CAPITOLO 2

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Dopo i soliti convenevoli, l'usciere decise di lasciarci finalmente soli, scaricando in prossimità dei miei piedi la borsa, nella quale era contenente tutta l'attrezzatura da lavoro. Feci per abbassarmi a recuperarla, ma una mano mi precedette, alzando la borsa senza tante cerimonie.

"Seh, vabbè, ora mi dirai che il Presidente del Consiglio ti ha pure preso in braccio per non farti affaticare troppo."

Sbotta, Antonio, ancora più incredulo di prima, ricevendo l'ennesima gomitata da parte dell'altra coinquilina.

"Antò, tu non capisci un cazzo perché sei ancora un ragazzino." Replica per l'ennesima volta, Rossella, sistemandosi un ciuffo ribelle dietro l'orecchio e darsi un contegno. "Giuseppe, al contrario tuo, è un uomo fatto e finito, che sa come trattare le donne! Ma tu che cazzo ne sai, a malapena hai i peli pubici!"

Elena scoppia a ridere fragorosamente, dando continue pacche sulla spalla ad un Antonio totalmente annientato da quelle parole, ma non ancora arresosi alla realtà di quel racconto.

Dunque, come dicevo, mi prese la borsa e mi sorrise di nuovo con insolita dolcezza, per poi darmi le spalle, muovendosi attraverso i corridoi di quell'incredibile appartamento dalle pareti dorate e dai mobili dello stesso colore. Un pugno in occhio per il buon gusto, avrei osato dire.

Il presidente mi diceva cose, ma io non prestavo molta attenzione. Ero troppo concentrata nel comprendere il perché mi trovassi lì, come ci ero finita in quella situazione? Perché il Presidente del Consiglio mi stava portando la borsa? Ero talmente immersa in quelle domande, da non accorgermi neanche che, l'uomo in questione, si era fermato per guardarmi con un piglio incuriosito.

"Si sente bene?" Mi chiese, notando la mia espressione stralunata e per niente sveglia.

"Mh? Certo, sto benissimo"

Mi sentivo sotto esame, come una piccola cavia nelle mani di uno scienziato da strapazzo; quindi annuii energeticamente per dare una parvenza di intelligenza alla mia persona.

"Bene, siamo arrivati. Questo è il bagno." Disse, posando la borsa sul pavimento e allargando le braccia come per mostrarmi qualcosa di straordinario. E straordinario quel bagno lo era sul serio, con quei sfavillanti servizi igienici di ceramica pregiata, i rubinetti d'ottone e la vasca idromassaggio ampia più del monolocale che presi anni fa quando arrivai per la prima volta a Roma. Fischiai di approvazione.

"Modesto qui, vedo." Commentai, senza neanche pensarci, guardandomi intorno.

Il presidente rise, mentre si muoveva verso un angolo della stanza per prendere una sedia e posizionarla davanti all'enorme specchio da parete messo di fianco alla vasca. Lo specchio era simile ad uno di quelli che mia zia Assunta metteva nell'atrio, davanti alla porta d'ingresso, con l'intento di farti già pentire di essere un completo cesso che non si sposerà mai; maledetta vecchiaccia mi ha sempre fatto pesare di essere ancora single!

"Puoi andare avanti con la storia?!" Interviene, Elena, vogliosa di sapere altri dettagli.

Sorvolando sull'argomento "zia Assunta" (Maledetta!), presi finalmente coraggio e mi piegai per aprire la borsa e tirare fuori i primi oggetti che mi servivano per compiere il lavoro: il pettine, le forbici, il rasoio elettrico e lo spray contenente l'acqua; quando per sbaglio alzai lo sguardo per puntarlo sull'altro, rimasi congelata. Il presidente si stava togliendo la giacca, con gli occhi puntati su di me e la bocca leggermente aperta, ed io ero messa indegnamente a 90° gradi come se niente fosse. A novanta gradi, per la miseria! Da occhio esterno, quella scena poteva sembrare equivocabile a prescindere. Rossa in viso, mi drizzai immediatamente, schiarendo la voce per darmi un pochino di contegno.

La favorita del PresidenteWhere stories live. Discover now