Ricongiunti

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Era un tranquillo giovedì mattina, il sole splendeva su Seattle e le persone correvano da una parte all'altra della città per andare a lavoro, chi in macchina chi sul ferry boat. Era tutto esattamente come doveva essere e gli abitanti non sembravano sentire il peso della monotonia.
Da qualche altra parte, invece, tre medici che non potevano più praticare la loro professione, assistevano a quello che succedeva sulla città, rimanendo sempre informati su ciò che accadeva ai loro amici.

«Ma la gente perché si ostina a suonare i clacson quando ci sono chilometri di coda?» Il giovane dottore non aveva mai capito perché le persone dovessero comportarsi in quel modo tutti i giorni alle ore di punta.

«Perché sono idioti, semplice. Sicuramente ci sarà qualcuno che, appena può, prenderà una scorciatoia, e qualche furbo che proverà a sorpassare la coda, prendendosi una marea di insulti dagli automobilisti in coda.»

Una giovane donna, di neanche trent'anni, se ne stava seduta, anzi spaparanzata su una poltrona girevole, mangiando delle noccioline da una ciotola accanto a lei. Il primo medico non rispose: rimase attaccato al vetro della finestra a guardare il mondo che scorreva davanti ai suoi occhi.

Proprio come aveva detto l'amica, all'improvviso una macchina svoltò a destra, prendendo una scorciatoia. Non sarebbe stato nulla di che, se su quell'auto non ci fosse stata una persona nota ai tre chirurghi.

«No. Perché è andato di lì? Se va da quella parte non arriverà prima all'aeroporto!» La voce dell'uomo si alzava di diverse ottave ogni volta che pronunciava una frase, facendo sbuffare la ragazza e il fidanzato che li aveva appena raggiunti. «Venite qui, presto!»

«Si può sapere cos'hai da urlare? Siamo a due metri da te, ci sentiamo benissimo.»

«Due auto hanno avuto un incidente. I soccorsi li hanno già portati via, ma ho l'impressione che non sia ancora finita...» Non disse esattamente cosa aveva visto, aveva paura di sbagliarsi, e lui non poteva permettersi di farlo. Per uno stupido errore commesso diversi anni prima, gli avevano affibbiato il soprannome di 007.

«George, gli incidenti accadono tutti i giorni, non c'è bisogno di agitarsi tanto.» La ragazza continuava a mangiare le sue noccioline, ignara del pericolo che avrebbe coinvolto una persona a lei cara.

George non rispose all'amica: sentiva che da un momento all'altro sarebbe successo qualcosa di grave. Era una di quelle sensazioni che non se ne va via finché non si avvera. Stava quasi per arrendersi il giovane O'Malley, quando un suono di clacson e un boato lo fece rimanere incollato al vetro.

«MERDA!»

«O'Malley, calmati... mi stai facendo venire mal di testa.» Il chirurgo più anziano dei tre stava per perdere la pazienza e tutti lì sapevano che era meglio non farlo arrabbiare: avevano dei ricordi ben precisi delle conseguenze alle sue arrabbiature.

«Dottor Sloan, se venisse qui, capirebbe perché sono così agitato.» Svogliato e sbuffando, Mark Sloan si alzò dalla poltroncina accanto alla quale era seduta Lexie e si avvicinò alla grande finestra che si affacciava sulla città di Seattle. Non appena guardò giù, il suo voltò cambiò espressione, passando dall'annoiato allo sconvolto. Spalancò gli occhi, credendo di aver preso lucciole per lanterne, ma l'orribile spettacolo era sempre lo stesso.

«No, no! Non può essere vero. Stanno arrivando i soccorsi? Come accidenti è potuto accadere?» Oramai, anche il dottor Bollore non ragionava più. Lexie si girò a guardare il fidanzato, chiedendosi cosa passasse per la testa ai due uomini.

«Mark, pure tu? Sembrate impazziti.»

«Lexie, ti prego, vieni a vedere anche tu. Si tratta di Derek.» Quelle ultime quattro parole fecero scattare qualcosa nel cervello della piccola Grey, che senza farselo ripetere una seconda volta si alzò in piedi abbandonando le sue noccioline e si avvicinò alla finestra. Le bastò vederlo caricare sull'ambulanza per farla cadere a pezzi: Meredith era con lui? I bambini stavano bene? Dove lo stavano portando? Si sarebbe salvato? Lacrime silenziose rigarono il viso della dottoressa, le stesse che aveva versato più e più volte ogni volta che qualcuno dei suoi cari non riusciva a vedere una nuova alba. Mark si accorse solo dopo qualche minuto che Lexie si era seduta per terra, spalle contro il muro e testa bassa sulle ginocchia. Si inginocchiò accanto a lei, mettendole un braccio intorno alle spalle e stringendola contro il suo corpo.

RicongiuntiWhere stories live. Discover now