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«Mamaaa.» Questa mattina, il suono della sveglia è sostituito dalla voce dolce e sottile di mio figlio che, poco dopo essere entrato in camera chiamandomi, si butta sul letto; riesco a malapena a liberarmi delle coperte, prima di ritrovarmi le braccia del piccoletto di casa strette al collo. Mi lascia un bacino, prima di girarsi verso il padre come per ottenere il permesso di fare qualcosa. «Amore, come si dice?»

«Aguri mama.» Riesce a pronunciare con incertezza, lasciandomi un altro bacino sulla guancia e facendomi spuntare un sorriso; poso le mie labbra sulla sua fronte, prima di ringraziarlo per gli auguri: «grazie piccoletto; che ne dici, facciamo un po' di posto anche a papà?» Scuote la testa alla mia domanda, scoppiando a ridere subito dopo e nascondendo il viso nell'incavo del mio collo, in attesa di una reazione del padre che, fino a questo momento, era rimasto sull'uscio della porta con un sorriso stampato in volto.

«Papi, mi spiace, ma qua non ti vogliamo.» Cerco di trattenere un sorriso, ma fallisco nel momento in cui Patrick si avvicina a noi con l'espressione di chi ha intenzione di fare qualcosa; e la mia teoria è confermata nel momento in cui si siede sul bordo del letto di fianco a me e posa le sue labbra sulle mie, sussurrando: «Buon compleanno, mama.»

Non faccio neanche in tempo a rispondere, che prende suo figlio tra le braccia e inizia a punzecchiargli i fianchi, affermando: «e quanto a te, piccolino, il mostro del solletico è tornato e adesso ti rapirà.» Gabriele scoppia a ridere, agitando le mani con l'intenzione di allontanare il padre da lui; ma ottiene tutt'altra reazione, in quanto Patrick stringe tra le sue mani le manine di suo figlio e si abbassa fino a toccare la sua pancia con il naso, proseguendo con la tortura. «E una volta che ti ha rapito, continuerà con il solletico fino a quando non chiederai scusa.» Si allontana dal pancino di Gabriele, aspettando una risposta da parte del piccoletto che inizia a guardare il padre sorridendo, prima di scuotere ancora una volta la testa; Patrick sorride, prima di riprendere a parlare: «il mostro del solletico è tornato ancora.» Riprende quindi da dove si era fermato, facendo ridere ancora una volta Gabriele.

«Amore, dai un bacino al mostro del solletico e vedrai che tornerà ad essere il tuo papà.» Patrick lascia andare le manine di Gabriele che, approfittando di essere libero, gattona verso di me per essere accolto tra le braccia; una volta aver trovato una posizione comoda, si gira verso il padre e tira fuori la lingua, nel tentativo di fare una linguaccia. «Amore, io ti ho insegnato a tirare fuori la lingua davanti a zio Ale, non davanti a me; adesso ho proprio bisogno di un bacino da parte tua, altrimenti divento triste.» Nostro figlio non segue le indicazioni del padre, ma al contrario indica prima me e poi Patrick, facendomi capire che sono io quella a dover baciare il calciatore; mi sporgo verso di lui, lasciandogli un bacio leggero sulle labbra e ringraziandolo, prima di rivolgere lo sguardo a Gabriele che sta sorridendo.

«Grazie per cosa? In realtà dovevamo svegliarti cantando la canzoncina, ma tuo figlio ha rovinato il piano perché è saltato sul letto appena ho aperto la porta; io so che stamattina devi andare in studio, però in cucina c'è la torta che ti aspetta. Che ne dici, ci alziamo o dobbiamo portarti la colazione a letto?»

«Dovreste trattarmi come una principessa, almeno il giorno del mio compleanno.» Lo provoco guardandolo negli occhi, ma come al solito ha già la risposta pronta. «Ti abbiamo regalato un risveglio fantastico e la colazione è già pronta; direi che ti stiamo trattando come una principessa.» Mi tocca dargli ragione, perché il risveglio con il suono della risata di mio figlio è qualcosa di inspiegabile e mi sento davvero fortunata ad avere al mio fianco un ragazzo come Patrick.

«Non rispondi perché ti ho lasciato senza parole come al solito?»

«Smettila egocentrico; sai anche tu di avere ragione, non te lo ripeterò mai.» Mi alzo dal letto liberandomi dalle coperte e tenendo in braccio Gabriele, prima di uscire dalla camera e dirigermi verso la cucina. «E quella scusa?» Domando a Patrick, dopo aver notato una busta appoggiata di fianco alla torta; il mio ragazzo alza le spalle, prima di rispondere: «aprila, no?»

Con uno sguardo|| Patrick CutroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora