I~ It's Quiet Uptown

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Era colpa mia, era successo tutto a causa mia, ho alzato troppo la voce e lui se n'è andato, lasciandomi da solo nell'appartamento immerso nei compiti. Ero stato io a dirgli di andarsene, ma se avessi saputo ciò che sarebbe successo lo avrei rincorso per le scale chiedendogli perdono e urlando "Per favore rimani!". Se le cose si fossero svolte in questo modo, a quest'ora non mi troverei qui a guardare una tomba fatta in marmo bianco sulla quale erano incise le seguenti parole:

John Laurens
28-10-1995 / 27-12-2020

Guardai la tomba del mio fidanzato con le lacrime, ormai mischiate alla pioggia, a rigarmi le guance. Me ne stavo fermo sotto la pioggia, senza neanche un ombrello per ripararmi. Guardai le persone presenti al funerale, molte neanche le conoscevo. A quanto pare John aveva molte più conoscenze. Non so per quanto tempo rimasi a fissare la lastra di marmo, ero troppo perso nei miei pensieri per accorgermi di quello che mi capitava intorno. Tenevo ancora lo sguardo fisso sulla lastra quando mi accorsi che le gocce di acqua non stavano più cadendo sulla mia testa, ma stavano rimbalzando su qualcosa, una mano si posò gentilmente sulla mia spalla. Girai la testa e vidi Lafayette sorridermi, ma nonostante volesse mascherarlo si vedeva che anche lui era a pezzi. Lo abbracciai e cominciai a piangere rumorosamente mentre lui con una mano mi accarezzava la testa, e con l'altra reggeva un ombrello

<<Andiamo a casa mon ami...>> mormorò con un tono accomodante, facendomi notare che ormai eravamo rimasti solo noi ed Hercules in quel cimitero. Annuii e li seguì fino all'appartamento in cui abitavamo.

Entrammo in casa e sospirai per il silenzio, la casa sembrava vuota senza di lui. Lafayette scosse l'ombrello facendo cadere sullo zerbino delle goccioline d'acqua. Hercules guardò il fidanzato poi si girò verso di me

<<Alex se vuoi parlare noi...>>disse

<<Io... Ho così tanti compiti da fare. Scusate>> la verità è che non volevo parlare con nessuno di quello che era successo, se solo avessi provato a parlare sarei scoppiato a piangere. Lo avevo visto morire su quel lettino di ospedale e se era lì era solo colpa mia.

Andai in camera mia, ma i compiti non li guardai nemmeno. Mi affacciai alla finestra, la pioggia aveva smesso di cadere e ora all'orizzonte si vedeva un bellissimo tramonto rossastro. Riuscivo quasi a immaginare John correre da un lato all'altro della stanza per procurarsi le varie tempere che gli sarebbero servite per riprodurre i bellissimi colori del crepuscolo serale. John amava disegnare ed io amavo vederlo disegnare, ma ora non poteva più farlo.
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Avevo la testa immersa nei libri dell'università. Di lì a pochi giorni avrei dovuto dare un esame e volevo essere pronto, volevo prendere 30 e lode, per dimostrare a quel Thomas Jefferson e ai suoi "tirapiedi" che nonostante non provenivo da una famiglia ricca, il mio cervello era superiore al loro.

D'un tratto John entrò in salotto <<Alex hai visto le mie tempere? Non riesco a trovarle>> chiese agitato

Non risposi

<<Alex>> mi chiamo <<Alex!>> disse più forte <<Alexander Hamilton!>> esclamò alla fine catturando la mia attenzione

<<Cosa?! Cosa c'è di così tanto importante da non poter aspettare che io finisca i compiti?!>> risposi leggermente irritato

<<Oh mi scusi tanto padrone ma anche io ho dei compiti da svolgere, sai anche nelle accademie di belle arti si studia!>> ribatté lui

It's Quiet uptown [Lams one-shot]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora