4- La novellina non dimenticava.

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Quando i primi raggi del mattino mi colpiscono il viso, grugnisco malamente.

Nei film le ragazze si svegliano sempre con un sorriso irritante stampato in faccia, con i capelli acconciati, e il sole che illumina la loro pelle perfetta.

Io mi sveglio imprecando, chiudendo le tende per evitare di rimanere cieca per via dei raggi solari, e con il trucco ancora sbavato della sera prima.

Guardo accigliata la piccola sveglia accanto al mio letto, un po' rotta per tutte le volte che la mia rabbia ha preso il sopravvento su di lei.

In pochi secondi mi ricordo che giorno è, e cosa ho scoperto la notte prima.

Sbuffo infastidita da tutta quella situazione.

Quei due tizi mi odiano e non so neanche lontanamente il motivo per la quale mi vogliono ferire, ma non mortalmente.

Vogliono usarmi per qualche loro scopo personale, a me totalmente sconosciuto.

Alan la sera prima aveva parlato di un lui, ma non capisco a chi si riferisse.

«Principessina, alza il tuo culo immediatamente o sfondo la porta!» sento la voce euforica di Cole che sbatte insistentemente le sue nocche contro la mia porta.

«Non lo sopporto più» mormoro assonnata mentre mi trascino davanti la porta.

La apro e mi ritrovo il suo sorriso radioso a illuminarmi.

«Oggi è il grande giorno» dice entusiasta.

Lo guardo accigliata e con l'espressione ancora assonnata, non mi sarei stupita se, guardandomi allo specchio, avrei visto la forma del cuscino stampata sulla mia guancia.

«Lo dici come se mi stessi sposando» rispondo perplessa.

«Questo è meglio di un matrimonio».

Mi fa un occhiolino che mi lascia interdetta ed entra tranquillamente dentro la mia stanza, sorpassandomi.

Mi volto e lo vedo guardare il muro accigliato, proprio sul punto dove la sera prima il mio istinto ha preso il sopravvento.

«Non è nulla» lo tranquillizzo mettendogli una mano sulla sua spalla, che tolgo dopo qualche istante.

I suoi occhi percorrono la mia figura per intero e scattano immediatamente sulla mia mano ferita.

«Cazzo, Neith» la prende tra le sue mani. «Devi controllarti.»

Annuisco irrigidita da quel contatto così ravvicinato.

Ritiro la mia mano fingendo di dovermi aggiustare i capelli e faccio un sorriso forzato.

Non voglio mostrarmi fragile, la sera prima avevo avuto un crollo, ma non posso permettermi di averne troppi, non quando ho altre priorità.

«Sentire le parole di Ivan e Alan mi aiuterà oggi» esordisco mentre cerco una delle tante tute nel mio armadio.

«Cosa intendi?»

Mi volto a guardarlo e gli faccio un sorriso eloquente, «Intendo che la rabbia che mi hanno fatto accumulare, verrà fuori nel momento giusto, proprio oggi.»

Cole, seduto sul mio letto, scuote la testa mantenendo un sorriso sul suo viso.

«D'accordo» dice. «Ma non ucciderlo, sai che non puoi.»

Aggrotto le sopracciglia, «Non lo avrei fatto comunque, devo capire di chi parlavano ieri sera, e me lo diranno loro stessi.»

«Però non ti prometto nulla» sussurro dopo qualche secondo, sperando che Cole non mi abbia sentita.

Sotto la ragioneWhere stories live. Discover now