6° - Il motivo del mio sorriso

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Il giorno dopo tutto andò come avevamo deciso.

All'alba March andò a bussare alle nostre cabine intimandoci di svegliarci e metterci le scarpe più in fretta possibile. Venni assalita da una grande voglia di tirargli i miei stivali in testa.

"Saranno le quattro del mattino", pensai, "non credevo che March fosse serio quando ci disse che si svegliava sempre all'alba".

Prima di raggiungere March mi assicurai di aver messo sotto le coperte un bel po' di vestiti tra quelli che mi erano stati dati da Ned per potermi cambiare.

Presi il mio zaino (per me era indispensabile) ed uscii chiudendomi la porta dietro.

Oltre a March, c'erano già anche Jan e Mike. Evidentemente ero stata la più lenta di tutti.

Sbadigliai.

«Come state, ragazzi?», disse March.

«Ho sonno», risposi. «Vi consiglio di starmi lontani la mattina presto, sono molto irritabile. In più oggi mi sono svegliata molto presto, e quindi lo sono ancor più del solito».

March fece una risata nervosa.

«Ok», mormorò Mike titubante, prolungando la "o".

«March, ti sei svegliato davvero prestissimo. Quando ce l'hai detto, ieri, non pensavo che facessi sul serio», dissi.

«Beh, la gente non mi prende mai sul serio, ci sono abituato».

«D'ora in poi noi lo faremo», affermò Jan.

«Grazie, Jan», replicò March sorridendogli. «Ora sbrighiamoci, prima o poi si sveglieranno».

«Sono d'accordo, andiamo», disse Mike.

«Sei sempre pieno di energie, tu, eh?», chiese Jen al corvino.

Quest'ultimo rispose: «Ahm... Non sempre. La maggior parte delle volte, dai». Accennò un sorriso.

«State zitti e seguite March», intimai.

Jan alzò gli occhi al cielo, e mi disse: «Su con la vita, Karin. Fai come Mike. Non vedi com'è sempre così amichevole, gentile?». Mi diede una pacca sulla spalla.

Improvvisamente sul viso di Mike comparve un'espressione che, fino ad allora, non avevo mai visto su di lui.

Sembrava... geloso?!

«Ero seria», dissi, «dobbiamo fare più silenzio».

«Come desidera». Ghignò quando vide la faccia di Mike.

Pensai che doveva essersi comportato così apposta. Per vedere se Mike si sarebbe ingelosito, e... e anche per dargli una svegliata.

Facemmo una corsa per raggiungere March, che ci aveva seminati, e poi lo seguimmo (finalmente in silenzio).

Raggiungemmo la stiva, e dissi ridendo: «Guardate che ora potete parlare».

«Finalmente», disse Jan. Poi aggiuns guardando Mike: «Qui qualcuno non ha molta voglia di parlare. Vero, Mike?».

«Tu dovresti continuare a stare zitto», ribattè.

March si intromise: «Ehi ehi ehi, che succede, ragazzi?».

«Niente di che», dissi, «stupidi battibecchi infantili».

«Scusami, Jan, non volevo dirtelo, il fatto è che ero...», cercò di giustificarsi Mike.

«Eri?», chiese sarcasticamente Jan.

Mike ammutolì.

Ero incredibilmente a disagio.

«Ahm, che ne dite, andiamo a prendere la scialuppa?», irruppe March.

Lo ringraziai con lo sguardo.

«Sì, dai», mugugnò Mike.

La trovammo e, tutti insieme, la sollevammo.

Mentre la trasportavamo su per le scale, sentii Jan urlare: «Spostati, sto per cadere!».

«A chi stai parlando, Jan? Che succede?», domandò March.

«Ho qualcosa tra i piedi che mi sta per far cadere!».

«Ma è Fio!», urlai non appena vidi il pelo rosso della gatta.

«Furbetta che non sei altro!», dissi ridendo.

«Penso sia la prima volta che ti vedo ridere, Karin», osservò Mike.

Arrossii imbarazzata.

"Perché mi sento così a disagio? Devo assolutamente smettere di arrossire!", mi dissi, ma le mie guancie continuavano a rimanere dello stesso colore, rosso acceso.

«Finalmente si è tolta», annunciò Jan.

«Bene, possiamo andare avanti», disse March.

«Fio potrà andare con noi sulla barca, vero?», chiese Mike supplichevole.

«Dopotutto non ha neanche paura dell'acqua, quindi penso proprio di sì».

«Evvai!».

Mi misi a ridere.

«Mi sa che sia tu il motivo per cui sto sorridendo così spesso ultimamente, Mike. Tu e la tua risata contagiosa. Prima di incontrarti non succedeva così spesso».

Fu il turno di Mike di arrossire imbarazzato.

«Comunque la mia lezione di teatro di ieri sera mi sa che è servita, Ned ci è cascato di brutto».

«S-sì, è vero. Sei molto brava a insegnare».

«Grazie».

«Al mio tre appoggiamo la barca, ragazzi. Fate attenzione alle mani, mi raccomando. Uno, due, tre».

Mettemmo delicatamente per terra la scialuppa. Poi, con una fune di March, la legammo ad una ringhiera e la calammo giù in acqua.

«Ragazzi, ora mi calerò nella scialuppa con Fio. Dopo voi dovrete slegare la corda e buttarvi in acqua. A soldato, però, così non farete molto rumore. Capito?».

«Sì, capito», risposi.

March, dopo aver preso Fio in braccio, si calò nell'imbarcazione. Fortunatamente lei era una gatta molto intelligente, e rimase ferma finché non arrivò nella scialuppa.

Slegai la corda e, uno alla volta, ci buttammo tutti in acqua.

O meglio, non tutti.

Mike era rimasto sulla nave a fissare l'acqua sotto di sé.

Karin Low - Storia di una FuggitivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora