Capitolo 4

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È passata circa una settimana lontano da Denver, quando Jane mi chiede di uscire questo pomeriggio in città.
Dopo il nostro primo incontro abbiamo continuato a parlare tramite internet e questa mattina sono molto felice per la richiesta della mia nuova amica.
Mentre la mattinata la uso per rilassarmi, dopo il pranzo entro nella doccia, mi lavo velocemente e, appena uscita, provvedo ad asciugarmi i capelli. Essendo voluminosi hanno bisogno di molto tempo con il phon per asciugarsi bene, altrimenti potrei ammalarmi. Successivamente passo un leggero strato di mascara sulle mie ciglia, metto un po' di fard rosa sulle mie gote ed, infine, un lucidalabbra lucido.
Apro la porta e torno in camera; il fatto che io abbia il bagno incorporato è molto comodo. Ispeziono gli abiti dentro il mio armadio e scelgo di indossare un paio di jeans corti molto chiari, invece per la parte sopra scelgo un top leggero bianco, con dei lacci intrecciati sulla scollatura. Come ultima cosa mi allaccio le scarpe bianche, guardo l'orologio che ho al polso e noto che manca un quarto d'ora all'appuntamento.
Saluto mia madre e David, i quali si trovavano sul divano a vedere un film, e mentre sto uscendo di casa chiamo Jane e la avviso che mi sto dirigendo al nostro punto d'incontro. Abbiamo scelto una fermata, che non è molto lontana da entrambe le nostre case, la quale ci porterà in centro.

"Ti va di fare un salto da Starbucks?" mi chiede Jane, durante il nostro tragitto sul bus.
Annuisco contenta e continuiamo a parlare del più e del meno; più continuo a conoscere Jane più mi inizia a stare simpatica. Inoltre andiamo molto d'accordo e abbiamo molti gusti in comune.
Dopo aver ordinato e preso i nostri ordini, ci dirigiamo ad un tavolo e continuiamo a chiacchierare.
"Come mai ti sei trasferita qui a Dallas?" chiede Jane.
"Il compagno di mia madre vive qui e, dopo svariati anni di relazione, volevano fare lo step successivo. Io ho acconsentito subito perché a Denver non mi trovato molto bene..."
"In che senso?"
"Non avevo molti amici lì, in realtà solo uno, mia cugina, che però si trasferì"
"Capisco, mi dispiace. Ma ora hai trovato me, la super-simpatica-Jane!" esclama ridendo.
Mi unisco subito alla sua risata.
"Quindi sei figlia unica?" deduce dal mio racconto ed io annuisco.
"Te invece?" le chiedo.
"No, ho un gemello"
"Forte! Come si chiama?"
"Chris, viene anche lui alla Tag"
"Capito, allora sarete i miei compagni di classe" deduco.
La Tag è, appunto, una scuola molto prestigiosa, di conseguenza, gli studenti sono pochi e le classi sono solamente quattro, una per ogni anno scolastico. Ovviamente queste sono le classi delle lezioni obbligatorie, mentre di corsi extracurriculari la scuola ne è piena. Ringrazio il sito, ricco di informazioni, per queste conoscenze.
"Esatto, non vedo l'ora! Le ragazze della mia scuola si credono chissà chi solamente perché si trovano in questa scuola, ma te sei diversa, sei come me" dice Jane ed io sorrido entusiasta.

Siamo piene di buste fra le mani, quando usciamo dall'ennesimo negozio di vestiti. Il pomeriggio intenso di shopping ha decisamente migliorato la mia giornata.
"Ho un'idea! Perché non andiamo a casa mia, posiamo queste buste e ci beviamo un succo fresco?" esordisce Jane ed io non posso che essere d'accordo. Il clima ad agosto è molto afoso e le temperature alte.
Mentre ci troviamo sull'autobus ringrazio mentalmente Dio per l'aria condizionata, che riesce a darmi sollievo. Tuttavia spero di non ammalarmi a causa degli sbalzi di temperatura.
Quando entriamo nella casa, Jane mi guida verso la cucina e mi invita a sedermi. Apre il frigo e tira fuori da esso una spremuta, la versa in due bicchieri, uno dei quali lo passa a me. Mentre sorseggiamo la bevanda rinfrescante, chiacchieriamo in continuazione, ma quando sento uno stimolo, mi imbarazzo a chiederle le indicazioni per il bagno. Seguo quest'ultime e, appena arrivata di fronte ad una porta bianca, la apro, pentendomene.
"Oh mio Dio, no!" esclamo, subito dopo aver visto un ragazzo a torso nudo. Dovrebbe essere il fratello di Jane, sono rossa come un peperone dall'imbarazzo.
" 'oh mio Dio, no' non è una frase che le ragazze sono solite a dire quando mi vedono, piccola" mi risponde, ridendo.
"Cosa? Che razza di pervertito sei per dire ciò? E non chiamarmi piccola!"
Mi sembra di essere in una candid camera, dov'è la videocamera?
"Non sono un pervertito, semplicemente sono molto apprezzato dal genere femminile"
Il suo sorrisetto comincia a darmi fastidio, quindi mi giro, richiudo la porta e, tornando in cucina da Jane, faccio finta di niente.
Lo sapevo che ci sarebbe stato un lato negativo qui a Dallas, stava andando tutto perfettamente.

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