so bene come, ma quando atterro sul cemento faccio una capriola - abbastanza goffa - per attutire il colpo e poi mi rimetto in piedi più esterrefatta ed entusiasta di quanto avrei potuto sperare.
Ho un ginocchio sbucciato ma non mi interessa minimamente, non quando Erik atterra agilmente accanto a me con uno sguardo di approvazione e stima che mi scalda il cuore in pochissimi secondi.

RebirthWhere stories live. Discover now