Ironico il destino

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Irene trascorse la sera ipnotizzata dal display del telefono, davanti a lei sempre la rubrica aperta e il nuovo numero salvato, semplicemente “Conte”, non sapeva come sarebbe stato opportuno salvarlo.
Ogni volta che trovava un briciolo di coraggio per cliccare sull’icona per mandare un messaggio qualcosa la fece desistere e le imponeva di mettere via il cellulare, salvo poi tirarlo fuori nuovamente e tornare a fissare la rubrica.

Sospirò esausta e si infilò sotto la doccia, si mise a letto e si addormentò col cellulare in mano.
La mattina seguente si decise e scrisse un messaggio di getto, ancora annebbiata dal sonno
<<Ciao, sono la ragazza del libro >> scrisse.

Raggiunse Clarissa in cucina per fare colazione con lei e, dopo un buon caffè, si sentì tremendamente ridicola per aver scritto: iniziò a farsi mille paranoie su come avrebbe potuto impostare meglio la frase, su quali parole sarebbero state più opportune, finché non si rese conto che era fin troppo tardi e si avviò verso la sua Università.

Dopo tre ore di lezione particolarmente intese tirò fuori il telefono: niente.
“Che scema” sussurrò tra sé e sé Irene riponendo il telefono in tasca e dirigendosi verso la mensa, dove Clarissa la stava attendendo.
“A cosa pensi?” le domandò ad un certo punto del pranzo la sua amica, attirando la sua attenzione lanciandole una mollica di pane sul viso
“Al fatto che ho l’amica più scema del mondo” rispose Irene ridendo
“Va tutto bene?”
“A meraviglia, stavo solo pensando agli esami che devo fare in questo periodo”
“Ti capisco” rispose Clarissa, e smise di farle domande.

Si separarono per tornare ognuna alla sua Facoltà quando il telefono di Irene vibrò nella tasca dei suoi jeans:

<<Buon pomeriggio, Irene>>

sorrise nel constatare che lui si ricordasse il suo nome, rimase ferma in mezzo alla via a fissare il cellulare senza sapere cosa rispondere, ma lui la anticipò:

<<Mi tolga una curiosità, lei studia all’Università di Legge vicino Palazzo Chigi?>>

<<Sì>>

<<Ironico il destino, ci vediamo presto, ma non stasera temo. Ho molto lavoro arretrato. Mi raccomando studi il mio libro>>

<<Sarà fatto>>  rispose Irene col sorriso stampato sul volto.

Le lezioni del pomeriggio trascorsero serenamente, quasi le scivolarono addosso per quanto era persa nel suo mondo.
Uscendo dal palazzo notò diverse persone radunate attorno alla bacheca degli avvisi, ma passò oltre perché voleva tornare a casa in fretta.

La mattina seguente, una volta giunta in sede, si rese conto che c’era una calca incredibile di studenti, polizia e altre centinaia di persone, inizialmente spaventata corse verso Martina, una sua collega “Marti, ma che sta succedendo? Perché c’è la polizia e..” si interruppe notando che era anche pieno di giornalisti e temette sinceramente il peggio “Ma come perché?!” rispose Martina guardandola con gli occhi strabuzzati “Cioè tu vuoi dirmi” continuò la sua amica “Che non sai cosa succede oggi?”, Irene scosse la testa “Ma santo cielo!” esclamò Martina quasi forandole un timpano “Oggi Giuseppe Conte tiene una lezione in facoltà per i laureandi in Giurisprudenza! Avremo l’ occasione di fare lezione col Presidente del Consiglio, ti rendi conto?!”

Irene sbiancò e l’ amica parve soddisfatta della sua reazione, Irene cominciò a cercarlo in mezzo alla folla di giornalisti, poliziotti e curiosi che si era formata attorno all’edificio mentre Martina la rimproverava di non essere abbastanza attenta alle mail dell’Ateneo e altri discorsi simili.
Si riprese dalla sua ansiosa ricerca del Presidente quando Martina le strattonò il braccio “Ehi Irene dobbiamo entrare, la lezione sta per iniziare e voglio assolutamente avere i posti in prima fila!”.

Nonostante la grande calca fuori dall’edificio, fu permesso solo al Rettore, ai docenti e agli studenti dell’ultimo anno di accedere, chiuse le porti fuori ancora un gran clamore di persone che si accalcavano.
Irene e Martina riuscirono a prendere dei posti con una visuale abbastanza buona “Sono così ansiosa!” ripeteva Martina ogni dieci secondi senza riuscire a stare ferma “Tu non sei ansiosa, Irene?!” “Sì, sì” rispondeva Irene senza prestare attenzione alla sua collega. Ad un certo punto fuori il rumore aumentò, i migliaia di scatti delle macchine fotografiche erano distinguibili anche da dentro l’ aula, un vociare sempre più sommesso accompagnò l’ entrata del Premier.
“Buongiorno ragazzi” disse lui accompagnando la frase del suo sorriso limpido, Irene trattene il respiro.

Mr President in love || Giuseppe ConteWhere stories live. Discover now