Capitolo 25

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Continuando a guardare la foto e pensando a come sarebbe avere un piccolo lui che gira per casa non mi accorgo della presenza di Josh in camera finché non mi chiede cosa guardo.
"Guardavo questa foto" e gli mostro quale nello specifico.
"Ah si...quella" nei pochi secondi in cui non stposta lo sguardo intravedo un velo di tristezza "Bhe...non è stato il periodo più semplice della mia infanzia quello e mi sono sempre rifugiato nei libri. Alcuni di storie di fantasia, altri di storie d'amore, libri in cui alla fine c'era sempre qualcosa di inaspettatamente felice."
Ciò mi fa pensare che comunque noi non sappiamo molto l'uno dell'alro e anche se per amarci ci basta questo per ora forse dovremmo conoscerci meglio.

***

Stavamo correndo ormai da quasi un'ora ed eravamo arrivati fino ad una strada a me sconosciuta, non ero solita ad andare in quel lato della città.
Gli unici tratti di strada che conoscevo come le mie tasche erano quello per il centro commerciale, quello per casa di Anastasia e, mio malgrado, quello per la scuola.
Notammo una panchina ai margini di un parco e come leggendoci nel pensiero ci dirigemmo verso essa.
Lui arrivò prima di me e, come un fiore che non riceve acqua da diversi giorni, si afflosciò sulla panchina lasciando un minimo spazio per cui lo oltrepasso e  mi appoggio all'albero dietro di lui.
"Pensavo avresti ceduto prima, invece hai resistito per quasi quattro km" dice ancora senza fiato e sfinito.
"Mai sottovalutare una ragazza" dico ironicamente.
Ho sempre pensato che le donne volessero molto più degli uomini per il semplice fatto che, nella maggior parte dei casi, noi ragazze siamo sempre state più mature degli ragazzi e dobbiamo sopportare molte cose in più di loro.
"Hey...lì c'è una fontanella" dissi rimettendomi dritta e iniziando a correre verso di essa.
Iniziai a bere come se non ci fosse un domani, stavo "morendo" e sentire l'acqua gelida e cristallina invadermi mi fece riprendere.
Dopo pochi secondi sentì delle mani scivolarmi sui fianchi e molto delicatamente quelle stesse mani mi sollevarono e mi spostarono.
Prima che potessi protestare Josh iniziò a bere e io cercai invano di spostarlo, ma niente...erano tentativi inutili.
Io a suo confronto sono come una piccola margherita con a fianco un girasole.
Mi abbandono all'idea di non riuscirci aspetto che finisca.
Dopo aver bevuto decidiamo di dover tornare a casa prima che si faccia buio così iniziammo a correre verso casa mia.
Insistetti a lungo per andare prima da lui e poi semmai mi avrebbe riaccompagnato con la macchina, ma niente non voleva sentire ragioni.
Voleva accompagnarmi prima a casa anche se poi sarebbe dovuto tornare a piedi da solo visto che non voleva sentirne nemmeno di farsi riaccompagnare in macchina.
Ah che disgrazia questo orgoglio maschile.
Non si lasciano mai convincere, sempre irremovibili.
Arriviamo relativamente in fretta a casa mia e vidi il vialetto ancora con diverse auto quindi suppongo che ci siano ancora mia zia e le mie cugine.
Ero tentata a far entrare Josh, ma poi pensai a quante domande avrei ricevuto e alla quale non avevo voglia di rispondere, forse anche per paura di non saperne tutte le risposte.
Ci fermiamo sul portico e ci guardiamo per un attimo negli occhi.
Prende le mie mani e le tiene nelle sue per poi tenermi saldamente stretta a se.
Rimaniamo così per un po'...io che cerco di sfuggire al suo sguardo arrossendo sempre di più e lui che continua a cercarlo, come se volesse sapere cosa stessi pensando e i miei occhi potessero mostrarglielo.
Velocemente gli dò un soffice bacio a stampo che credo non si aspettasse in quel momento.
Mi stacco da lui ed entro dentro casa lasciandolo ancora stordito.
Mentre chiudo la porta sento che mi urla dietro un "Non andare via...ti amo".
Improvvisamente un sorriso splendente si impadronisce del mio viso.
Appena entro il sala ancora sorridente tutti si voltano a guardarmi e il sorriso che prima avevo svanisce alla vista delle mie cugine che ora mi assaliranno.
"Ciao" mormoro riprendendomi e tornando a sorridere anche se non più come prima.
"Tornata presto eh" dice mia madre con tono rimproverare.
"Scusate, non mi ero resa conto dell'ora" dopo averlo detto mi rendo conto di non sapere davvero che ore sono quindi guardo l'orologio sul muro e noto che sono le 18.45
Noto anche di indossare una tuta che non è la mia e nello stesso momento se ne accorge anche mia madre che mi squadra con sguardo interrogativo.
"Credo che andrò a fare una doccia, oggi mi sono allenata molto e sono tutta sudata, scusate"
Dò un bacio a mia zia le mie cugine prima di ritirarmi nelle mie stanze.
Vado dritta nel bagno di camera mia ed entro in doccia.
Finita la doccia rimasi a guardarmi un po' nello specchio annebbiato e guardandomi lasciai un sospiro che non sapevo di tenere.
Mi sentivo più leggera, più felice e spensierata.
Josh era entrato nella mia vita veloce come un fulmine.
Era diventato l'antidoto per il mio cuore appena era stato avvelenato.
Uscì dal bagno e decisi di mettere dei leggins neri e un top bordò con sopra la scritta 'Kiss Me' in nero.
Presi il phone per togliere il minimo e mentre lo facevo sentivo 'I don't want to change you'.
Mi misi a cantarla e tra il rumore del phone e quello della canzone quasi non mi accorsi di una piccola creatura che si muoveva dietro di me.
D'istinto rimasi immobile pensando cosa potesse essere e poi mi balenò nella mente l'immagine di un piccolo gattino rossiccio che mi era stato regalato.
In questi ultimi giorni mi ero del tutto dimenticata di possederlo, ma per mia fortuna mi accorsi di alcuni croccantini nella ciotolina quindi fui contenta di averle messo troppo cibo l'ultima volta.
Spensi il phone e andai a sedermi sul letto con in grembo il gattino che accarezzai con tanta dolcezza.
Mentre lo accarezzavo il gatto scende dalle mie gambe e va davanti la porta miagolando e graffiandola.
Pochi minuti dopo la porta si apre e alla vista di quel volto mi si gela il cuore.

La vita di un'adolescenteWhere stories live. Discover now