Track 05. Self-Esteem

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Track 05. Self-Esteem (The Offsprings)

<<Così si fa Charlie!!> urlò Joe chiedendo di dargli il cinque. Io lo assecondai, non troppo entusiasta e con un sorriso perplesso. Vidi Myles prendersi la testa fra le mani e scuoterla rassegnato. Alec invece sorrise facendo "cin" con la bottiglia di birra.

<<Vedrai che andrà bene, ho questa sensazione! Farai parte dei 4-Riot!>>.

<<4-Riot?>> chiesi corrugando la fronte. Nel frattempo lo sguardo insoddisfatto di Myles non mi metteva per niente a mio agio.

<<Sì! E' il nome della band>> spiegò Joe. Effettivamente era un bel nome, molto adatto a loro, anche se non li conoscevo ancora a livello caratteriale. Capii il doppio senso di Four riot e For riot e il fatto che il numero dei membri doveva essere quattro per dare un senso al nome.

<<Credo tu mi stia dando un po' troppa fiducia Joe. Non credo che i tuoi compagni siano dello stesso parere, forse è il caso se ne parliate da soli>> suggerii. Se ci avessero ripensato, dato che Myles non sembrava per niente d'accordo, non mi sarei offesa, anzi mi sarei tolta da questo impiccio.

<<Charlie, devi lavorare un po' di più sulla tua autostima, sai? >>. Non capii cosa c'entrasse questa cosa, ma effettivamente ne avevo davvero poca. Soprattutto per quanto riguardava prendere in mano uno strumento che avevo suonato si e no due volte alle scuole medie.

<<Alec ti aiuterà, è un mostro con la chitarra e ha pazienza. Vedrai che qualcosa ne viene fuori. E poi una presenza femminile come la tua potrebbe dare quella svolta necessaria al gruppo>>. Guardai Alec e lui mi sorrise. Ero più tranquilla nel sapere che si sarebbe occupato lui di insegnarmi qualcosa e non Myles. Si vedeva che non era propenso a farlo e che non era d'accordo con l'idea di Joe. Mi sentivo giudicata e non a mio agio. Era un bravissimo cantante e se la cavava davvero bene col basso, era consapevole delle sue capacita, ma se la tirava un po' troppo.

<<Certo ragazzina! Domani ti porto la mia Squire da battaglia così puoi esercitarti quanto vuoi>> disse Alec tranquillizzandomi.

<<Io esco a fumare>>. Myles prese le sigarette dalla tasca del giubbotto e uscì scocciato senza dire nulla. Joe vide la mia faccia preoccupata e mi fece l'occhiolino.

<<Vado con lui. Alec insegnale qualcosa intanto>>disse Joe. Così rimanemmo solo io, Alec e la sua Les paul.

<<Allora Charlie, non so quale sia il tuo livello musicale, quindi cerco di partire più o meno da zero. Se non capisci qualcosa dimmelo senza problemi>> mi allungò la chitarra e io me la misi a tracolla. Cercai di stare più attenta possibile, ad occhio sembrava costosa e non volevo fare danni.

<<Okay, ti faccio vedere alcuni accordi. Iniziamo dal La, poi Si e poi Sol. Tieni il plettro>>mi disse passandomi il triangolino giallo. Io presi il manico della chitarra con la mano sinistra e il plettro con la destra. Mi sentivo particolarmente strana. Prima di allora non avrei mai considerato di suonare un strumento che non fosse il pianoforte. Non mi sentivo particolarmente in estasi nel provare quell'esperienza, anzi le mani mi tremavano un po' ed ero a disagio. Cercai di prendere un po' di confidenza con la chitarra, sentivo puzza di legno e di ferro arrugginito. Alec mi fece vedere come andava impugnato il plettro.

<<Vedi, così. Non stringere troppo e tieni le altre dita aperte e rilassate>>. Poi mi fece vedere come dovevano essere posizionate le dita sulle corde e a quali corde e tasti corrispondevano gli accordi che mi aveva indicato. Quando affondai i polpastrelli sulle corde sentii un po' di fastidio. Pensai subito che quello più che uno strumento musicale fosse uno strumento di tortura.

<<All'inizio fa un po' male, ma poi ti verranno i calli e non ci farai più caso>> disse Alec pensando di rassicurarmi. Io sbarrai gli occhi. Non avevo molta voglia di farmi venire i calli alle dita. Per fortuna mi mangiavo le unghie, perciò non ebbi problemi a provare gli accordi.

<<Perfetto, il ritmo è: giù giù su su giù>>. Alec me lo scandì battendo le mani. Per essere la prima volta mi spostai da un accordo all'altro con una certa rapidità. Gli occhi di Alec si illuminarono e mi fece subito i complimenti. Non capii perché, visto che, secondo me, avevo fatto schifo. Per raggiungere un livello pari al loro ci avrei messo anni.

Andammo avanti così per un quarto d'ora buono prima che rientrassero Joe e Myles.

<<Allora, come va?>>chiese Joe curioso.

<<E' una bravissima allieva. A occhio imparerà presto se vorrà>>. Alec era entusiasta e mi aveva fatto un sacco di complimenti.

<<Non avevo dubbi>>disse Joe mentre andava a sedersi di nuovo alla batteria. Io sorrisi appena, non ero così convinta che avrei imparato in fretta e non capivo dove trovassero tutto questo entusiasmo. Così guardai Myles, aveva l'espressione crucciata. Lui forse era l'unico realista.

Provarono altre tre quattro canzoni, ogni tanto facevano delle pause. Io rimasi in silenzio ad ascoltarli e guardarli seduta comodamente in poltrona. Quando l'aria in quel garage era ormai irrespirabile decisero di smettere e di aprire un po' la porta. Si misero a chiacchierare del più e del meno e io un po' mi sentivo fuori luogo. In più era passato ormai molto tempo da quando ero arrivata. Era ora di cena e dovevo assolutamente tornare a casa. Anche se, per assurdo, avrei preferito rimanere lì.

<<Ragazzi, io devo andare ora. Si è fatto tardi>>dissi interrompendoli <<Grazie per il pomeriggio e per la lezione di chitarra>> mi voltai verso Alec e gli feci un sorriso di gratitudine.

<<Ti aspetto domani. Vengo un'ora prima così possiamo fare una lezione completa>>mi disse lui. Io annuii semplicemente poi presi su le mie cose e lo skateboard. Con un cenno della mano li salutai e uscii dal garage. Finalmente sentii aria fresca sul viso. Poi mi resi conto che forse era un po' troppo fresca. La temperatura era scesa tantissimo e il mio respiro emetteva vapore bianco. Sfortunatamente quando arrivai al marciapiede vidi che si stava formando del ghiaccio sull'asfalto. Appoggiai lo skate a terra e ci misi il piede sopra. Le ruote slittavano troppo per i miei gusti. Rimasi qualche minuto a pensare al da farsi, ma poi valutai che forse era il caso di evitare di usarlo. Avrei dovuto camminare fino a casa.

<<Che palle!>>esclamai forse un po' troppo ad alta voce.

<<Funziona bene quel coso?>> disse una voce alle mie spalle. Mi girai di scatto e vidi Myles che stava arrivando con il basso in spalla. Nonostante il freddo sentii improvvisamente caldo. Diedi un colpo allo skate con la punta del piede e lo presi velocemente con la mano.

<<Sì, anche se in situazioni come queste è poco utile>>dissi cercando di essere simpatica. Lui mi sorrise nella penombra della strada poco illuminata. La sua auto era parcheggiata proprio davanti a me, rimasi a guardarlo mentre caricava tutto nel sedile posteriore senza sapere bene cosa dire.

<<Ciao, a domani>>dissi girandomi per andarmene.

<<Ti do un passaggio, sali!>>

Rimasi impietrita da quella pseudo domanda che sembrava più un'affermazione. Non sapevo bene se fidarmi di lui, infondo non lo conoscevo. A sensazione mi sembravano tutti e tre bravi ragazzi infondo, ma come potevo esserne certa?

<<Allora? Mi si stanno gelando le palle>>mi disse scherzosamente mentre saliva al posto del conducente. Io trattenni un sorriso e mi avviai titubante verso quella che realizzai essere una Mustang Shelby verde scuro. Infondo l'idea di farmela a piedi con il ghiaccio a terra non mi faceva impazzire.

<<Stai tranquilla non ho intenzione di importunarti>>mi tranquillizzò prima di sedersi definitivamente. Io aprii lo sportello e mi sedetti in fianco a lui appoggiando lo skate tra i miei piedi. La sua vecchia auto sapeva di fumo e i sedili in pelle non aiutavano di certo a riscaldarsi. Ad ogni respiro vedevo ancora la scia bianca. Cercai di mettermi comoda e di rilassarmi un po', ma non era facile. Myles girò la chiave nella toppa e l'auto si avviò con un rombo tipico delle vecchie auto in cui è stato manomesso qualcosa. Dopodiché l'abitacolo si inondò di musica facendomi trasalire. Quello che scoprii dopo, però, fu ancora più sconvolgente.

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