Chapter 11: Never Mind

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«Crawford se non ne vuoi parlare è okay» lo rassicuro allungando una mano e posandola sulla sua che sta giochicchiando con il tovagliolo «Davvero, è okay»

Il ragazzo seduto davanti a me mi regala un piccolo sorriso prima di impugnare la forchetta e iniziare a mangiare quello che ha preso, «Non è che ti andrebbe di venire con me?» mi chiede in completo imbarazzo «Credo che potresti aiutarmi a mantenere la calma.. con i miei litigo molto spesso e potrei fare cose di cui mi pento..»

«Anzi no, è un'idea stupida che mi ha messo in testa la Tavares.. lascia perdere, fai come se non ti avessi chiesto nulla» dice subito dopo allontanando anche la mano dalla mia

«Per me non ci sarebbero problemi» gli dico ignorando le ultime cose che ha detto «Solo.. ne dovrei parlare con mia madre essendo che è lei che mi mantiene»

«Pagherebbero i miei, tranquilla» «Lo faresti davvero? Cioè verresti davvero? Per aiutarmi anche se non sai perché te lo sto chiedendo?»

«Certo, sei un mio amico e se hai bisogno di aiuto io ci sono»

«Più tardi ti faccio sapere per che ora partiamo venerdì okay?»

Annuisco e continuo a mangiare quando una domanda si fa spazio nella mia mente: «Ma i tuoi non se la prenderanno?»

«In che senso?»

«Se ci sono pure io e a loro non hai detto nulla»

«Figurati, si accorgono solo di quello che vogliono» borbotta e ritorna immediatamente perso nei suoi pensieri

***

«Direi che stiamo facendo dei progressi» mi fa sapere la Tavares «Sono molto contenta»

«Davvero?»

«Sì e pensare che quando entrasti qui per la prima volta qualche mese fa credevo sarebbe stata dura farti aprire»

«Eh già.. io dovrei andare» le dico «Alla settimana prossima»

«Vai pure, alla settimana prossima»

Le sorrido ed esco velocemente dall'ufficio dirigendomi verso la palestra dove si tengono gli allenamenti della squadra di basket sapendo benissimo chi potrei incontrare.

Come l'altra volta mi siedo sugli spalti e aspetto che arrivi il ragazzo dalla chioma rosa, tiro fuori il cellulare e rispondo al messaggio di mia madre quando qualcuno richiama la mia attenzione.

«Ma il cartello sulla porta non lo legge nessuno?» sbotta una voce maschile abbastanza alterata e so per certo che ce l'ha con me «Sul cartello c'è scritto che agli allenamenti non si può assistere»

«Io non vedo nessuno in campo» gli faccio notare indicando con il mento il campo vuoto «E poi, la porta era aperta»

«Come aperta?» inizia a borbottare qualcosa sotto voce fino a che un paio di ragazzi non entrano nel nostro campo visivo «Ma non avevi chiuso la porta?» domanda al ragazzo al centro ma lui lo ignora perché è troppo concentrato a fissare me

«Mi dispiace per te ma Markus oggi non c'è» mi fa sapere incrociando le braccia al petto e guardandomi con sfida

«Ora mi strappo i capelli guarda» dico acidamente alzando poi gli occhi al cielo

«Ei!» esclama Jack uscendo di corsa da quelli che credo siano gli spogliatoi «Stai aspettando da tanto?»

Scuoto la testa, mi alzo in piedi e mi avvicino al ragazzo dai capelli colorati sotto il suo sguardo attento. «Andiamo?»

Unbearable 2Where stories live. Discover now