Capitolo 3

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Entrai in superstrada, fino a quel momento non era volata una mosca e non volevo essere io a rompere il ghiaccio, ma appena pensai questo lui parlò.

"Dove andiamo?" che domanda stupida, è ovvio che lo sto protando a casa sua.

"A casa tua" rispondo l'ovvio.

"Ti prego no, posso venire da te?"

Okay ora sono sconcertata certo che non può, anche se tra le nostre famiglie scorre buon sangue non posso certo farlo dormire sul divano di casa mia con il rischio che svegli i miei, chissà cosa potrebbero pensare se lo vedessero ridotto così.

Da me se lo aspettano, ma da lui no.

"Non credo sia una buona idea" mi giro un po' per vederlo in viso e appena i miei occhi incrociano i suoi brucio sotto il suo sguardo intenso e cerco di distogliere lo sgardo, ma sono completamente ipnotizzata dai suoi dolci occhi verde smeraldo.

La luce fioca lo fa sembrare ancora più perfetto, tra il contrasto dei suoi capelli scuri come la notte e la delicatezza del suo sguardo chiaro, sembra un modello.

"Perché no? Dai se i miei mi vedessero ridotto così sarebbe una catastrofe. Per loro sono il figlio modello e non voglio sentire i loro commenti"

"Se i miei ti vedessero glielo direbbero subito" sarà anche ubriaco però sembra che stia riacquistando la ragione.

"Se mi vedono si, ma se non mi vedono non lo sapranno"

"E dove pensi che dovrei metterti per non fargli notare la tua presenza in casa?"

"Posso stare nella tua stanza"

"Quindi secondo te io dove starei se tu sei nella mia stanza?"

"Anche tu lì. Io mi accontentero di un piccolo spazio"

"Non lo so, e se poi..."

Mi interrompe e continua a ripetere le stesse parole "Ti prego" e prosegue con "Dai nessuno si accorgerà di me"

"E va bene, puoi restare"

"Grazie" dice e mi regala uno dei suoi sorrisi caldi che amo.

Dopo un paio di minuti finalmente arriviamo al vialetto troppo fiorito di casa mia e parcheggio un paio di metri prima per non far sentire il mio rientro.

Per fortuna la finestra è rimasta aperta ed è molto semplice entrare in camera.

La luce era rimasta accesa e entrando cerco di notare se, in mezzo al mio solito disordine, ci sono cose personali che preferirei non vedesse.

Ovviamente un reggiseno è molto evidente sull'anta dell'armadio e appena messo un piede per terra corro a metterlo nel cassetto.

Fortunatamente credo non si sia accorto di niente e, per quella che sembra la cinquantesima volta da quando lo conosco, mi scuso per il disordine.

Mi guardo in torno e noto che sta squadrando la stanza.

"Hai cambiato qualcosa?" mi chiede curiosamente.

"No, ho solo aggiunto qualche poster" non pensavo se ne sarebbe accorto, nemmeno io ho mai notato questa grande differenza.

"Ah okay. Dove posso mettermi?"

"Puoi stare lì, sul piccolo divano."

Mi avvicino ad un armadio prendendo un cuscino e delle coperte "Tieni" glieli metto in mano e vado verso il mio letto.

Arrivata alla vicina destinazione mi slaccio le scarpe e mi metto sotto le coperte.

"Hai intenzione di dormire con i jeans?" arriccia il naso e mi chiedo che razza di domanda possa essere questa.

La vita di un'adolescenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora